Badoglio e Cavallero, la sfida armata

Badoglio e Cavallero, la sfida armata Badoglio e Cavallero, la sfida armata due militari uniti e divisi da pari ambizione e rivalità nell'Italia fascista: una «coppia scoppiata». Come D'Alema e Veltroni, Cossiga e Prodi D/AI.KMA versus Veltroni, O Cossiga contro Prodi. Come si è già avuto occasione di dire affrontando la propen�sione italiana a dividersi su coppie eccellenti (Coppicontro Bartali, Mi�na contro Milvn, Rivera contro Mazzola) tutta la nostra vicenda nazionale è un'interminabile colle�zione di rabbiosi ping-pong tra avversari che, nella convinzione di scrivere pagine di storki patria, si dedicano in realtà all'intrigante gio�co di affrontare, e possibilmente sconfiggere, un contendente. Anzi, «il contendente»; tanto più indi�spensabile quanto più concepito, nei nascosti meandri della mente, come simile a sé. K di eguale valore, Cialdini, probabilmente, nel far inseguire dalle sue truppe un miti�co Garibaldi sulle falde dell'Aspro�monte, rimpiangeva il proprio per�duto destini)di cospiratore e agita�tore, oniwii sepolto (lenirò la divisa (In generale, E Mussolini, scrutan�do ìi colpi di spiato poliziesche dentro lo vite dei suoi ex compagni sovversivi, chissà (inule parte man�cante della propria esistenza anco�ra cercava. In questa rassegna di «coppie scoppiate» s^incastonano due stelle militari di prima grandez�za come Pietro Badoglio e Ugo Cavallero: gerarchi militari che, alternandosi i successi dell'uno alle débàcle dell'altro e viceversa, si muovono nei cieli dell'olimpo fasci�sta comi' hanno documentato la monumentale biografia dedicata al primo da Giorgio Rochat e l'ampio studio di Lucio Cova sulla perma�nenza del secondo al comando su�premo nel biennio H)4l-42. Quando, verso la metà deeli Anni Venti, Mussolini ha la bella pensata di nominare l'uno capo di stato maggiore generale e sottosejjret.irio alla fjuerra l'altro, questi due pi'si massimi della nomenklalura militare non sono più ragazzini. Badoglio è nato nel IB7i aGruzzano Monferrato e da li è partito verso una carriera che lo porta ad essere I rai i protàgbriisti della prima guerra mondiale: attorno alla di�sfatta di Caporetto, e al suo coinvolgimonto in essa, si trastullerà una commissione d'inchiesta che accu�muli! una quantità immane di mate�riale e dispiega i propri lavori su tempi immensi, inversamente pro�porzionali alle verità che finisce col far venire iilln luce. Cavallero, nato a Casale Monfer�rato nel 1880, e di quelli che s'iscri�vono, sin dai primi passi, ai vertici dell'istituzione sulla quale calibra�no la propria carriera (secretoria di partito se latino politica, direzione di giornale se si muovono nella carta stampata, stalo maggiore se vestono la divisa del professionista delle anni). Esce dalla grande guer�ra a trentott'anni od e già generalo di brigata: inoltre gli viene accreditata la pianificazione di quella bat�taglia finale di Vittorio Veneto con cui gli italiani, davanti agli alleati, cercano di concludere in bellezza e movimento un conflitto dove i mo�menti bui, i sacrilici immensi e sposso inutili chiesti alla truppa e ai quadri, hanno prevalso sulla genialità dei condottieri. Costretti a lavorare fianco a fianco tra i due generali lo scontro scoppia ben presto: «Hanno alle spalle ha scrino con la solita, lucidissima intelligenza Italo Pie�tra la stessa terra monferrina, lo slesso realismo, la slessa ambizio�ne all'aristocrazia e alla roba, la slessa esperienza di alti comandi e di manovre di corridoio, gli slessi appoggi "•'Hi' grande industria. Sali�li rapidamente verso il vortice della piramide che si chiama carriera. Badoglio e