E D'Alema tenta in extremis di ricucire il nuovo strappo di Fabio Martini

E D'Alema tenta in extremis di ricucire il nuovo strappo BOSELLI: NON SIAMO DISPOSTI A FARCI PRENDERE A SCHIAFFI E D'Alema tenta in extremis di ricucire il nuovo strappo retroscena Fabio Martini ROMA LA dichiarazione di guerra è arrivala all'ora del caf�fè. Erano trascorsi pochi secondi dalle 15 quando la segretaria ha annunciato a Marco Minnili: «In linea c'è Villetli...». E' stato il Woody Alien dello Sdi a togliersi la soddisfazione di fare l'annun�cio: «Carissimo Marco, ti co�munico che dopo lo schiaffo che è slato dato a Rebuffa, noi del Trifoglio voliamo contro la legge sulla par condicio...». E a Palazzo Chigi è scattato l'allarme rosso. Il braccio de�stro di D'Alema ha subilo avvertito il capo e da quel momento il presidente del Consiglio ha trascorso lutto il pomeriggio a spegnere incen�di, a mandare pompieri sui focolai che si riaccendevano. E a fino serata, a dispello delle apparenze. Massimo D'Alema non era riuscito a sedare tutte le fiamme. Cerio, la giornata si chiude�va in un clima più distoso, ma in realtà né il comunicalo serale di Palazzo Chigi («con il Trifoglio si intende trovare una convergenza»), né la di�sponibilità dei Ds a far dimet�tere un proprio rappresentanle dalla Commissione Affari costituzionali potevano risol�vere la questione che era stata all'origine della «baruffa»: r« espulsione» per sovrannume�ro del cossighiano Giorgio Re�buffa dalla commissione Affa�ri costituzionali. Ieri sera ne�gli uffici del presidente della Camera si considerava senza effetti pratici la ciambella di salvataggio lanciata dal capo�gruppo Ds Fabio Mussi, con la proposta di far dimettere un democratico di sinistra dalla commissione: se esce un Ds si faceva osservare deve subentrare un deputato di maggioranza, non un parla�mentare che si è astenuto. Una complicatissima que�stione procedurale, un corto circuito regolamentare che è scoppiato ieri pomeriggio qua�si certamente senza una male�vola regia occulta, ma che dimostra quanto accidentato sia il percorso di un governo che non ha una maggioranza autonoma e sicura. «Mollo curioso racconta Roberto Villetli, che dietro le quinte è stato uno dei protagonisti del�la giornata molto curioso il fallo che quando si stava trovando sul serio un accordo sulla par condicio, sulla presi�denza della Jervolino alla commissione Affari costituzio�nali e sulla commissione per Tangentopoli, una inappunta�bile decisione tecnica del pre�sidente della Camera e il con�temporaneo immobilismo di Mussi abbiano bloccato tut�to». Quesito finale dell'onore�vole socialista: «Perché la combinata Violanle-Mussi ha fatto saltare lutto?». In un Palazzo dalle abitudi�ni bizantine, le dietrologie sono sempre autorizzale. Ep�pure, in questo 18 gennaio del Duemila si sono intrecciale ripicche politiche, rigidità re�golamentari, tensioni che si pensavano rimosse e cho inve�ce riemergono ad ogni difficol�tà. Un rientro faticoso per Massimo D'Alema, che era tornalo rinvigorito dal Lingot�to: applaudilo e osannato dai suoi, il presidente del Consi�glio a Torino aveva incassalo anche il sospiratissimo via libera sulla Commissione di Tangentopoli, il più forte prez�zo pagato al Trifoglio per incassarne la decisiva asten�sione. Fino a ieri mattina, chi si era speso più di lutti per trovare un accordo complessi�vo erano stali Enrico Boselli e Massimo D'Alema. 1 cossighia�ni mordevano il freno, ma lutto sombrava filar liscio. Poi l'annuncio di Violante: Rebuffa deve lasciare la com�missione. I socialisti, che più si erano esposti, si sono senti�li traditi. Villelti telefona subi�lo a Boselli, che era a Strasbur�go e il presidente dello Sdi non ci ha pensalo su più di tanto: «Ma come? Proprio mentre trattiamo, ci danno questo schiaffo? Roberto, chiama Minnili e digli che non ci stiamo!». I cossighiani, che oramai cercano occasioni per smarcarsi dal governo e per avvicinarsi a Berlusconi, esul�tano. A Palazzo Chigi D'Alema morde il freno. Le consultazio�ni diventano frenetiche;, a Montecitorio un tranquillo marledi di gennaio si trasfor�ma in una serata caldissima. Fabio Mussi incrocia il capo�gruppo socialista Giovanni Crema e lo «investe»: «Ma siete pazzi? Perche non volete incassare par condicio, com�missione su Tangentopoli e le aperture che vi abbiamo fatto al congresso?». E Crema: «E voi? Aprite una trailaiiva ma ci considera�te come degli ostaggi!». E Mussi; «Ma allora volete le elezioni anticipale?». Crema: «Dipende da voi...». In serata una leggera schiarita Palazzo Chigi: convergenza possibile Giorgio Rebuffa esponente del gruppo cossighiano

Luoghi citati: Crema, Roma, Torino