«No al lager di Stato», guerriglia a Milano

«No al lager di Stato», guerriglia a Milano «No al lager di Stato», guerriglia a Milano Il Viminale: chiuderemo il centro di espulsione degli immigrati Brunella Giovata MILANO Un uomo solo, nudo, affronta la barriera di poliziotti in temila antisommossa, visiera abbassala e manganelli sguainati. Potrebbe es�sere Berkeley, California, una vec�chia foto degli anni del Vietnam. E' Milano, quartiere Ortica, ieri pomeriggio: un flash della manifestazio�ne per chiedere la cliiusura del centro di raccolta immigrati. «Un lager», urlano i 10 mila del corteo che dal centro ha raggiunto via Gorelli. Centri sociali pronti alla guerriglia, Leonkavallo in lesta, ma anche Rifondazione, Verdi, Umanisti, gli anarchici della Ghisolfa, e altre forze della sinistra e del sindacato, e anche gente qualun�que che ha marcialo per 8 chilome�tri fino alla periferia Est, chiedendo di abbattere «i muri della vergo�gna». «Una manifestazione pacifica», si diceva al conceniramenlo ai ba�stioni di porta Venezia. Ma è finita con ima carica di polizia, bolle, lancio di lacrimogeni, u una trattativa lunga lut�to un pomeriggio per ot�tenere infine di visitare in delegazione il centro di espulsione di via Corelli. Non è bastala la nolizia della decisione del ministrò dell'Interno di cliiudere il campo per immigrati. «Si va avanti lo slesso». Da Roma arri�va il comunicalo del Vi�minale, «verranno effet�tuali gli interventi neces�sari per assicurare ai cit�tadini extracomunitari ospiti dei centri, condi�zioni di vita rispettose della dignità umana e per garantire adeguati standard di sicurezza se�condo quanto previsto dalla legge sull'immigra�zione e dai principi del nostro ordinamento». «Non ci basta», è la rispo�sta dei centri sociali, «vogliamo entrare nel lager di Stato». Si parte, allora. Alla testa del corteo uno striscione con i nomi d�Mohamed, Snudi, Mounai e Arfaoui, gli extracomunitari morti nel�l'incendio del centro di accoglienza di Trapani. Lo striscione è retto dai parlamentari verdi Luigi Manconi («questi centri sono anticostituzio�nali») e Paolo Cento, dall'attrice Leila Costa, da Sergio Cusani, che elice «via Gorelli ò più indecente di un carcere». E poi Carlo Monguzzi, Umberto Gay, l'animalista Apuz�zo, e don Vitaliano, parroco di Avel�lino, già arrestato durante lo sgom�bero di un altro centro sociale. Un prete giovane, in tonaca lunga e zainetto, elmetto da minatore, cel�lulare nella mano destra e mezzo limone «l'unico rimedio anti-lacromogeno» nella sinistra. Dice: «Io ospito u-e famiglie di extraco�munitari con decreto di espulsione. Ho scritto a Violante e a Mcincino, "veniteli a prendere, io non ve li consegnerò mai"». Marcia e spiega: «Facciamo la disobbedienza civile. Il primo a farla e slato Gesù Cristo, che ha messo in gioco il suo corpo. Noi manifestiamo pacificamente, non abbiamo fucili, non siamo ar�mali. Ci difenderemo, questo sì, da loro». «Loro», cioè mille tra carabinieri e poliziotti, guidali da Lucio Carluccio, capo della Digos. «Andate a lavorare», gridano i ragazzi e le ragazze del Leonkavallo e dei cen�tri sociali del Nord-Esl ai coetanei che hanno già abbassato la visiera. Viale Regina Giovanna, viale Giu�stiniano, viale Aronne, la periferia si avvicina, sullo sfondo si comin�ciano a vedere gli ultimi palazzoni prima della ferrovia e della tangen�ziale. Dopo i parlamentari