La Grande Guerra ritrovata nel cassetto

La Grande Guerra ritrovata nel cassetto La Grande Guerra ritrovata nel cassetto Le memorie di un capitano siciliano che ignora Ungaretti, Gadda, Soffici: i. giorni terribili tra il Podgora e Oslavia, il Sabatino e Gorizia UNGARETTI stava a Colici e aveva davanti il fiume: «L'Isonzo scorrondo/mi levi�gava come un suo sasso/ Ho tiralo su/ le mie quattro ossa' e me ne sono anelalo/ come un acrobata/ sull'acqua». Ardongo Soffici era sul�le trincee di fronte al KoWlek, e. dunque non mollo disiamo. Invece Carlo Emilio Gadda, con i suoi alpini, era più a sellenlrione. Luo�ghi comuni, condivisi da centinaia di migliaia di giovani combattenti italiani ma di Ungaretti, Soffici, Gadda e di tutti gli altri poi notissi�mi, capaci di fissare l'orrore tfiioiidiano della grande guerra nelle loro pagine, Sebastiano Spina ignora tutto, E tuttavìa anche lui sicilia�no di Acireale salilo a Venezia per fare il doganiere e, trentenne, anda�to volontario in guerra lasciando l'impiego non mancherà di affida�re ad un diario i suoi giorni terribili Ira il Podgora e Oslavia, il Sabatino e Gorizia. E fa una certa impressione af�fiancare le «Vicende di un siciliano alla Grande Guerra» questo il titolo con cui i familiari hanno recentemente pubblicalo questi diari con i memoriali con cui il generale Cadorna lanciava accuse tremendissime e Ingiuste contro le truppe provenienti dall'isola. «Dalle informazioni che finora ho avuto dal comando della III Armala scrive il Generalissimo il G giugno 1917 risulterebbe che la massima partidei catturati appar�tiene ìi tre reggimenti di fanteria, composti in prevalenza di siciliani, i quali sarebbero caduti nelle mani del nemico, non per le l'alali vicen�de del combattimento, ma avrebbe�ro invece defezionalo... Se l'infor�mazione corrisponde a verità, le defezioni non potrebbero essere che nuovo frullo della propaganda contro la guerra che si svolge in Sicilia e che ha ridotto l'isola a un pericoloso covo di renitenti e diser�tori...)». Pochi giorni prima il generalissi�mo ha scatenato l'ennesima battaglia sullo scacchiere dell'Isonzo: la III Armala nelle prime irentadue ore di assalti ha perso 25.000 uomi�ni e, a selle giorni dall'inizio dell'at�tacco, il totale dello perdile quasi tulli fanti e bersaglieri, molli prove�nienti dalla Sicilia è salilo a 80.000. Sebastiano Spina è un artigliere ma, dalla sua postazione a ridosso dei campi di battaglia, è in grado di assistere attonito alla grande carne�ficina fissala con pagine di grande potenza nel suo diario: «Comincia la nostra avanzala sul Vodke e sul Kuk, condona personalmonle dal generale Gonzaga, il quale per rin�cuorare le truppe ha portato con sé anche la musica di un reggimento che, al riparo di un roccione, intona inni marziali. Scorgiamo dislinlamenle i plotoni d'assalto avanzare in ordine sparso tra gli alberi schiantali e martoriali dalle grana�le; acquattarsi ad un trailo dietro un muretto o le rocce per evitare una raffica di mitragliatrice, poi riprendere la marcia...». Quando la battaglia cessa l'arti�gliere Spina si guarda atlomoMcTull'inlorno nella terra riarsa e rossic�cia, cosparsa di rollami, di borrac�ce inservibili, di cinturini, di scheg�ge di proiettili e di granalo inesplo�se, si aprono larghe buche circolari che mi fanno pensare a quello che si scavano nei nostri boschetti di limoni por immettervi l'acqua di irrigazione e non sono altro che i piccoli crateri formati dallo scop�pio delle granale. L'immagine dei giardini della mia Sicilia, profuma�la di zagare e inondala di sole si affaccia alla mia menlo con insi�stenza...». E spesso nelle sue pagine la nostalgia