Cavallero sentono che ormai lo spazio si fa piccolo, troppo piccolo, per due ambizioni cosi grandi..,». Attorno all'odio che divide ma che, al tempo slesso, lega cosi forte�mente queste due personalità del mondo militare italiano e alle vicen�de e momenti che ne emergono si potrebbe costruire una poderosa narrazione: preziosa per compren�dere alcuni dei caratteri originari fondamentali del nostro Paese e metterò a fuoco alcune modalità con cui la classe dirigente di allora e di oggi esplica il proprio ruolo. Il loro contrapporsi all'inizio ha i ritmi di una commedia all'italiana: dopo ripicche e intrighi romani condili dalle opposte ramificazioni clionlelari monferrine i due come in una disfida all'OK Corrai si scontrano, durante una parala mili�tare che si tiene a Roma l'I 1 novem�bre del 1928. A cavallo, l'uno e l'altro ai lati di re Vittorio Emanuele, Badoglio e Cavallero non si parlano, corcano maldeslramenle, forse inconsape�volmente, di ostacolare il procodere della cavalcatura dell'avvorsario, rischiando di travolgere il so�vrano. L'episodio è cos�clamoroso che il re, finita la cerimonia e tomaio al Quirinale, prende il tele�fono e chiede a Mussolini la tosta di Cavallero. Concessa immediata�mente visto che il rampantissimo generale oltre a fare incetta di rapporti nel mondo dell'industria (amministrerà anche l'Ansaldo) è legalo a Farinacci od altro frange del fascismo che il Duce corca di tenere a bada. Il momento della rivalsa giunge nel dicembro del 1940 quando Ca�vallero, sempre più legato all'allea�to tedesco, succederà a Badoglio nella carica di capo di stato maggio�re generale. La commedia all'italiana assu�me, nel suo concludersi, tratti da tragedia: vi è, nel luglio del 1943, il tracollo di Mussolini e l'emergere di Badoglio come capo del nuovo governo. In quell'ostato, mentre i tedeschi da alleali si trasforma�no sempre più esplicitamente in occupanti della penisola e della capitale, Badoglio è deciso a siste�mare i conti con l'avversario. All'in�domani del 25 luglio, prendendo possesso della sua nuova carica, la prima domanda che pone ai suoi sottoposti è: «Avete arrestalo Caval�lero?». Badoglio invia il generale Carbo�ni, un duro del Sim, a interrogare l'avversario messo agli arresti: «Cai gava '1 sang» (gli cavi il san�gue) ordina. Cavallero, sperando di saltare sul carro di quello che gli sembra il vincitore, ricostruisce in un memoriale i suoi passi recenti, in funziono di un golpe antitedesco e antimussoliniano. Quando l'B sellombre Badoglio scappa assie�me alla corte verso Pescara, lascia in bella vista sulla sua scrivania romana il «memoriale Cavallero». Alle forze di sicurezza tedesche, che nel frattempo hanno liberato il generale ospitandolo nella loro am�basciata, il documento non sfugge. L'ultimo degli alti gradi militari italiani a vedere Cavallero, il 13 settembre, è il maresciallo Cavi�glia: «Sono prigioniero, domani mi portano a Frascati, mi metteranno una palla in testa» gli sussurra prima di allontanarsi. Accade proprio cosi. L'avversa�rio di Badoglio muore forse assas�sinato dai tedeschi, forse suicidato per un colpo di pistola alla tempia. DA LEGGERE Giorgio Rochat Badoglio Utet, Torino 1974 Lucio Cova La condotta italiana della guerra, Cavallero e II Comando supremo Feltrinelli, Milano 1975 Enrico Caviglia Diario: aprile 1925-marzo 1945, Casini editore, 1952 Da sinistra Pietro Badoglio e Ugo Cavallero, nominati da Mussolini a metà Anni 20 l'uno capo di stato maggiore e l'altro sottosegretario alla guerra: furono spietati rivali w

Luoghi citati: Caporetto, Casale, Frascati, Italia, Milano, Monferrato, Pescara, Roma, Torino, Vittorio Veneto