ADDIO ALLE ARMI
ADDIO ALLE ARMI NON VIOLENZA ADDIO ALLE ARMI Un laboratorio-osservatorio per la nuova cultura della pace Venerd�28 gennaio, parte un ciclo di incontri dedicati al tema della non-violenza. Organiz�zati dal Centro Studi Sereno Regis, gli appuntamenti si terranno ogni venerd�dalle 17,30 alle 19,30 in via Garibaldi 13. e si articoleranno in un laboratorio e un osserva�torio. Il laboratorio avrà due cicli: il primo sarà un'introduzione di base alla non violen�za; il secondo affronterà criticamente il luogo comune dell'immagine violenta dell'Islam. L'osservatorio ?nalizzerà conflitti, processi, eventi, scelti per la loro attualità nelle relazioni tra i popoli. Info: 011 /532.824. NEL dicembre scorso si è tenuto a Torino un Convegno sul pensiero e la figura di Aldo Capitini. Un uomo profondo, schi�vo e scomodo. Per questo utile, e profondamen�te attuale. Capitini è forse il pensatore italiano che più di ogni altro, in questo secolo, ha lavorato sul tema della «non-violenza», non solo come meto�do d'azione ma anche, e soprattutto, come forma di pensiero. Come categoria teorica e mentale. A lui si deve la diffusione nel nostro Paese del movimento dell'obiezione di coscien�za. A lui la moltiplicazione di molte comunità di base impegnate sui temi della pace e dell'autogo�verno. A lui, infine, è impossibile non guardare oggi, nella più immediata contemporaneità, nel momento in cui ci interroghiamo sul destino di un mondo sempre più unificato dal punto di vista tecnologico, economico, finanziario, ma anche sempre più diviso da dislivelli di reddito e di vita abissali, e da conflitti sanguinosi. Giunge quindi, in questo contesto, quanto mai interessante l'iniziativa del Centro Studi Sereno Regis lo stesso che aveva, appunto, promosso quel Convegno d'istituire un «Labo�ratorio della non-violenza» e un «Osservatorio Intemazionale». Due strumenti indispensabili per avviare la ricerca di metodi d'intervento nel crescente disordine mondiale, adeguati alla portata della sfida: cioè efficaci e, insieme, tali da evitare gli effetti distorti, controproducenti, aberranti derivanti dall'uso della violenza arma�ta a «fini umanitari». Se un insegnamento ci hanno offerto le più recenti esperienze belliche (nel Golfo Persico come in Somalia o nel Kosovo), questo è che la violenza impiegata in situazioni di «emergenza umanitaria» rischia, tragicamente, di moltiplicare i danni, generare nuova violenza, e accelerare la disgregazione sociale. Ma anche il pacifismo rischia di essere impotente, per mancanza di mezzi, di tecniche d'intervento, di progetti operativi: consegnato al ruolo di testimone secondario. Di qui l'impegno del nuovo pacifismo «d'ini�zio secolo» a educarsi alla non-violenza: a elaborarne non solo i valori ma i metodi d'azione, i sistemi d'organizzazione, gli stru�menti pratici; e poi a mettersi in grado di «anticipare le crisi» tenendo sotto osservazione i punti più delicati dell'orizzonte intemaziona�le, conoscendone i protagonisti, le culture «al�tre», le contraddizioni. A tare, cioè, tutto ciò che appartiene al bagaglio di una cultura della pace che non voglia essere né subalterna né di pura testimonianza, ma che intenda, al contrario, costituire una altemativa reale e realistica alla pratica devastante e (in ultima analisi) ineffica�ce della guerra. Marco Revelli
Persone citate: Aldo Capitini, Capitini, Marco Revelli, Sereno Regis
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