e gli striscioni, avanza il camion dei centri sociali, musica forte, slogan tipo «liberiamo i corpi dei reclusi», un centinaio di persone in tenuta da combattimento, maschere anti�gas, elmetto da metalmeccanico o casco integrale, tuta bianca, giubIn 10polizi lacr«delea entInsiemespondei Veanarc«No a botti di salvataggio e armature da giocatori di football americano per proteggersi dai manganelli. Anni non ce ne sono. Bastoni e mazze, nenuneno. Ci sono sbarramenti mo�bili falli con camere d'aria da ca�mion, ima specie di «testuggine» da legione romana. Ginocchiere e gomiliere fatte con la gommapiuma. Si comballerà in difesa, dicono. Al cavalcavia Buccari, 700 me�tri dall'ingresso di via Gorelli, il corteo si ferma e fronteggia la ixilizia. Nunzio, da Padova, decide di sfidare il cordone e si spoglia, via il maglione, via jeans e mutande, nudo come un venne cammina incontro itila prima linea degli iigenli. Ma siamo a Milano, la sfida pacifista non funziona. Viene ag�guantato e convinto a rivestirsi, «non fosse che per il freddo che fa», e lui risponde «ci rivedremo a Pado�va». La Digos manda a dire che «oltre il civico 17 di via Tucidide non si passa». Parte la trattativa con Daniele Farina del Leonkaval�lo e Lucat Casarin, Noitlest. Ma qualcosa non fimziona. Lo scontro arriva puntuale, tulio previsto, la carica e le manganeliale, i ragazzi in tuta bianca e elmetto che mena�no, le danno e le prendono. Dal cavalcavia della femwia partono le prime rallìche di lacrimogeni (66, a conti fatti). «Siete pazzi, siete dei bastardi», urlano dal corteo. Si tossisce e si piange, i limoni non bastano contro i razzolìi antisómmossa. Riparte la trattativa, quando or�mai è buio fallo, la nebbia comin�cia a calare e laggiù, sulla tangen�ziale Est, migliaia di aulomobLlisli in coda (4 chilometri I si domanda�no cosa diavolo sta succedendo all'Ortica. «Cinquanta gli ammessi, a gnippi di 10, e solo se muniti di carta d'identità», dice la Digos. Par�ie il primo gruppetto, in fila davan�ti al cancello per visitare gli Abdullah e i Mohamed «reclusi nel lager di SUilo». Gli altri indietro, «compa�gni, questa è unii viiioria, torniamo verso il centro città». E la battaglia di via Corelli finisce così. In 10 mila sfidano la polizia, che risponde con i lacrimogeni. Poi, una «delegazione» riesce a entrare in Via Gorelli x Insieme con i leonkavallini esponenti di Rifondazione, dei Verdi, degli Umanisti, anarchici e sindacalisti «No ai muri della vergogna» Le regole L& In offesa del rimpatrio a ogni immigrato viene notificato il provvedimento di espulsione ^ E' riconosciuto " il diritto di essere assistiti da un difensore di fiducia o d'ufficio e in caso di allontanamento dal centro la misura sarà ripristinata con l'ausilio della forza pubblica OTORINO 9 ^MILANO DOVE SONO I CENTRI DI ACCOGLIENZA CATANIA FONTANAROSSA TERMINI IMERESE TRAPANI » 4 -RAGUSA igk I tempi sono quelli stabiliti dalla legge (20 giorni prorogabili di 10) g* Devono essere ~ garantiti libertà di colloquio all'interno e con visitatori esterni, di corrispondenza, anche telefonica, e i diritti fondamentali dello persona ^ Possono accedere al centro familiari, conviventi, difensori, ministri di culto, membri di associazioni autorizzate mediante convenzioni I U d dl d Ml dl dlFp Uno dei momenli degli scontri di ieri a Milano tra giovani dei centri sociali e agenti di polizia