Quando non volle vedere Reagan

Quando non volle vedere Reagan Il rapporto con gli Usa dopo il «caso Sigonella» Quando non volle vedere Reagan Francesco Paolo Fuicl IL 3] novembre 1985 fu una giornata importante per la Na�to. Era terminato proprio quel giorno il Vertice di Ginevra tra Reagan e Gorbaciov in cui i due Presidenti avevano raggiunto un accordo storico per la riduzione delle rispettive force nucleari stra�tegiche. Il Segretario Generale della Nato Lord Carrington aveva suggerito che, sulla via del ritomo, Reagan desse sull'incontro notizie di prima mano ai capi di Stalo e di governo dei Paesi Nato. Arrivarono lutti, con la sola eccezione di Mitterrand che, notoriamente, non gradiva con�vocazioni a breve scadenza da nes�suno, e tanto meno dagli alleali americani. Per l'Italia venne Betti�no Craxi. Nell'accoglierlo (all'epoca ero rappresentante permanente al Consiglio Atlantico), insieme ai col�leghi accreditati alla Comunità Eu�ropea ed alla corte belga, lo vedem�mo scendere dall'aereo acciglialo e scuro in volto. L'onorevole Andreolti, allora ministro degli Esteri, che era con lui, si premurò di avvertirci che il presidente del Consiglio non era quella mattina del suo umore migliore. Ne ebbi la conferma nel breve tragitto dall'aeroporto milita�re di Melsbroe ad Evere, ove ha sede il quartier generale della Nato. Come da protocollo, gli stavo accan�to in auto. Non apr�bocca, salvo per dirmi che la sera prima aveva dor�mito male. L'atmosfera non migliorò quan�do, nel mio ufficio, si trovò alle prese con un telefono superproletto che la sicurezza Nato aveva installa�to per tutelare la riservatezza delle conversazioni dei Capi di Slato e di governo con le loro capitali. «More solito», non funzionava. Craxi lo sbatté a terra, bofonchiando che non c'era da fidarsi nemmeno dei telefoni della Nato. Neanche a colazione, ospiti di Renato Ruggiero nel prestigioso ri�storante «Gomme chez soi», vi fu modo di alleggerire il clima. Allo «chef» che in persona era venuto a magnificare i manicaretti del gior�no, Craxi risposo secco: «Donnezmoiunesoupe». Avviandoci verso la sala ove Carrington stava intrattenendo le personalità prima della riunione, chiesi a Craxi se voleva salutare Reagan, nel qual caso sarei stato ben lieto di fare da inlerprele. Mi rispose che non lo riteneva necessa�rio. Intuii allora il motivo del malu�more: era la prima volta che il nostro presidente del Consiglio si trovava faccia a faccia con Reagan dopo la coraggiosa decisione di non consentire che venisse calpestato il buon diritto dell'Italia di farsi ri�spettare in casa propria, a Sigonel�la. Mi venne in mente die qualche tempo prima Reagan aveva confu�so la Sicilia con la Corsica. Ma soprattutto mi ricordai un tempe�stoso colloquio che il segretario di stato George Schuitz aveva avuto alla Nato con Andreotti ai primi di settembre. Gli americani erano en�trali verdi ed usciti neri. Nel fare da interprete all'inizio del colloquio, mi limitai a tradurre solo metà delle contestazioni statunitensi. Ba�stava e avanzava. Craxi ascollò piuttosto annoiato i lunghi discorsi che seguirono l'esposizione di Reagan. Per l'inter�vento italiano, avevamo predispo�sto con i miei collaboratori una serie ili testi. Craxi li mise brusca�mente da parte e buttò giù quattro o cinoue frasi. 11 discorso del presidente del Consiglio italiano, sulla ripresa del dialogo Usa-Urss tra Reagan e Gor�baciov, venne accolto con visibile soddisfazione da lutti i partecipanti alla riunione. Da quel momento, il volto di Craxi si rischiarò. Quando lo riaccompagnai la sera in aeropor�to, era un altro Craxi. Gli dissi che venivo dalla città di suo padre, Messina; gli ricordai l'ubicazione dello studio ove un suo zio esercita�va la professione medica e gli feci presente che il suo cognome veniva pronunciato sullo Stretto con l'ac�cento sulla «i». Evidentemente que�sta caratteristica si era persa per strada nel 1929 quando suo padre, per sfuggire a sgradevoli pressioni fasciste, era stato costretto a trasfe�rirsi a Milano. Craxi mi confermò divertito tutti questi particolari. Aggiunsi allora che, nel fare ri�cerche sulla mia famiglia, avevo scovato una circolare vergata da un suo antenato. Procuratore Genera�le dei Borboni, che aveva stabilito i criteri per riconoscere i titoli nobi�liari siciliani. Anche questo accen�no fu accolto bene e Craxi si lanciò in una lunga disquisizione sul suo avo, del quale era parlicolamienle orgoglioso. Già ambasciatore d'Italia all'Onu 21 novembre 1985 Una missione «controvoglia» alia Nato Francesco Paolo Pul

Luoghi citati: Corsica, Evere, Ginevra, Italia, Messina, Milano, Sicilia, Usa