Quando nelle nostre case non c'erano stufe e sedie

Quando nelle nostre case non c'erano stufe e sedie Quando nelle nostre case non c'erano stufe e sedie RECENSIONE Marco Belpoliti URLA e schiamazzi accom�pagnano il carro che tra�sporta i beni della sposa accatastati in vario modo. Li stanno portando nella casa dove abiterà la nuova coppia. Una famiglia, una casa? Magari, ri�sponderebbe se interrogata la spo�sa, che va invece ad abitare presso la famiglia del marito, formando una di quelle che i sociologi con�temporanei chiamano le «famiglie multiple», oppure «estese», compo�ste di una o persino due decine di persone, bambini compresi. Abi�tuati a vivere in appartamenti unifamigliari, a ragionare in tennini di riscaldamento centralizzato o autonomo, ad abitare in case con cucina e cucinotto, sala, came�ra da letto degli sposi e quella dei bambini, nell'arco di una genera�zione e mezzo abbiamo perso il ricordo di cosa è stata la vita di casa dei nostri antenati. Nel Medioevo la grande mag�gioranza degli uomini e delle don�ne viveva in «case con il pavimen�to di terra battuta, talvolta cospar�so di sabbia e paglia, di forma rettangolare, spesso senza fine�stre, composte di uno o due vani, con un focolare centrale non di rado rappresentato da un semplice buco nel terreno, costruite di legno o di materiali vegetali me�scolati al fango, o ar�gilla, con il tetto di paglia e canne», come scrive Raffaella Sarti, una giovane slorica di Bressanone che ha condensato in un libro di piacevo�le e utile lettura, «Vita di casa. Abitare, mangiare, vestire nell'Eu�ropa moderna», lutto quello che si sa sulle case europee tra il 1400 e la Rivoluzione francese. Prendiamo il problema del riRECENMBel scaldamento, che noi risolviamo premendo un tasto e girando una manopola. Per arrivare dal fuoco centrale al caminetto a parete laterale, forse introdotto per la prima volta a Venezia, bisogna attendere il XII e il XIII secolo. Ma ancora alla fine del Cinquecento un viaggiatore italiano si stupisce di scoprire che nelle caso polacche si dorme vicino alla stufa su ban�coni coperti di cuscini e pellicce. La stufa non entra in Italia né in Francia e in Portogallo, dove domi�nano i caminetti, i quali scaldano male e disperdono la gran parte del calore nella cappa. La stufa di ghisa, poi, venne inventata da Franklin solo nel 1740, con gran vantaggio delle abitazioni. I vetri alle finestre arrivano nelle case italiane, in Toscana per esempio, solo verso la metà del Settecento, mentre in molte delle abitazioni rurali dell'Europa le finestre ri�mangono per necessità poco più che delle feritoie. Spesso la storia delle invenzio�ni domestiche non è solo una storia tecnica, ma necessariamen�te una storia sociale. Spostare il focolare dal centro del a stanza alla parete laterale, mettere la fiamma viva dentro la stufa facen�dola sparire alla vista, significa mutare i rapporti sociali tra i membri della stessa famiglia. La lotta contro il freddo è uno dei principali problemi della vita di casa, e questo spiega anche la centralità attribuita alletto nell'ar�redamento. Il letto è l'equivalente del caminetto e il suo possesso è un lusso. Un letto vale c[uanto una mucca. Letto significa materasso, cuscini, lenzuola e copriletto. Se per noi il letto è nella casa l'ogget�to più personale e intimo che esista, più del posto a tavola, della poltrona o del divano, dormire da soli o in due in un letto tra il '400 e il '700 è un fatto raro (anche se poi, in alcune zone dell'Italia non era esattamente così). Nelle locan�de si dorme spesso accanto a persone sconosciute, o almeno nella stessa stanza, in una promi�scuità che per le donne può risultaSIONE co liti re pericolosa. E per l'arredo non va certo meglio. Scri�ve la Sarti cho i tavoli si generalizzano solo verso la metà del Set�tecento, le sedie alla fino. Tuttavia in ogni casa c'è già da due o tre secoli almeno un cassettone. Lo storico francese Daniel Roche, in «Storia delle cose banali»», libro di notevole efficacia, dedicato al tema degli oggetti e al consumo in Occidente (abitazioni, mobili, og�getti di lusso, illuminazione, riscaldamento, vestiti, acqua, cibo, ecc.), ricorda come il Medioevo ignori !a sedia, riservata ai re e alle immagini sacre. L'uomo comu�ne siedo dappertutto: per temi, sul bordo del camino, su cuscini, panche, bauli. Ma non appena appare la sedia, nel XV secolo, che ha tre piedi e non qtiattro, e si avvicina alla tavola, inizia da parte dell'uomo comune la conqui�sta di un nuovo spazio sociale. «Ogni oggetto scrive Roche porta con sé un sapere specifico e una certa eccedenza di senso». Nel secolo dei Lumi, la diffusione della «civiltà delle buono manie�re», come l'ha definita Norbert Elias, porta alla presenza dei bic�chieri e delle posale (solo però nel 28'Ki delle famiglie), mentre per i coltelli, slrumonlo pericoloso, bi�sogna attendere ancora mezzo se�colo. Le forchetto, di origine roma�na e presenti in area bizantina, godono di maggior fortuna, ma in Svezia, sino al XIX secolo, la maggioranza dei conladini man�gia con cucchiai di legno