RAPSOIAD PER PARII

RAPSOIAD PER PARII RAPSOIAD PER PARII smAdzoriola letscfinPoScMli mpeincessante. Il tema forte, dopo Mal^J lamie, è la natura problemaliC^^ l'illegittimità, per cos�dire, dell'oft^/ gine slessa. L'mcompiutezza, ì'eif'}^ cesso di stesure, schizzi, note, reyjj^sioni, accerchia e sovverte il lesto, attraverso il continuo suggerimen-: lo e l'allusione a soluzioni altemat^^ve, a «ciò che sarebbe potuto e^&fTre» ancora una categoria che fa-dp vColeridge il pre-modernista. Ben// prima di Valéry, l'intuizione fece fflTche qualunque scritto, partitiifcU*^opera d'arte compiuta, per non dijp,, pubblicata, significasse la morte della sua intenzione, della viatontf^jconcettuale che l'aveva ojjigpiattf': Curiosamente, questa convezione^del non-finito abbraccia i dite fìgi,. rappresentativi della filo^ifia'"del XX secolo. «Tempo ed eéere» di Heidegger manca della .'promessa terza parte; e dove sonale totalità l'omialiinWitlgensteiùT'/j; ,. ..-Circostanzeesleme^iannoavjUto .,la loro parte. Nella/barbane di^([uesto secolo, ad artisti, scrittori, intellettuali è siala data Jpesso la caccia. Sono slati trasfiórmati in profughi, banditi dalla loro lingua, dalle comunità di riferimento nelle,. quali le loro composizìonravrebla^ Sono slati ro potuto dispiegarsi costretti a produne testi brevi ed esopiani sollo la pressione dei biso�gni materiali e della censura, I manoscritti sono stati confiscali e i bozzetti distrutti. Tele e partiture sono state, letteralmente, spappola�le. Ma c'è, nella condizione moder�na, una pressione più profonda con�tro la perfezione, dove la parola significa «compimento compiuto». L'«accelerando» e la violenza della storia recente, la scomparsa su lar�ga scala dei privilegi della riserva�tezza, del silenzio, dell'ozio, che assicuravano la pratica classica del�la lettura e della risixista estetica, l'economia dell'effimero, dell'usa-egella e del riciclabile che alimenta il mercato dei consumi di massa, nei media come in fabbrica, milita con�tro lo leggi della compiutezza e della totalità. Come possiamo richiamare la fiducia quasi megalomane che metteva ordine nell'umanilà schie�rata della «Comédie humaine» di Balzac 0 della tetralogia di Wagner? Il collage di detriti, di effimero, di inezie, è uno specchio dei tempi. Ognuno di questi aspelli riguar�da Walter Benjamin. Assai prima della catastrofe, la sua autoconsape�volezza, lo scenario della sua sensi�bilità, erano quelli dell'emigrante e del senzatetto. 11 ritmo della sua esistenza era errante. Vita familiare di qualunque genere, intermittente. Benjamin era, per dirla nel linguag�gio derisorio antisemita, un Lufimensch, un uomo d'aria, a casa, ammesso che potesse sentirsi a casa da qualche parte, in alberghi di lerz'ordine, pensioncine o stanze degli ospiti di amici comprensivi. Le sue amicizie erotiche erano irrequie�te e intrusivo nella naturale solitudi�ne di un vagabondo. Il credo del provvisorio, dell'inappagato, presie�deva a qualunque moto dello spirilo e del desiderio nella sua non-carrie�ra. In cambio, o simultaneamente, il coinvolgimcnlo di Benjamin nel marxismo, il suopos de deux con il sionismo e la reiterala idea di emi�grare in Palestina, i suoi flirt con l'hashish, i suoi segnali, allo slesso tempo ardenti e ironici, che potesse esserci un posto per lui nel mondo accademico, assunsero un tenore inevilabilmonble frainmenlario e dispersivo. Avevano l'instabilità transeunte e l'intermillenza artico�lala dei caffé nei quali venivano dibattuti all'infinito. La sala di lettu�ra della Biblioteca nazionale di Pari�gi fu forse per Walter Benjamin la cosa più vicina a una patria. Il suo suicidio in uno srftiallido albergo di frontiera (tra Francia e Spagna, nel 1940) fu emblematico l'emblema e la sua chiaroveggenza allegorica essendo uno dei principali