dell'isola nata�le fa da conlrappunlo allo sue giornale sul fronte di Oslavia: «La bora. Un vento gelido, violentissi�mo, si è impadronito della vallala della Morte o urla e sibila e soffia squassando le povero croci e i rami slecchili dogli albori». Il freddo e cosi intonso da far scoppiare lo bolliglie della riserva d'acqua del reparto e cosi Spina e i suoi commilitoni sono costretti a bere attingendo ad un pozzo di una casa «di cui non rimane che qual�che muretto affiorante in mezzo al fango». Più avanti un altro appun�to: «Ho il sospetto che in fondo a questo pozzo imputridiscano dei cadaveri perché a poco a poco una forma violenta di infezione gastri�ca si sparge per il nostro accampa�mento». Spina scampa all'epidemia e alla falcidia dei combattimenti: intelli�gente, sobrio, coraggioso lascia del suo procedere attraverso i giorni e i peggiori carnai della «grande guer�ra» spunti densi di umanità, di fulminanti ritratti, di scorci mai banali. E' capace di rendere tulio estremamente reale: si traili delle gesta dei suoi commilitoni, dello spettacolo della «vita di pace» assaporala noi corso di pochi giorni di licenza trascorsi a Venezia, o della visione di un'alba trasparente capa�ce di abbracciare con una luce da primo giorno del mondo tutte le Alpi Giulio e il Carso sino all'Adriati�co. Sopratlulto quando quell'alba, in pochi istanti, si trasforma e la luce viene improwisamenle velala da nubi sempre più scure. Non giungono dal cielo ma dalle centina�ia di postazioni di artiglieria che hanno inizialo a fare fuoco per l'ennesima battaglia. Forse è la slessa alba, e sono lo slesse nuvole, che con ioni da spot pubblicitario Luigi Barzini raccon�ta ai lettori del «Corriere della Sera»: «Una bora leggera spingeva la dislesa favolosa delle nuvolaglie verso l'Adrialico e i getti prodigiosi delle esplosioni, neri, massicci, esorbitanti, si inclinavano sotto la spinta del vento come una fantasti�ca moltitudine in fuga...». U, durante la battaglia, gli osser�vatori d'artiglieria sembrano secon�do le memorie del deputato Marcel�lo Soleri «gallerie rigurgitanti degli spellalori e dei tifosi della ballaglia». Anche Antonio Baldini, corri�spondente de «L'illustrazione italia�na» dopo che ima ferita lo ha esoneralo dal servizio attivo, segue i combattimenti negli slessi luoghi il Sabotino, le rapide del Vodice e del Monte Santo dove opera la batteria di Spina. Descrive i bom�bardamenti e, soprattutto, l'agonia di migliaia di fantaccini scorti, in mezzo alle esplosioni, «annidali tra i sassi, pietosamente minuscoli. gruppetti di figli di madre. Ogni tanto uno spaventoso globo di fu�mo nero s'apriva in mezzo a loro, li copriva con la sua ombra». Spina sopravvive: viene promos�so al grado di capitano. Finita la guerra completa gli sludi della lin�gua inglese iniziati a Venezia. Tor�nato in Sicilia trascorre la sua vita insegnando, traducendo classici e redigendo una grammatica. E' solo dopo la morte che i familiari, riordi�nando tra le sue carte, hanno trova�lo i diari che saggiamente hanno provveduto a pubblicare. Sebastia�no Spina, viene detto in un'asciutta presentazione, «parlava raramente delle sue avventure di guerra e non fece mai cenno dei suoi ricordi di Guerra». Le «Vicende di un siciliano alia Grande Guerra» sono narrate da Sebastiano Spina: è il testimone di una carneficina fissata con grande potenza nel diario ritrovato dai familiari DA LEGGERE Sebastiano Spina Le vicende di un siciliano alla Grande Guerra LCM Service, Trieste 1999 Giuseppe Ungaretti L'allegria Fondazione Mondadori, Milano 1982. Antonio Baldini Il libro dei buoni incontri di guerra e di pace Sansoni, Firenze 1953