HARTUNG, TRIONFO DELL'INFORMALE di Guido Curto
HARTUNG, TRIONFO DELL'INFORMALE RASSEGNA ALLA GAM HARTUNG, TRIONFO DELL'INFORMALE Segni e colori posati sulla tela carpendo le emozioni dell'Oriente HANS Hartung è uno di quegli artisti che suscita nei benpensanti la fatidica frase: «Ma questo dipinto potrei farlo anch'io!». E allora provaci. Vedi un po' se è davvero cos�facile comporre un'armoniosa sinfonia di linee nere, tese e scattanti, che si stagliano come a rilievo sulla tela campita d'un caldo e soffuso color giallo dorato. Certo non è una mostra facile la retrospetti�va di Hans Hartung che si inaugura alla Galleria d'arte moderna la sera del 27 gennaio e che potrà essere visitata da marted�a domenica, dalle ore 9 alle 19 fino al 2 aprile. Nato in Germania, a Lipsia, nel 1904 e morto in Francia ad Antibes nel 1989, Hartung è stato uno dei più radicali esponenti dell'informale, la corren�te artistica che in Europa, alla metà del Novecen�to, rifiuta non solo ogni forma di realismo e surrealismo, ma abbandona definitivamente la figuratività, anche quella cubista, proponendo una astrazione assoluta, una pittura fatta soltanto di segni e di colori stesi musicalmente sulla tela. In questa scelta rivoluzionaria e per molti aspetti elitaria, difficilmente comprensibile dal grande pubblico (forse ancor oggi) Hartung è stato un precursore assoluto. Come fa notare il direttore della GAM Pier Giovanni Castagnoli, questa primogenitura la si può constatare passando in rassegna alle 140 opere in mostra, provenienti per la gran parte dalla Fondazione Hartung-Bergman di Antibes. Risalgono addirittura agli anni Venti le prime ricerche informali di Hartung, quando ancora studente all'Accademia di Belle Arti di Dresda si esercitava a fare l'astrazione, per rapide pennella�te a inchiostro nero, delle svettanti navate gotiche della cattedrale di Dresda. Seguono di l�a pochi anni i colorati acquerelli, solo in parte influenzati dalle ricerche di Kandinskij, che Hartung non ama, cos�come non condivide il razionalismo freddo del Bauhaus. La sua è un pittura più emozionale e lirica, ispirata alla spiritualità dell'estremo orien�te, al Giappone, alla elegante calligrafia degli ideogrammi. C'è una sorta di mistica Zen nei suoi lavori, la stessa presente nella Color Field Painting dallo statunitense Mark Rothko. Per comprendere appieno questa straordinaria avventura si consi�glia di leggere nel catalogo Allemandi i saggi dei curatori della mostra: Giuseppe Appella, Fabrizio D'Amico e Riccardo Passoni. Guido Curto
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