«Gheddafi è affar mio» di Maurizio Molinari

«Gheddafi è affar mio» Contrasti fra Prodi e D'Alema sulla visita del leader libico, che non parte «Gheddafi è affar mio» Maurizio Molinari ROMA Attriti libici fra Prodi e D'Alema: entrambi concordano sull'oppoitunii.à di api ire a Ghed�dafi lo porto dell'Europa ma le procedure da seguire li dividono. Nonostante i.; smentite ufficiali gli attriti affiorano a Roma e Bruxel�les sulla scia dolla sospensione dell'invilo a Gheddafi a visitare l'Unione Europea. Tanto negli ambienti di Palazzo Chigi come in quelli della Commissione europea si fa nolan; che non ha giovalo la sovrapposizione fra l'invilo di D'Alema a Gheddafi di visitare l'Italia e quello di Prodi a visitare l'Unione Europea. Ma le spiegazioni dell'intricata vicenda diplo�matica sono divergenti. «E' un errore chiede�re a Prodi di seguire passo passo lo scelte di politica estera di D'Alema osserva il cossighiano Gian Guido Folloni, presidente dell'as�sociazione di amicizia ilalo-libica ed a stretto conlatto con Prodi perché questo significa schiacciare la commissione sulle posizioni italiane». Ovvero: partner europei come la Gran Bretagna (con importanti interessi eco�nomici in Libial non possono accettare cho l'intesa Ue-Gheddafi venga monopolizzala da Roma, quindi la ostacolano. Dunque D'Alema deve fare un passo indietro e lasciare il tempo a Prodi per far convergere gli europei su una «comune posiziono». «L'Ue deve lavorare ad un protocollo bilaterale con la Libia aggiun�ge Folloni per trovare una strada propria verso Tripoli».Paolo Costa, eurodeputato dei Democratici, aggiunge: «Prodi sta cercando una via europea alla Libia come è stato fatto p^i la Turchia, con Ankara il problema era Ocalan con Tripoli è Lockerbie e l'ostilità al processo di pace in Medio Oriente, bisogna lavorare senza fretta se si vuole pacificare il Mediterraneo». Prodi sarebbe a tal punto preoccupato dalla eccessiva esposizione della politica estera italiana assicurano a Bruxel�les da aver suggerito di lasciar gestire all'Ue il dialogo con la Corea del Ndixl nel timore che venga bloccato dai partner come è stato quello con Gheddafi. Ma dalle parti di Palazzo Chigi questi timori trovano ascollo fino ad un certo punto e la lettura del pasticcio libico è differente: se Prodi non avesse invitato Ghed�dafi con una dichiarazione a sorpresa il caso europeo non sarebbe scoppiato e la politica italiana dei piccoli passi avrebbe portato il colonnello a Roma (e Valicano) aprendogli di fallo le porte dell'Europa. E ancora: a Roma c'è chi chiedendo l'anonimato rimprovera a Prodi di «non aver informato i partner e gli alleati delle sue iniziative sulla Libia come invece ha sempre fatto D'Alema». Impietoso il commento fatto dalla radicale Emma Bonino ai microfoni di «RadioTreMondo»: «La rivali�tà fra i due leader italiani e la politica degli annunci facili di Prodi sono le ragioni dell'im�passe sulla Libia» che rischia di pregiudicare la presenza di Gheddafi al vertice euromediterraneo di Parigi di fine anno (a cui il premier francese Lionel Jospin tiene molto). Il terzo lato del pasticcio libico è ovviamente Tripoli, dove le differenze fra D'Alema e Prodi e lo complesse procedure europee non sono di facile comprensione. Agli uomini del governo libico (alcuni dei quali in questi giorni in missione lungo il Tevere) sembra infatti illogico che «con due amici come Prodi e D'Alema a Bruxelles a Roma» l'Europa resti lontana. Da qui la telefonata di Gheddafi a D'Alema per chiedere delucidazioni e suggeri�re un più stretto raccordo con Romano Prodi.