Un charter dal passato per l'addio a Bettino

Un charter dal passato per l'addio a Bettino Un charter dal passato per l'addio a Bettino Ifedelissimi al funerale, ma senza «nani e ballerine» Fabio Polelli mviafo a Tunisi" Ci sono rabbia o affollo nelle pagine del registro dello esequie ali ingresso della cattedrale di avonuo Bourahiba, Una Patrizia Marlinoili arrivala fino a qui da chissà dovo saluta «Bollino, Re Lcono fino alia fino». Un Tommaso qual�siasi che si firma «da Broscia», ringrazia l'ex leader socialista «por li sonno di libertà». Altri seguono por pagine e pagine, sol�iamo con un lapidario «ciao Belli�no». li' tutto quello che rimano del popolo socialista, travolto dalia fine di «ro Bollino», dal maglio di Tangentopoli, dalia caduta vertica�le verso insignificanti risultati elet�torali duo virgola qualcosa, Eppu�re dentro alla chiosa di San Vincen�zo do' Paoli, in mozzo alle bandie�re rosso listalo a lutto, ai fazzoletti dello stosso coloro portati al collo, ci sono lo ultimo tracce di un orgoglio socialista che arriva da lontano e che, quasi fosse; una manifestazione, riempie duo char�ter che all'alba partono dalla Maipensa, Ca signora Pina «Pina e basta» arriva da Ganzo, provincia di Conio. li' la prima volta elio salo SU un aoroo, in mano tiene slroila una foto con un giovanissimo Bollino Craxi in un comizio chissà dovo in Brianza: «Mo lo ricordo, un grande uomo, tirano anni bolli quelli, i'.Ii anni diffìcili sono venuti dopo...». Cli stessi momenti che ricorda Luigi Vortomaii, l'ultimo segreta�rio del Psi a Milano, elio si rabbuia solo quando ricorda quei giovani pidiossini che tiravano lo moneti�ne davanti alia sodo di corso Magonta, dovo già avevano bussalo i carabinieri, (mollo di Vortomaii, o uno dei ricordi più sincori: «Bolli�no che ogni lunedi ora a Milano. Anche da presidente del Consiglio, veniva con noi trenta compagni in una trattorìa toscana di porta Ve�nezia, Ascoltava inni e a tulli dava sempre un consiglio... Anche se negli ultimi tempi si vedova sempre di meno, aveva intorno troppi corioggiaiori». «Corteggiatori», li chiama. «Na�ni o ballerino», li definivano quan�do Milano ora da bore, quando i socialisti sembravano invincibili, quando Bellino ora un re non solo dentro al parlilo. Tulli sparili, svaporali da selle anni di inchie�ste giudiziarie. Non uno si fa vedere dentro la chiesa. Non uno salo sui charter. Qui, ora ci sono solo gli amici veri. Come l'inlralleniloro tv Davide Mongacci, che non nascondo il suo passalo: «Bel�lino ora un amico da Ironia anni. Un uomo coraggioso». Como l'ex parlamentare Alma Agata Cappicllo che non trattiene lo lacrimo quando entra in chiosa. Come gli amici degli Anni Sessan�ta, quando Craxi era solo il segreta�rio della federazione di Sesto San Giovanni e adesso loro sono qui, con le bandiere listale a lutto e le lacco scuro. Ma allo lacrime si somma la rabbia. Quella che alla presenza del governo ai funerali, fa dire a molli che «nemmeno Hitler sarebbe an�dato al funerale dogli ebrei». Quel�la che fa scatenare il lancio di moneline contro il ministro degli Esteri Dini e che Sfl portare al «compagni di Hothà» un cartello con la scritta: «D'Alema, assassi�no». Ernesto Vigano che viene da Bnrnareggio assicura che pur con il suo passalo di lombardiano, pur con le divisioni all'interno del partilo «corto inchieste giudiziarie ad hoc ci hanno fallo ritrovare l'unità». Ma Giampaolo Pagliari, garofano rosso all'occhiello come tanti «Me lo ha regalalo un fioraio di Poscia, ó un simbolo che vale mollo» alla rabbia preferisce la rillossiono: «Sarà la Storia a diro chi aveva ragione o chi no». Più o meno lo stesso parole dell'ex sindaco di Milano Carlo Tognoli: «Oggi non ó il giorno per lo polemiche», 0 di Roberto Biscardini, sogroiario lombardo dello Sdi: «Questo è il giorno della tri�stezza, vorrà anche il momento della riflessione». Quasi il sogno di una impossibile rivincila per i mille e forse di più che applaudono la bara coperta di garofani e ban�diere rosse, chi! urlano «Bellino, Bellino» quando il feretro entra nella cattedrale. Come se, con questo funerale, si potesse dare un colpo di spugna al più recente passalo del partilo, travolto dagli affari sporchi e dalle inchieste giudiziario. Con i suoi uomini più in visla finiti in galera. Como Mauro Giallombardo, l'ex sogroiario di Betti�no Craxi in Lussemburgo, l'uomo dei fondi neri del psi secondo i magistrali. Che in grisaglia e cravatta nera, siede sul charter che parte da Milano e racconta: «Con Bellino ci senlivamo spes�so. La cosa che lo faceva più arrabbiare non erano le inchieste dei giudici, non voleva fare il coniroprocesso ai maglslrali. Gli pesava passare per ladro, che la verità non venisse a galla». Fino all'ultima confidenza rac�colta da Hammamol, pochi mesi fa: «Dopo l'assoluzione di Andreotli, Craxi era prostralo. Temeva di essere l'unico a pagare». Fino al�l'ultima verità, che Giallombardo ripete con insistenza: «Ma figuria�moci il tesoro del Psi... Non è mai esistilo. Parola mia». La bara entra nella cattedrale di San Vincenzo de' Paoli di Tunisi ed è accolta dall'applauso della folla