NIJINSKY «Mi amo come fossi Dio» di Sergio Trombetta

NIJINSKY «Mi amo come fossi Dio» Escono i Diari non censurati del grande danzatore e coreografo: cos�la gloria fin�in follia NIJINSKY «Mi amo come fossi Dio» Sergio Trombetta wj] ASLAV Nijinsky, la stella 11 dei Ballets Russes di Djal/ ghilevcheinunamanciaf ta di anni, dal 1909 al —LJ 1913, aveva conquistato Parigi e il mondo, aveva creato coreografie sconvolgenti come il Sacre du Printemps e L'après midi d'un faune, la sera del 19i gennaio del 1919 diede all'Hotel Suvretta di Saint Moritz, di fron�te a un pubblico di ricchi borghe�si, turisti in villeggiatura, il suo ultimo spettacolo, un assolo inti�tolato Matrimonio con Dio. Con la tunica bianca orlata di nero, con i suoi gesti evocativi e dram�matici seppe paurosamente ri�chiamare agli cechi degli astanti gli orrori della guerra appena conclusasi. Quello stesso giorno, il pome�riggio, nella sua stanza a Villa Guardamunt, Nijinsky, che re�sta certamente, accanto a Ru�dolf Nui"eyev, il nome della dan�za del 900 più carico di mito e di tragedia, aveva incominciato a scrivere un diario. Una scrittura febbrile Io avrebbe portato a riempire quattro spessi (quader�ni rilegati in pelle in poco più di due mesi, interrompendosi bru�scamente il 4 marzo quando la moglie Romola de Pulszky lo portò a Zurigo per ima visita dallo psichiatra Eugen Bleuer. «Schizofrenia» fu la diagnosi ter�ribile e forse inesatta alla quale avrebbero fatto seguito continui ricoveri e terapie estreme. .Nyinsky aveva 29 anni, quél diario era il suo ultimo urlo creativo al mondo prima di af�fondare in una insania che sareb�be proseguita sino all'aprile del 1950: cinquanta anni fa. Il diano incominciava cosi: «Ho fatto una buona colazione, perché ho mangiato due uova alla coque con delle patate fritte e delle fave. Mi piacciono'le fave,, ma sono secche. Non mi piacciono le fave secche perché in loro non c'è vita». Quando nel 1936 la moglie Romola si decise a darlo alle stampe il diario incominciava in un altro modo: «La gente dirà che Nijinsky finge di essere paz�zo a causa delle sue cattive azioni. Le cattive azioni sono tremende, e io le odio non voglio commetterne». Nel primp attac�co c'è, immediata, una compre�senza di anima e corpo, una realtà prosaica che si mescola allo spirituale; nel secondo un discorso tutto spirituale su follia e finzione. Il secondo è la versio�ne censurata sino ad oggi cono�sciuta in Italia (pubblicata da Adelphi nel 1979); il primo è invece il diario originale non purgato, apparso nel 1955 in Francia da Actes Sud che ora la stessa Adelphi manda in libreria il 9 febbraio. Ed è una rivelazio�ne. Perché prima si aveva una visione edulcorata, ripulita, sen�timentale del diario. Ora si sa invece che quegli scritti erano duri, terrificanti, sconvolgenti. Attenzione però: mentre in italiano sta per uscire la versio�ne non censurata dei primi tre quaderni, negli Stati Uniti, all' inizio del '99, l'editore Farrar, Strauss SGiroux ha pubbhcato una versione ulteriormente ine�dita, che comprende l'ultimo quaderno sino ad oggi sconosciu�to che apporta elementi ancor più sconvolgenti. Ma perché Romola censurò il libro del marito? Quando nei primi mesi del 1919 Nyinsky scriveva questi quaderni a Saint Moritz, il giova�ne russo di origine polacca ave�va consumato in pochi anni una sfolgorante carriera di danzato�re, aveva dimostrato con le sue coreografìe (ma lo si scoprirà almeno 60 anni dopo) di essere, a pieno titolo, uno dei padri fondatori della danza del '900, aveva traumaticamente rotto, sposando Romola, la liaison arti�stica e sentimentale con Sergej Djaghilev che alla notizia delle nozze non aveva più voluto sa�perne di lui. La sua è una vita già Druciata. E il diario arriva come una ribellione al conformismo perbenista della moglie Romola. La sua è una prosa ossessiva, contorta, ripetitiva sino al deli�rio: «Io muggisco ma non sono un toro. Io muggisco, ma il