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«Al sanatorio del mercato unico» «Al sanatorio del mercato unico» La feroce satira del direttore di Harper's corrispondente dà WASHINGTON E poi chi sono questi sacer�doti dell'economia globale che convergono ogni unno su questo paesino nelle alpi sviz�zere per celebrare insieme il rito davosiano? Chi li ha nominati? Cosa s'illudono di combinare al di là delle chiacchere, dei cocktail e dello cenetle riservate per l'elite dell'elite dell'elite? Lewis Lapham, direttore storico del mensile Harper's e fine satirico, cerca di venir�ne a capi» nel suo nuovo libricino (The Agony of Mammon: the imperiai global Economy explains itsolf lo the memborship, odilo dalla Ver�so) 84 pagine in cui l'autore si prende beffa con gusto della presunzione dei nuovi plutocrati dell'era globale. A Davos sbarcano in gene�re almeno un migliaio di oxecutives che rappresenta�no aziende il cui valore di 6 mila miliardi di dollari ci informa Lapham, un patito delle statistiche supera quello di tutti gli stati del�l'Orni. Ognuno di loro ha pagato 20 mila dollari per assistere allo show cui parte�cipano cinquecento politici che arrivano in jet da tutte le parli del mondo e altrettanti intellettuali, che di solito arrivano in treno. Quest'an�no nemmeno Bill Clinton, ormai agli sgoccioli della sua presidenza, ha intenzione di perdersi lo spettacolo. Lapham ovviamente non dimentica che Thomas Mann ambientò il suo grande ro�manzo «La montagna magi�ca» proprio in un sanatorio a Davos. E in un certo senso anche i leader dell'economia globale che accorrono ogni anno per parlarsi dei mali del mondo (ma soprattutto per vedere e farsi vedere) avreb�bero bisogno fa capire l'auloro di ripulirsi i polmoni dallo chiacchere eccessive. Non è possibile tracciare paralleli tra il mondo dram�matico creato da Mann e il moderno «sanatorium» costi�tuito dal convegno di Davos, conclude Lapham con ironia. Piuttosto, lo spettacolo gli ricorda una di quelle comme�die germaniche del Medioe�vo come «L'Agonia di Mammon», per l'appunto, di sce�na all'Oberammergau. [a.d.r.l