Un trasformista irresistibile di Tito Sansa

Un trasformista irresistibile UNA CARRIERA PIENA DI RITRATTAZIONI Un trasformista irresistibile Dietro il successo del politico che fa paura all'Europa personaggio Tito Sansa VIENNA aUANDO, nella primavera del 1992, mi ricevette nel suo studiolo nel Parlamento di Vienna, Joerg Haider era un giovanot�to di 42 anni (proprio oggi, 26 genna�io, ne compie 50) a capo del minusco�lo parlilo della libertà. «Farò saltare la grande coalizione mi disse e, alla testa di una piccola coalizione, un giorno diventerò Cancelliere». La sua mi sembrò una sbruffonata, benché a Vienna Haider venisse considerato l'astro nascente, «l'unico cavallo di razza della politica austriaca», il «ter�zo uomo» che poteva mettere un cuneo tra i due grandi partili tradizio�nali, il socialdemocratico e il popola�re. Il giovane Haider godeva allora fama di nazista. Si diceva che avesse tirato di scherma mirando a un pu�pazzo chiamato Simon Wiesenlhal, che avesse partecipato a diversi duel�li di associazioni giovanili che coltiva�vano tradizioni e nostalgie naziste, che avesse ereditato dal padre, ex appartenente alle formazioni hitleria�ne SA, un catechismo nazista e pan�germanista. Alla mia domanda se fosse nazista rispose sdegnalo. E xenofobo? «Stale zitti, voi italiani, che avete cacciato gli albanesi dopo averli trattati come bestie», fu la sua risposta. Poi, come se nulla fosse, la conversazione riprese gioviale. E' questa capacità del capo del partito della libertà di cambiare atteg�giamento (e opinione e abbigliamen�to), adattandosi alle circostanze ester�ne, che lo rende popolare. Nella conversazione privala è arguto e amabile, nel negozialo è duro e dutti�le nello slesso tempo, quando si trova su un palco diventa all'istante un trascinatore. Alla propria immagine Joerg Haider tiene moltissimo. Peren�nemente abbronzato, ha la figura (e anche il fisico allenatisslmo) del mae�stro di sci. Puntualmente ogni anno corre in tre ore e mezzo la Maratona di New York, un paio di volle ha fatto (dinanzi alle telecame�re) salti da ponti alti un'ottantina di metri, quando ci sono feste da ballo è l'ultimo a cedere. E' insomma un tipo che piace, per come si presenta, e elio piace alle folle anche per quello che dice. E proprio per quello che dice, e sovente poi nega di avere dello o contraddice, che Joerg Haider in�cantatore di masse non piace e anche fa paura. Il suo passato è lutto una raccolta di peccali capitali. Nel '91, per esempio, defin�«ordinata politica di piena occupazione» il lavo�ro nei campi nazisti; nel '95, a un raduno di ex appartenenti alle Waffen SS, defini «persone onorate» i partecipanti; in un'altra occasione chiamò «campi di correzione» i Lager, e prese le difese del. criminale nazista Roder dicendo che «sarebbe potuto capitare anche ai nostri pa�dri». Negli ultimi tempi, di fronte all'insorgere di proteste in Austria e all'estero, Haider ha ripulito il suo linguaggio. Non più «stranieri fuori» perché «Vienna non deve diventare Chicago», ma «Austria anzitutto». Solo di recente una sbandata orato�ria, quando ha accomunato Churchill a Hitler. Intelligente com'è, Haider ha di recente chiesto pubblicamente scusa por le sue passate dichiarazioni «da alcuni considerale naziste e offensi�ve» e si è lanciato in relazioni pubbli�che con coloro che vengono conside�rati i suoi nemici: quando va a New York, come la settimana scorsa, fre�quenta i rabbini e, ogni anno, parteci�pa alle commemorazioni dell'assassi�nio di Martin Luther King. «Antisemi�ta, razzista io?», ha domandato di recente Haider a un giornalista. E gli ha mostrato le fotografie con i rabbi�ni e con la comunità africana. Ma perché Haider è tanto temuto e tanto avversalo, perché contro di lui si è scatenala una parte della slampa internazionale? Perché alla manifestazione del 12 ottobre a favo�re dogli stranieri hanno partecipalo in pili di 40 mila uniti dallo slogan «Haider mai»? Perché, come ha fatto il settimanale News in copertina, lo demonizzano, presentandolo come un rosso Lucifero con lo coma e gli occhi di fuoco? Gli ò elio il populista carinziano, nonostante lo sue contraddizioni e i suoi tnisfomiismi camaleontici, rive�la di avere una linea e di fare presa sulle masse. In particolare quella dei malcontenti di tre decenni di domi�nio dei «rossi» e dei «neri». «Non sono nazista», dice sdegnalo Joerg Haider, ricordando di non avere voluto far parte del gruppo del ■'nazista» Le Pen al Parlamento europeo. Ma anche se lo fosse, non sarebbe una tragedia por l'Austria. Nel 1970, quando for�mò il suo governo di minoranza (che durò un anno e mezzo), il cancelliere Bruno Kreisky (ebreo) si fece appog�giare dal predecessore di Haider alla guida del partito della libertà, Friedri�ch Peter, che ora stato ufficiale delle SS naziste. E nessuno all'estero pi otestò. Defin�«ordinata politica di piena occupazione» quella dei lager, ma ora a New York incontra i rabbini e commemora Martin Luther King Sopra il titolo Joerg Haider cinquant'anni Tiene moltissimo alla propria immagine Perennemente abbronzato ha l'aspetto di un maestro di sci e partecipa regolarmente alla Maratona di New York