«Ho solo due strade: mi batto o crepo » di Augusto Minzolini

«Ho solo due strade: mi batto o crepo » Ma in questi anni, per non farsi dimenticare, ha usato l'unica arma che gli rimaneva: la malattia. Ha accarezzato l'idea della propria morte «Ho solo due strade: mi batto o crepo » Augusto Minzolini E RA uno dei soliti colloqui rubati al ristorante dopo un lungo appostamento, questa volta in una pizzerìa in cui lui era di casa, da Fiammet�ta, a due passi dalla sua casa romana, l'Hotel Raphael. Proba�bilmente una delle ultime con�versazioni che ho avuto con lui in Italia, dato che Bettino Craxi già si sentiva un uomo braccato. E ad un certo punto seccato dall'atteggiamento di Francesco Forte un socialista che lui stesso aveva fatto ministro che entrando non lo aveva degnato neppure di uno sguardo, il vec�chio leone se ne usc�con una frase delle sue che oggi, alla notizia della sua morte, non può non tornare in mente. «Parlano come se fossi morto... Mi hanno già seppellito, meno male che ho fatto i buchi nella bara e conti�nuo ancora a respirare. Debbo dire che mi trovo nella singolare e privilegiata condizione di chi, essendo ancora perfettamente vivo, può leggere i suoi necrolo�gi, epitaffi e scritti in memo�ria...». Probabilmente questi sette anni che lui chiamava di esilio ed altri invece definiscono di latitanza, Craxi deve averli vis�suti con la strana sensazione di chi è defunto e sepolto pur essendo perfettamente vivo, di chi ha assistito giorno dopo gior�no, non una, ma tante volte alla propria morte. Per uno che come lui aveva mangiato da sempre pane e politica, che si era trova�to per anni al centro dei riflettori, che aveva girato il mondo per incontrare i grandi della terra, che aveva sfidato gli Usa a Sigonella, ritrovarsi per anni confinato ai margini del deserto tunisino, deve essere stato un supplizio, una lunga tortura. «Io se sto fermo per tre giorni ripeteva sempre impazzisco. E, invece, sto li, dove ci sono gli sciacalli, i seipenti e qualche volpe. Mancano invece i conigli, quelli sono solo in Italia». Eppure, a pensarci bene, lega�to com'era al suo personaggio, Craxi non poteva che fare que�sta uscita di scena, tragica ma per lui epica. Forse, in fondo in fondo, l'ha pure desiderata, cer�cata, ambita. Si può vedere un Arnaldo Forlani scontare la sua condanna in un servizio sociale, un Giulio Andreotti subire la via crucis di un processo durato sette anni, altri personaggi i più passare dalla prima alla seconda repubblica mimetizzan�dosi, ma non Craxi. Non sarebbe stalo nel suo stile, se avesse accettato un simile epilogo avrebbe ripudiato se slesso. «Sto male ripeteva negli ultimi mesi al telefono ma più sto male e più la lesta mi diventa lucida. Ho di fronte solo due strade: o mi ballo, o crepo». E alla fine le due cose sono diventata una sola. Un combat�tente come lui, un ex potente ridotto all'impotenza, ha usalo l'unica arma che gli rimaneva per farsi sentire, per non farsi dimenticare: la sua malattia. Come i disperati che per un bisogno o per un ideale mettono a repentaglio la propria vita o minacciano il suicidio, Bellino Craxi ha paventalo, quasi acca�rezzato l'idea della propria mor�te. Mi ricordo l'ultima volta che l'ho incontrato ad Hammamet per un'intervista televisiva. Nel�la giornata che abbiamo trascor�so insieme la sua malattia era sempre presente, si materializza�va in ogni momento. E lui, a differenza del passato, non na�scondeva più le liturgie del dia�bete, quel suo limite. Anzi. Ricordo ancora la scena della siringa con l'insulina che gli veniva portata su un piatto d'ar�gento. Lui con i gesti sicuri di chi convive da anni con quel male, si faceva l'iniezione da solo con la stessa naturalezza con sui poteva prendere un caffè. Oppu�re il modo con cui ostentava il piede con le dita recise, quel vulnus che aveva sempre tenuto coperto in passato. «Vuoi sapere come posso le giornate? mi ha chiesto Debbo fare sei ore al giorno di fleboclisi. Altroché le ironie di Di Pietro. Questa è la mia vita. Adesso dovrei tornare in ospedale, ma non so se ci andrò... Tante volte penso di togliermi la vita ma poi penso che sarebbe un gesto di viltà». Alla fine il destino ha deciso per lui. Del resto lo aveva sempre dello: «O tomo in Italia da uomo libero, o non tomo per niente». E' slato di parola. Per alcuni sarà solo un delinquente che è scappa�to ed è morto lontano. Per altri, pochi o molli che siano, un mezzo eroe. Un secondo Garibaldi, per assecondare le sue fissazioni. Lo deciderà la storia, l'unico tribuna�le die il personaggio avrebbe accettato. Forse è la fine die Craxi ha sempre voluto. E magari avrebbe voluto annunciare lui stesso il suo funerale con una frase che aveva già bella e pronta e che ripeteva spesso per scherzo al telefono: «Il presidente Craxi è partito, se ne è andato nel deserto con una carovana,..». Diceva: «Se sto fermo per tre giorni impazzisco. E, invece, sto lì, fra sciacalli, serpenti e qualche volpe 1 conigli sono solo in Italia» «Vuoi sapere come passo e giornate? Debbo fare sei ore al giorno di fleboclisi. Altroché le ironie di Di Pietro Questa è la mia vita»

Luoghi citati: Italia, Sigonella, Usa