Tra passioni e possessioni di Sandro Cappelletto
Tra passioni e possessioni Tra passioni e possessioni QUANDO il diavolo era, anche, un problema po�litico che contrappone�va la libertà del deside�rio all'oppressione del dogma, due artisti di visionaria concre�tezza si rivolsero a un libro di Aldous Huxley, «The Devils of Loudun», apparso nel 1952, per ricrearlo con linguaggi di�versi: nascono così, uno dopo l'altra, l'opera lirica di Krzysztof Penderecki e il film di Ken Russell. I tre atti scritti dal composi�tore polacco debuttano nel giugno 1969 ad Amburgo: il libretto, in lingua tedesca e latina, è dello stesso Pendere�cki, tratto anche dal testo teatrale che John Whiting ave�va ricavato dall'origina e ro�manzo-saggio di Huxley, am�bientato attempo di un sangui�noso processo di stregoneria, celebrato nel 1634 nella citta�dina francese di Loudun. Quan�do si parla di crisi del teatro musicale contemporaneo, biso�gna certo annoverare, tra i titoli che la smentiscono, an�che «I Diavoli». Questa musica infatti pretende la scena: è dramma visivo e gestuale, indi�viduale e collettivo, e nelle sue inseparabili componenti espressive rappresenta una sfi�da artistica e produttiva per un teatro d'opera: allo numero dei protagonisti, difficoltà del�la scrittura strumentale e cora�le, necessità di una regia che sappia restituire il cuore poeti�co della vicenda senza cadere nel grand-guignol stregone�sco. Il Teatro Regio la propone nella versione originale, con gli ormai consueti sovratitoli: nei due precedenti allestimen�ti italiani si era invece preferi�to, sbagliando, tradurre il te�sto nella nostra lingua. Al tempo della creazione dei «Diavoli», Penderecki è un mu�sicista di trentasei anni. Allie�vo del Conservatorio di Craco�via, si fa conoscere all'inizio dei Sessanta con dei lavori fedeli al rigore dodecafonico della scuola di Darmstadt. Poi, nel 1966, esplode la «Passione secondo San Luca», imponente creazione sinfonica e corale, e qualcosa si incrina nelle con�vinzioni linguistiche del musi�cista, che afferma il proprio bisogno di un recupero della tradizione. E' una svolta desti�nata negli anni successivi ad affermarsi in modo sempre più evidente. Ma già all'interno della tem�perie espressiva dei «Diavoli», e dei suoi omaggi ad alcuni dei segnali tipici dell'avanguardia europea di quegli anni (suoni acutissimi degli archi, lunghe fasce sonore, parola frammnentata e declamata con furo�re), riconosciamo isole melodi�che, vere e proprie arie, duetti e concertati. Come si conviene ad una storia d'amore, quella impossibile tra suor Jeanne, badessa di un convento di Orsoline, e Urban Grandier, curato di Saint-Pierre. Lei, sin dalla visione iniziale, immagi�na passioni e possessioni: Grandier brucialo sul rogo, accusato di essere sceso a patti con Lucifero. Jeanne sublima cos�il proprio odio per il curato che ha rifiutato di di�ventare il consigliere spiritua�le delle Orsoline, e un graditis�simo ospite frequente di quel convento e della sua badessa. Scopriremo poi che quel rifiu�to non è totale: ad altre giova�ni quell'uomo di chiesa inquie�to e fascinoso rivolge le pro�prie attenzioni. Ma gli amori al riparo delle grate di un confessionale sono meno peri�colosi degli odi tra cattolici e protestanti nella Francia go�vernata dal cardinale Richelieu, dei sospetti politici che si innestano sulle rivalse sessua�li. L'opera ha diversi climax spettacolari l'interrogatorio e l'esorcismo di Jeanne con il suo improvviso mutare di regi�stro vocale, da femminile a maschile, la solenne purifica�zione del convento da Satana ai quali si contrappone la vo�ce, isolata e sconfitta, del giudi�ce Guillaume de Cerisay, con�vinto si tratti anzitutto di simulazione. Ma per Grandier, don Giovanni in saio, eppure mai amante della donna che lo desidera, le vie d'uscita si chiudono una dopo l'altra: lo attende la morte più atroce, in un realismo teatrale di ruvido impatto. Il fascino intatto dei «Diavo�li di Loudun» non risiede sol�tanto nell'imponenza della mu�sica e della vocalità, ma nel nucleo narrativo di una vicen�da che confonde e contrappo�ne piacere e menzogna, odio bigotto e perfidia politica, su�scitando emozioni radicali. Sandro Cappelletto Terese Cullen è suor Jeanne al Regio
Persone citate: Aldous Huxley, Huxley, John Whiting, Ken Russell, Penderecki, Quan, Riche, Terese Cullen, Urban Grandier
Luoghi citati: Amburgo, Craco, Francia, Saint-pierre
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