o con te mani. Tra lo cose più interessanti che raccontano questi libri sulla sto�ria della casa e degli oggetti, c'è la formazione dell'appartamento, termine che nel Rinascimento in�dicava ancora la casa dei palazzi signorili, la serie di stanze intorno alla camera da letto in cui si raccoglieva la famiglia del proprie�tario per il proprio uso privato: anticamera, camera da letto, gabi�netto e guardaroba fornito di sca�le. Questo è il vero antenato dei nostri moderni appartamenti. Le camere dei re di Francia erano un luogo pubblico; vi dormiva un servo tutte le notti ed erano aper�te alle visite dei dignitari. Lenta�mente emerge l'esigenza di ima «vita privata», satu-atta allo sguar�do di famigli e servi. Si sviluppa uno spiccato senso del pudore, che riguarda prima di tutto le pratiche corporali, ed è il sintomo dello sviluppo di una sempre mag�gior coscienza della propria indivi�dualità separata da quella degli altri. E' questo che porta all'invenzio�ne dei corridoi, vera rivoluzione degli spazi abitativi. Fin dall'anti�chità esistevano case con corridoi, ma nelle case patrizie costruite tra il Medioevo e l'età moderna, le stanze erano una di fila all'altra, cosi che non esistevano spazi ap�partati, ma tutte le vaine parti della casa erano aperto agli sguar�di delle persone che vi vivevano o vi transitavano. Il primo corridoio moderno fu progettato nel 1597 in Inghilterra, ma ancora nel 1728 una casa con corridoio dove si affacciavano tutte le stanze, era considerala nel medesimo paese una vera novità. La casa moderna nasce con l'allonlanamonio della servitù, la sua segregazione in parti basse o alle della casa, e dalla separazione dolio stanze pri�vale dal resto dell'abitazione. La prima è la stanza da letto, dove il dormire e il fare l'amore diventa�no attività intimo. Il rapporto domestici padroni è la misura effettiva dell'esistenza o meno di una vita privala. La nascita delle «barriere» in�terne è il segnale inequivocabile della fine della «famiglia», intesa come struttura economica e socia�le allargata. Le attività dol mangia�re e del vestire sono sempre più sottoposte a processi di individua�zione, legali anche alle pratiche igieniclio. Il bagno è un fallo raro. Persino i re in Europa si lavano non più di due o tre volte nella vita, e spesso solo por ragioni rituali. La biancheria si diffondo a partire dal Cinquecento, quando tramonta la concezione «asciutta» della pulizia personale. Nel 1750 solo il 696 dei palazzi privali parigi�ni è dolalo di bagno. 11 principale capo di biancheria non sono lo mutande oggi chi ci rimmeorobbe? -, bonsi la camicia. F non solo nelle classi alte, ma anche tra i conladini. Le camicie si cambiano raramente: colli e polsini r.i stacca�no e possono essere lavati a sé; la camicia resta nascosta sotto gli abili. E' questa la civiltà del rat�toppo, dol rammendo, del riuso, del continuo bricolage, come ricor�da Roche. Con un'opera storica davvero singolare nell'impianto e nella scritlura, «Storia intima dell'uma�nità», Theodore Zeldin, storico inglese che insegna a Oxford, ha cercato di dar forma a una storia ufficiosa di questi stessi secoli, una storia di quei sentimenti ed emozioni fantasmi dell'immagi�nario, li definisce che cost ituiscono il paesaggio occulto di queste trasfonnazioni: la solitudine, l'amicizia, la curiosità, la compas�sione, ecc. In questo mondo di scarsità e miseria, le donne, taglia le fuori dalla proprietà immobilia�re, incaricale della conservazione e dell'uso degli oggetti, finiscono per «sviluppare con le cose un rapporto diverso, più coinvolgen�te e individuale». E' forse questo, si domanda Raffaella Sarti, che una volta entrali nell'epoca dell abbondanza, lo dispone a diventa�re le consumatrici per eccellenza? Quando una massa di oggetti per�sonali diventa disponibile, le fami�glie si riducono nel numero dei componenti e gli spazi delle case crescono, la donna pare identifi�carsi sempre più con l'acquirenteraodello cui si rivolge la pubblici�tà martellante dei mass-media. Che sia questo uno degli approdi necessari del nuovo sistema di «vita di casa»? E che cosa sono oggi le nostre case, dal punto di vista simbolico: tane, rifugi, o piuttosto il variegato prolunga�mento delle nostre personalità multiple? COM'E' CAMBIATO DAL MEDIOEVO A OGGI IL MODO DI ABITARE: GLI OGGETTI DOMESTICI CHE CI HANNO MODIFICATO LA VITA, CI HAN FATTO SCOPRIRE L'INTIMITÀ' L'uso del letto singolo, cos�come il bagno, si diffonde soltanto dopo il 700, quando l'appartamento comincia a dividersi con i corridoi e si separano le camere, si allontanano i domestici si pongono «barriere» che rendono possibile solitudine e «privato» Finisce la famiglia allargata nasce la «tana» moderna Case di contadini nel Ravennate e a Pieve di Sant'Andrea (Bologna): le immagini risalgono agli Anni Cinquanta Rosella Sarti Vita di casa Laterza, pp. 356, L. 38.000 Daniel RocheStoria delle cose banali, trit. di Maddalena Cannarla Editori Riuniti pp. 365,L 35.000 TheodoreZeldin Storia intima dell'umanità,fr ;(. di Bianca Lazzaro Donzelli, pp.465,L 60.000 SAGGI