Europei, terribili smemorati di Barbara Spinelli

Europei, terribili smemorati La vicenda austriaca ripropone le tragiche debolezze di un continente Europei, terribili smemorati SEGUE DAILA PRIMA PAGINA Barbara Spinelli LE idee e le parole del neofa�scista austriaco si insediano nei cervelli, disinvolte. Era fatale, necessario, dunque quel che accade deve avere una sua razionalità. L'Europa, divenuta commentatrice di se stessa, ras�segna mentalmente le dimissio�ni. Hanno rassegnato le dimissio�ni i due partiti democratici in Austria, che governavano insie�me e che hanno divorziato per qualche quisquilia, per qualche protesta un po' aspra dei sindaca�ti, perché questo o quel ministe�ro non era stato attribuito secon�do gli accordi, perché hanno vin�to piccole smisurate ambizioni: in particolare quella del popolare Schùssel, annoiato di non esser mai cancelliere. Angusti calcoli di emporio insomma, e nessun senso dell'emergenza, nessun ri�cordo delle parole che Haider ha detto. Parole di omaggio alle convinzioni forti delle SS, o di elogio della politica dell'occupa�zione di Hitler. La nascita della Repubblica nel dopoguerra fu chiamata un "aborto". I campi di concentramento furono ribattez�zati "campi disciplinari". Di re�cente, i medici di colore furono chiamali "assassini dei nostri figli". L'allargamento-riunificazione dell'Europa fu definito "di�chiarazione di guerra contro l'Au�stria". Un esauriente vocabola�rio si è volatilizzato, nelle memo�rie dei Popolari. Haider ha vinto alle urne. E' naturale negoziare con lui un patto di govemo. Ma è l'Europa intera die rasse�gna le dimissioni. E' quest'ulti�ma che sènza accorgersene, pia�no piano, sta assumendo le sem�bianze di una grande, indifferen�te, immemore Austria. Thomas Bernhard, che descrive ima na�zione dove non esiste orinai nient'altro che il teatro, nient'altro che un ampio palcoscenico, e "tutti attendono ansiosi il gran regista che verrà, verrà e ci trasci�nerà tutti nel baratro" : non parla solo dell'Austria, ma del conti�nente. Un continente che sembra aver dimenticalo ogni cosa di sé, nel decennio che lo separa dalla caduta del Muro: non solo i valori, come si usa dire, ma le azioni politiche che hanno fonda�lo l'odierna l'Unione europea. Ha scordato il passalo antifascista, e con estrema naturalezza si prepa�ra adesso ad accogliere nel pro�prio seno un ammiratore del Fùhrer. Ha completamente di�menticato la saggezza della deco�lonizzazione, e oggi approva di fatto l'ultima guerra coloniale del secolo, nel Caucaso del Nord. Anche questo, anche l'ascesa di Vladimir Putin che come Hitler ji occasione dell'incendio del Reichsta^ orchestra gli attentali ter�roristi in Russia per poter annien�tare e svuotare la Cecenia: è un evento naturale, con cui bisogna conciliarsi. Si giudicherà Putin in Russia.o Lukashenko in Bielorus�sia, "sulla base dei programmi". Dei programmi economici, ovvia�mente: delle privatizzazioni, del�la moneta. Della compatibilità con l'Europa: una locuzione sem�pre più arcana. I crimini, le viola�zioni dei diritti dell'uomo, gli omaggi a Hitler o Stalin, hanno a che vedere con la politica e la storia: e l'Europa, se si esclude l'atto di coraggio in Kosovo, non sa più bene quel che sia né l'ima, né l'altra. D'altronde i tiranni sono in genere furbi: nessuno di loro inserirà nei programmi l'in�tenzione di violare i diritti del�l'uomo. Quel che resta, è l'infinita, insanabile paura fascmazione che l'Europa sente per i despoti, o per l'uomo energico, forte, che alzi la voce. Anche la vicenda dei fuggitivi nordcoreani è ir questi giorni istruttiva. Sono centinaia di migliaia di affamati in fuga versola Cina tra 1 e 3 milioni e Pechino vuole rispedirli a Pyong�yang, dove morte sicura li atten�de. Il risultato è che 30.000 nor�dcoreani vivono un'inaudita mi�seria alla frontiera con la Cina, nei ghiacci d'inverno. Nessuno si muove, nessuna missione umanitaria europea. per soccorrere le vittime di totalitarismi ancora ben reali. La memoria del comuni^no e della guerra fredda, su cui l'Unione si fonda, è totalmente evaporata anche in questo ca�so. Le dimissioni mentali dei Popolari austriaci sono eviden�ti. Ma non meno visibili sono quelle della socialdemocrazia. Socialdemocrazia che ha sem�pre patteggiato con i postnazisti, sin dai tempi di Kreisky che nel '70 mercanteggiò con un ex SS, Friedrich Peter capo dei Liberali, pur di restare al pote�re. Socialdemocrazia che mo�strò la massima irritazione, quando cadde il muro di Berli�no e le frontiere finalmente si aprirono. Più della metà degli elettori di Haider sono sociali�sti, e nelle settimane scorse Klima tentò i negoziati in cui oggi è impegnato Schùssel. Nel suo premonitore Heldenplatz, Bernhard insiste sull'antisemitismo che perdura immutalo in Austria, accanto alla xenofo�bia, ed è specialmente duro con i socialisti. Anche la socialdemocrazia europea sembra aver dimentica�to se stessa, nonché la storia. Lo si è visto in Germania, mentre la Cdu precipitava negli scanda�li. Un dirigente non irrilevante della Spd, il capo gruppo parla�mentare Peter Slruck, giunse sino a dichiarare, su La Stam�pa, che si può fare benissimo a meno della Democrazia cristia�na, come in Italia: "Se la Cdu dovesse dissolversi, una parte dei suoi voti potrebbe migrare verso l'estrema destra. Tocche�rebbe a noi, ai Verdi e ai liberali della Fdp, ridurre questo perico�lo". E' un antico sogno della socialdemocrazia e della sini�stra: avere come unici awersari i neofascisti, competere con una destra affatto demente o estrema, nell'illusione di mante�nere il coniando per sempre. In genere la sinistra finisce con l'essere divorata, perché la de�menza o restreir.is-no non so�gnano, ma si occupano attivamenle anche se populisticamen�te della realtà. E la realtà, come si sa, divora i sogni. Divora innanzitutto chi per�de la memoria,e dà volontaria�mente le dimissioni. E' a quel punto che essa si presenta co�me una legge naturale, non modificabiledall'arbitrio, e per�fettamente adatta all'irresislibile ascesa di uomini come Haider. In quest'arte della smemoratezza e delle dimissioni l'Austria è stata maestra sen�tendosi sempre vittima e mai personalmente responsabile della propria storia, colpevoliz�zando sempre la sola Germania e mai se stessa a cominciare • dal '45. E' un'arte dell'irrespon�sabilità e dell'escamotage che Vienna sta insegnando, sdenzio..auu'nt e e celatamente, a tutti noi europei. drà lunedi, quando le due delega�ni di negoziatori riprenderanno rattative, se esiste la possibilità rovare soluzioni di compromes�per formare il governo. Haider non si cura di quel che à, concede interviste a destra e a nca contrattaccando le critiche. blocco dell'immigra�zione, addirittura sotto la presi�denza del so�cialista Mit�terrand. Io penso che la nostra bilita l'Ue er fermarlo» cato il ministro degli Esteri ni: per giudicare situazione Vienna obbiamo pettan ente ti Joerg Haider in un disegno di Ettore Viola