«Ma oggi il problema è l'ecstasy» di Gigi Padovani

«Ma oggi il problema è l'ecstasy» DOPO IA SVOLTA DELIA QUERCIA SI DIVÌDONO I CENTRI TERAPEUTICI «Ma oggi il problema è l'ecstasy» Le comunità: attenti agli impiastri chimici reazioni Gigi Padovani II ON soltanto il mondo politi�co si spacca su spinello libero ed eroina di Sialo. Da sempre questo tema divide chi cerca di ridare una speranza allo vittimo della droga, chi lavora con loro facendoli diventare artigiani o stal�lieri, chi si sporca lo mani raccoglien�do dalla strada la gonio con la scimmia sulla spalla. L'ultima tem�pesta nata con l'ordino dol giorno volalo dalla Quercia ha ri'propodlo un dualismo un po' logoro anche nello comunità terapeutiche italia�ne. Se i tossicodipendenti in cura presso i Seri sono 137 mila, assistiti (sposso con la somministrazione di moladono por mesi e mesi) da 557 contri pubblici, lo strutture che ospi�tano ciii ha già un lungo debito con la droga sono molto di più, 1347 (dati ministero doll'Inlomo), e si occupano di 20 mila giovani. Con un giro d'affari, se cosi si può dire, intorno ai 500 miliardi l'anno, calco�lando una rolla media di 70 mila lire al giorno por ogni assistilo «rosidonzialo» o di 50 mila lire por i «somi-residenziali» (circa cinquemila), Ixi differonza Ira il toalimo doi partili o lo scontro sotterraneo dogli oporatori è che nelle comunità sono i casi concreti, le esperienze sofTerle, a dollaro lo scolle. Cos�è più difficile trovare posizioni nelle. Pira lutti, don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, che già si schieralo a fianco dei Ds, lancia una proposta al governo e alle forze dol volontariato sociale: «Vorrei aprire un tavolo di confronto tra le comunità, e tra noi o l'esecutivo. Ma ognuno dove spo�gliarsi dello proprie certezze, rimanero lontano dallo idoologio, por evitare lacerazioni e litigi». Molli guardano a questa tomposta come ad un ritorno indietro. l'erosa Marzocchi, cho a Sasso Marconi, vicino a Bologna, opera nella coniinità la Rupe, all'interno dol circuito dei Centri di accoglien�za fondali da un religioso somasco, padre; Ambrogio Possina, ha come un moto di stizza: «E' un diballilo superato; oggi il prtJblema ò qliollo dolio sostanze sintolicho, non di quelle leggere». E racconta la storia di Claudio, diciasseilenno bologne�se abituato a consumare ecstasy: sono riusciti ad agganciarlo davanti ad un palazzo del quartiere San Lazzaro grazie a un mediatore con i capelli lunghi. Lui ha accettato d�avoro un incontro con lo psichiatra e ora è in cura, nella speranza che le lesioni prodotte al cervello siano lomporanee. In genero i gruppi che lavorano per la «limitazione del danno» sono antiproibizionisti, come il noto «Li�vello 57» di Bologna, o come il Caps (Centro Aiuto Psico Sociale) di Bari. Ogni mattina il gruppo barese man�da in strada un camper, che prima va davanti alle scuole per fare azio�ne di prevenzione e distribuire vo�lantini, poi si ferma, dallo 9 alle 22, nel piazzale Aldo Moro davanti alla stazione e accogliere i disperati, tossici e barboni. Dirige il Caps un criminologo, Tonio Signorile: «Ser�ve una posizione precisa, e io sono d'accordo (tm i 'Ds, Wiche sulla somministrazione controllata». Col�piscono i dati delle loro indagini, effettuale sul campo: almeno il die�ci per cento dei giovani usa droghe sintetiche, mentre hashish e ma�rijuana arrivano al 70 per conto. Aggiungo l'esperto, consulente del supor-carcere di Trani: «E l'alcol? Perché dal Lingotto nessuno ne ha parlato?». A Lamezia Tenne don Giacomo Panizza dirigo la Comunità Progetto Sud, che opera con tossicodipenden�ti e malati di Aids: l'ultimo loro progetto s�chiama Symbios e tonta di coniugare la vita, il lavoro, gli affetii d�tanti disperati. In base alla sua osporienza, don Giacomo dice: «Proviamo con scien�tificità». E ricorda che l'eroina non è un farmaco, ma piacere. «Dunque è meglio fare uno sforzo por curarsi». Se questo vale por la somministra�zione controllala, don Panizza dico «no» alla legalizzazione e «si» alla depenalizzazione. Si schiera su posizioni decisa�mente divai so Emosto Olivero, fon�datore a Torino dol Scrmig, che esprime con un messaggio non pole�mico: «Liberalizzare? dice -. Sì, ma l'amore e la solidarietà. Perché il male fa sempre male, non si può mai intenderlo come il minor dan�no». E racconta di un tossico svenu�to dodici anni fa sulla porta del suo Arsenale della Pace, dove anche D'Alema si è fallo vedere durante il congresso diessino: «Mi chiese una bara per morire. Vive ancora e lavora con noi: chi bussa è sempre accolto, questo conia». Ma l'altro protagonista dol volon�tariato torinese non è d'accordo. Luigi Ciotti sostiene con passione le sue scelto: «Sottovoce, ma con net�tezza, noi diciamo che depenalizza�re il somplico consumo, por evitare una criminalizzazione che aumenta i danni, è anche una pre-condizione per educare». Secondo il fondatore dol Gruppo Abelo il punto centrale ó affrontare il nodo educativo, investire nella prevenzione. Infine, chiede una sperimentaziShe programmala, scienti�fica, di un'eventuale distribuzione controllala di eroina: ^Non una risposta mGdico-farmaòólogica, ben�s�un progetto di appoggio alla perso�na. Se questo non c'è, sono io che non ci sto».

Persone citate: Ambrogio Possina, D'alema, Delia Quercia, Giacomo Panizza, Luigi Ciotti, Marzocchi, Olivero, Panizza, Tonio Signorile

Luoghi citati: Bari, Bologna, Lamezia, Sasso Marconi, Torino, Trani