toro ucciso non muggisce. Io sono Dio e Toro (,..) sono uno stranie�ro, vango da altrove, sono un uccello di mare. Sono un uccello di terra. Sono l'albero di Tolstoj». E ancora «Voglio firma�re questo libro Niyinski per la pubblicità, ma il mio nome è Dio. Amo Nikjinsky, non come Narciso, ma come Dio. Lo amo perché mi ha dato la vita (...) Lo amo, conosco le sue abitudini. Lui mi ama, conosce le mie abitudini». Romola, che ebbe, comun�que, amorevolmente cura del marito sino alla morte, di fronte a certe pagine non ebbe il corag�gio della pubblicazione. Prima fece credere di avere perso i quaderni, poi nel 1934 dichiarò di averli ritrovati in una valigia e diede alle stampe una edizione amputata di un terzo del testo. La donna censura, taglia, riorga�nizza, riscrive. Per esempio: il dottor FrSnkel, che aveva in cura il ballerino ed era l'amante di Romola scompare del tutto. Spariscono le volgarità, i passag�gi erotici. Sono eliminate le ripe�tizioni. Non c'è più il nome del principe russo Pavé! Lvov, il primo amante di Nijinsky giovi�netto a Pietroburgo. Non c'è traccia delle poesie pervase da un erotismo spinto e visionario. Ma questo magma ribollente di pensieri che mescola sesso e dio, corpo e anima, mistica e escrementi, erotismo e fisiolo�gia, che fa prevalere costante�mente il sentimento, la passione sulla ragione ha profondamente colpito chiunque lo abbia letto. Ha entusiasmato i critici ameri�cani. Ha scritto Daniel Gesmer sul JVew York Times: «Nijinsky scriveva per tenere la penna in costante movimento, registran�do fedelmente il suo flusso di coscienza, a scapito dello stile e dell'intelligibilità. E qui Nijin�sky era al passo con l'avanguar�dia del suo tempo; si pensa a James Joyce, Virginia Woolf, Gertrud Stein». E ancora: «L'en�fasi sulla percezione e la cono�scenza del mondo attraverso i sentimenti è tipicamente russa e romantica. (...) Considerare il suo sistema di pensiero patologi�co, come fecero la moglie e i medici, è un atteggiamento sessi�sta, patriarcale e paurosamente ignorante del folklore russo e dell'eredità artistica di Nijisky». Dovevano passare decenni prima che si capisse che il danza�tore non era schizofrenico e i suoi scritti .non il frutto di una mente totalmente malata. «Sicu�ramente mio padre era maniaco depressivo ha dichiarato la figlia Tamara ma con tutti i traumi della sua infanzia, la malattia mentale del fratello Stassik, la fuga del padre con una giovane ballerina, il dolore della madre che adorava, chi non sarebbe stato un po' disagia�to? A scuola lo prendevano in giro perché aveva una faccia da orientale». Pagine sconvolgenti: quasi una ribellione al conformismo perbenista. Perché la moglie le purgò? Troppo eros con delirio? Il nome di Igor Markevitch è enrato nell'inchiesta sul caso Moro nel maggio scorso, con il ruolo di presunto «grande vecchio» delle Brigate rosse; o meglio dell'anfitrione fiorentino che avrebbe ospitato le riunioni del comitato esecutivo delle Br nei 55 giorni del sequestro. A ipotizzare per la prima volta il coinvolgìmento del musicista fu un articolo della rivista statunitense «Penthouse». pubblicato alla fine del 1978. Due anni dopo un'informativa del Sismi lo identificava come «Igor» che aveva contatti con le Br. e infine in una deposizione davanti alla commissione d'inchiesta sulle stragi l'ex terrorista Valerio Morucci consigliò di chiedere a Mario Moretti notizie sull'-anfitrione fiorentino». Tutti questi elementi sono finiti in un rapporto dei carabinieri della primavera scorsa, ma Moretti non ne ha mai parlato e quando venne fuori il nome di Markevich lo stesso Morucci non gli diede credito. L'indagine giudiziaria sul musicista è tuttora aperta, e del caso continua a occuparsi anche la commissione stragi Il gsiasos«bsddndrspcF Il grande Nijinsky nella «danza siamese» da «Les Orientales» e, qui sono, Igor Markevich

Luoghi citati: Francia, Italia, Parigi, Pietroburgo, Stati Uniti