La rabbia di Vienna: decidiamo noi di Tito Sansa

La rabbia di Vienna: decidiamo noi La rabbia di Vienna: decidiamo noi Schuessel: non siamo una democrazia sottosviluppata Tito Sansa vìenna La decisione prosa all'unanimità dai M Paesi dell'Unione Europea di con�gelare i contatti bilaterali con l'Au�stria so il parlilo liberalo di Jorg Haider dovessi! far parlo dol prossi�mo governo, ha avuto a Vienna l'effet�to di una bomba. Ripresisi dallo stordimento inizialo (il dicitore della radio balbettava nel leggero la noti�zia), gli austriaci hanno reagito come previsto, facendo quadralo intorno a Jòrg Haider u causa di quella che viene considerala una «intromissio�ne» della Unione Europea negli affari interni della repubblica austriaca. Lo aveva previsto ieri mattina il direttore del quotidiano «Die Presse», il quale aveva osservato: «Si ha l'impressione che i critici siano in combutta con i Freiheitlichen per provocare una intensa solidarietà tra la popolazione. Pochi in questo Pae�se, anche tra i critici del partito della libertà, sono quelli che non siano indignatiper questo tentativo di spaz�zare via i risultali di elezioni demo�cratiche». Dove sono finiti i 40 mila Intellettuali, artisti, borghesia pro�gressista che il 12 novembre protesta�rono contro Haider?, ci si domanda. Sono sparili, finora hanno taciuto, ora solidarizzano in nome della «di�gnità nazionale austriaca» per il parti�to boicottato, a causa della minaccia di mettere l'Austria in quarantena. Sorprendente, su questa linea di indignazione nazionale austriaca, è un articolo pubblicato dal quotidiano israeliano Maariv, non corto in odore di filonazismo, razzismo o antisemiti�smo. «Israele ha nel corso degli anni mantenuto buoni rapporti con i peg�giori regimi di questo dopoguerra è scritto e Jòrg Haider 6 un fanciullino a confronto con i criminali che, per curare i nostri interessi, in passa�to abbiamo appoggialo o continuiamo ad appoggiare». Incoraggiati dal favore popolare, incuranti dol minacciato isolamento dell'Austria, popolari e «liberali» han�no continuato tori i negoziati per la formazione del governo di coalizione, che secondo i loro piani dovrebbe vedere la luce giovedì. Lo ha annun�ciato il ministro degli Esteri ad inte�rim Wolfgang Schuessel e capo del partito popolare, durante una confe�renza stampa convocata d'urgenza dopo lo scoppio della «bomba» lancia�la dal Consiglio europeo. «L'Austria non è un Paese sottosvi�luppato in fatto di democrazia ha detto Schuessel con tono irritato e pertanto chiedo che gli Stati amici dell'Europa non reagiscano emotiva�mente per darci lezioni, non si basino su pregiudizi ma esprimano giudizi dopo avere visto il nostro governo, il suo programma e le sue persone». Quindi, dopo avere annunciato che parlerà per chiedere chiarimenti con il suo omologo portoghese Jaime De Game (in viaggio verso Mosca), si è lamentalo perché la decisione è stata presa «non all'unanimità, ma da 14 Paesi senza consultare noi, il quindi�cesimo membro». In ogni caso, nono�stante le minacce straniere di messa in quarantena dell'Austria, Schuessel è intenzionato a procedere imperterri�to per formare un governo insieme con il partito di Jòrg Haider. «Non mi lascerò fermare» ha detto con decisio�ne. Nel pomeriggio Haider e Schuessel erano stati ricevuti dal presidente della Repubblica Thomas Klestil per riferire sull'andamento dei loro nego�ziati. E Haider, che in mattinata a Klagenfurt aveva con arroganza e insolenza sfidato il Capo dello Stato («Con me i suoi sistemi non funziona�no», «Vada in strada a conoscere quel che di me pensa la gente»), è uscito dalla Hofburg docile e mansueto, chiedendo perdono per quel che ave�va detto poche ore prima, conferman�do ancora una volta la sua camaleon�tica volubilità, la sua inattendibilità. E' stato imprevedibile anche su un problema politico: ieri, per esempio, si è dichiarato «con entusiasmo» a favore dell'allargamento della Unio�ne Europea ali Est, che per anni aveva avversato. A mettere in guardia contro il «pericolo» Haider e è una dichiarazio�ne del parlamentare europeo dei ver�di Johannes Voggenhuber: «Haider non è né un nazista né un antisemita. E' soltanto un fascista, il suo partito è neofascista, autoritario, antiparla�mentare, coltiva il culto dell^iomo forte, aizza contro le minoranze gli artisti e gli intellettuali, gli stranieri "parassiti", considera la repubblica dell'Austria una "repubbUca di fara�butti". I Freiheitlichen sono un foco�laio di infezione». Voggenhuber ha suggerito al presi�dente Klestil di affidare l'incarico di cancelliere a una personalità indipen�dente che dopo due anni dovrebbe ritirarsi per dare l'avvio a nuove elezioni. «Se farà il governo con il partito di Haider ha preconizzato questo sarà l'ultimo atto storico del partito popolare prima della sua scomparsa». Per nulla convinti i cittadini au�striaci, che iersera hanno reagito con telefonate alla radio, alla televisione, ai giornali e attraverso Internet, di�cendosi indignati per la minaccia di isolare l'Austria. Il Presidente della Repubblica, da sempre ostile alla partecipazione del partito di Haider al governo, tace e temporeggia. Que�sta mattina si consulterà con Viktor Klima e Wolfgang Schuessel, rispetti�vamente cancelliere e vicecancelliere ad interim, per decidere il da farsi. In serata il «pomo della discordia» Jòrg Haider ha reagito alla minaccia della Unione Europea dicendosi «inor�ridito»: «Non possiamo piegarci alla pressione da fuori, alle decisioni di teste politiche calde, altrimenti pos�siamo dire addio alla democrazia». E ha comunicato che «proprio ora» è necessario che questo governo venga formato. Il leader Fpoe si dice «inorridito» dalla minaccia dei 14 partner «Non possiamo piegarci» Le consultazioni per la formazione del governo con i popolari continuano Si parla di intesa per gioved