Lichacev racconta la sua Russia, la pazienza che ha resistito ai gulag

Lichacev racconta la sua Russia, la pazienza che ha resistito ai gulag Lichacev racconta la sua Russia, la pazienza che ha resistito ai gulag QUELLO di Dmitrij Sergcevic Lichacev (da pronunciar�si Lichaciòf), probabilmente il più grande medievista rus�so, è stillo indubbiamente un «seco�lo lungo», per riprendere, ribaltantlolu, la definizione del Novecento elaborata da E, Hobsbawm. La sua parabola comincia infalli nel 1906, nella migliore delle Russie possibili, ([nella dell'inteUigenci/a pietroburghese, passa attraverso l'arresto e la detenzione nel gelido Gulag delle Isole Solovki (1927-1931), va poi dispiegandosi a poco a poco fino ai massimi gradi della più prestigiosa istituzione scientifica (l'Accademia delle Scienze) di uno Stato sovietico dedito invece alla «mortificazione dell'intelletto», e termina infine nel settembre del 1999 dopo la caduta del comunismo, il ripristino delle libertà fondamentali, la rinominazione dell'amala San Pietroburgo. I suoi ricordi, pubblicali tla Ei�naudi col titolo La mia Russia, fanno conoscere cosa c'è dietro l'au�tore di studi fondamentali, amin fa innovativi, di ricerche fini e sugge�stive nella loro esemplarità; la Poeti�ca della letteratura russa antica ( 1967), la Tekstologija 11962; dedica�lo all'intricatissima questione della edizione dei testi antichi in una tradizione, quella slava, «mobile», aperta, assai vicino a quella folcloricai, il Mondo del riso nell'antica Russia (1976), le Radici dell'arte russa e la Poesia dei giardini (questi ultimi due tradotti anche in italia�no, nel 1991 e nel 1996). Questi ricordi, né potrebbe esse�re altrimenti, sono dolorosi: oltre 140 pagine sono dedicate al lager delle Solovki, alla sorte dei detenuti, dei nume�rosissimi bambini sen�za famiglia, alla vergo�gnosa visita di M. Gor'kij, alle fucilazioni di massa del 1929; al�tre 60 dense pagine rac�contano pur sobria�mente del tremendo assedio di Le�ningrado, del degrado morale che l'accompagnò, degli atti di eroismo non meno rari; quanto alla lunghis�sima attività scientifica, Lichacev tace umilmente tutti i suoi niorili e i suoi successi, soffermandosi unica�mente sul rituale delle «stroncatu�re» organizzale, «parte di un pro�gramma premeditato di annienta�mento del lìono». E tuttavia, di fronte a questa storia russa sempre RECENGiuC dolente si erge a folla la Russia che ha resistito, che è andata alla ricer�ca dello proprie radici culturali, cho ha coltivalo li; proprie tradizioni, armata di pazienza, di solidarietà, di fortezza morale. La pazienza, l'arte di asseconda�re la storia sembrerebbe qualcosa di tipicamonte russo, la virtù che in Guerra e pace il generalo Kutuzov contrappone vittoriosamente al va�no volontarismo napoleonico, In Lichacev la pazienza è diversa, più vicina a quella di Solzenicyn (col tinaie peraltro egli collaborò, come ci informa il libro, fornendogli i materiali sulle Solovki por il suo Arcipelago Gulag): è pazienza «provSIONE ppe ni videnziale», grata per il prodigio di essere scampato al lager, ca�pacità di adattarsi e di utilizzare al meglio il tempo, il lavoro an�che tinello forzato. Tull'altro che rassegnala, questa pazienza ò l'in�gegnosità di trovare, tra le infinite pieghe e smagliature di un regimo solo apparentemente monolitico, la via per salvare dignità e intelligen�za, per dar vita addirittura a un museo e a un teatro del lager il Solteatr -, per creare una Colonia infantile per detenuti minorenni attraverso cui aiutare centinaia di giovani disadattali. La dura scuola (lei lager, la scaltra pazienza li collaudala insegneranno all'autore, una volta ripreso il lavoro scientifi�co, la capacità di rispeltare formalmonto lo imposizioni del regimo totalitario (le citazioni dai testi sa�cri tli Engels, per esempio), svuotan�dole dal tli dentro, piegandole al proprio uso e tracciando cosi un sentiero percorribile da altri, onnai al riparo dell'accademico Lichacev. Una buona parte tli questi ricor�di sono rivolti alla vita dei circoli culturali nissi del Primo Novecen�to, all'«arte convorsatoria russa», ai «conversari russi fino a mezzanot�te» in cui l'autore andò formando la sua «concezione del mondo» (che Lichocov dislingue dall'«ideologia»), Il senso di «comunità cultura�le», di relazioni vive e calde, è uno degli aspetti che la Russia ha mante�nuto anche in piena epoca sovieti�ca, una carallerislica particolar�mente sentita da noi occidentali. Ma l'accorta pazienza e il senso di «comunità culturale» devono po�ter conlare su di una salda moralità e su di una contestuale rigorosa ricostruzione del vero storico. Il capitolo tietlicato al Terrore rosso affronta un tema fondamentale sot�to questo riguardo: «Uno degli scopi dello mie memorie e di dissipare la leggenda che vuole che il periodo più crudele dolio repressioni rosse sia slato il 1936-37. A mio avviso in futuro le statistiche dimostreranno che ondate di arresti, esecuzioni e deportazioni si abbatterono sull'Urss sin dall' inizio del 1918, ancor prima della proclamazione ufficiale del "terrore rosso"». Di fronte alla furia rivoluziona�ria che sterminava uomini, memo�rie e pezzi di storia, «con un senso di pietà mista a tristezza spiega Lichacev noi 1923 cominciai a dedicarmi alla letteratura russa an�tica e all'arte anticorussa. Volevo serbare memoria della Russia come un figlio che, al capezzale della madre morente, desidera imprimer�sene l'immagino nella memoria; vo�levo collezionarne le immagini por mostrarle agli amici, e raccontare la grandezza della sua vita tla martire. In sostanza i miei libri sono delle messe "in suffragio"». Ecco: un'altra biografia che il regime sovietico aveva pubblicalo con ampie lacune, ora si completa. Dietro lo studioso pacato e profon�do, le cui idee vanno peraltro discus�so con altrettanta pacatezza e pro�fondità, si erge un uomo forte, i cui libri esprimono quello che egli stes�so chiama «l'amore-piefas-» por la sua terra. DA TOLSTOJ A SOLZENICYN, ELOGIO DI UNA VIRTÙ' POPOLARE: ASSECONDARE LA STORIA CONFIDANDO NELLA PROVVIDENZA, CONSERVARE DIGNITÀ' E LABORIOSITÀ' NELLE PROVE PIÙ' DURE li grande medievista fu arrestato e detenuto nei lager delle isole Solovki dal 1927 al 1931 Ora ripercorre il secolo del «terrore rosso»: sostiene che le deportazioni iniziarono prima di Stalin fin dal 1918 I miei libri, scrive, sono messe in suffragio per la mia patria Dmitrij Scrgoevic Lichacev. La sua parabola comincia nel 1906, nella migliore delle Russie possibili, e termina nel settembre del 1999, dopo la caduta del comunismo Dmitri) Sortjecvic Lichacev ta mia Russia Traduzione di Claudia Zonghettl, Einaudi, pp 405, L. 38 000 AUTOBIOGRAFIA RECENSIONE Giuseppe Chini

Luoghi citati: Russia, San Pietroburgo, Urss