temi di Benjamin del suo viaggio crepusco�lare. Gli scritti riflettono immediata�mente questa assenza di casa. L'ini�ziale, rifiutata, dissertazione su «Il dramma barocco tedesco» è l'unica monografia completa. L'opera di Benjamin esiste nella forma di sag�gi, prefazioni, conferenze, drammi radiofonici e testi giomalislici. Re�censioni, racconti di viaggio, elzevi�ri su un'ampia gamma di argomenti culturali e sociali dal cinema alle case di bambole, dalle divagazioni bibliofile all'architellura rivelano i precari mozzi di sussistenza di Benjamin ma anche i collage contin�genti cosi caratteristici delle sue inclinazioni. L'ispirata traduzione di Proust è rimasta un torso. Il prolisso articolo enciclopedico su Goethe fu respinto dai committenti sovietici. Moltissimi scritti sono an�dati persi. I maestosi tomi degli «Gesammello Schriften» rappresen�tano un illusorio miracolo. L'effime�ro è stalo recuperato e rafforzato con le travature di un'erudizione spesso monumentale. Ma il genio dell'incompiutezza, il senso che lut�to, iranno un pugno di lesti, e per cosi dire stesura successiva, diffi�dente di epilogo, sosiK'ltosa di finali�tà, è inevitabile. E' perciò assoluta�mente approprialo che il compimen�to supremo consista di diciotto nota�zioni aforistiche: le famose, alta�mente autorevoli «tesi» sul concello di storia, con la loro invocazione del «vento tempestoso dal Paradiso» che spazza lutto. La genesi di «Parigi, capitale del XIX secolo» è labirintica, proprio come Benjamin. Fu nel 1927, sollo la forte influenza di «Le Paysan de Paris» di Aragon, che Benjamin iniziò a progettare un saggio sul tema di Parigi. Esistono prove che, anche in questo stadio precoce. c'erano già alcuni motivi cardinali: la Parigi deH'BOO come «dimora della collettività»; i cambiamenti indolii dal consumo urbano dei prodotti mercantili; le fantasie sur�realiste legate alla demolizione del vecchio «Passage de l'Opera». Inizialmente, Benjamin vedeva il suo progetto come «eine dialoklische Feerie», una fantasmagoria dialetti�ca: un titolo più accurato e suggesti�vo, forse, di lutti quelli che vennero dopo, Quando riprese a lavorare su questo materiale, nel suo esilio pari�gino del 1934, Benjamin aveva in mente un certo numero di possibili titoli. «Passagenarbeit* sarebbe sta�lo effeilivanienle mollo più nello spirilo dell'iniziativa. Denoia un «work in progress», un silo in co�struzione che differisce giustamen�te dalle implicazioni non-completa�bili e scultoree della parola «Werk», L'alternativa ricorrente era «Parigi, capitale del XIX secolo», la versione nota a coloro che seguirono e appog�giarono la ricerca. «Progetto Portici» è, inevitabilmente, ungoflbcom promesso. Il faticoso lavoro di Benjamin sarebbe durato, con frequenti inter�ruzioni, tredici anni. La sua misere sempre più profonda, percepita chiaramente come fallimento del Fronte popolare, la vana speranza di adeguare «Parigi, capitale del XIX secolo» ai desideri di Horkhei�mer e Adorno ufficiali pagatori indispensabili ma recalcitranti -, le avvisaglie di una guerra mondiali1 resero il compito terribile ed essen�ziale. Esso offr�a Benjamin un perno intorno al quale organizzare i lavori e le giornate. Cosi spaziosi', rosi fluide furono le m^' mi isivi impronte nelle lettere .1 Scholcm negli schizzi sottoposti all'Institute of Social Research, nel iGi sami pian» del 1939 che potrebbero abbracciare pra eli alleli come la monografia di Baudelaii progettata 0 il segu ti I un in sta sulla letteratura francesi modi 1 11,i, con particolari riferimenti si 1 surrealismo sia a Proust Il lavorìi attraversò molte fa L'abbozzo del 1935 anticipa sei sezioni principali. Quello del 19391un pentagramma, modellato sul�l'edificio a cinque parti dei »Fleurs du mal». La scoperta che Benjamin fece, attraverso l'tEnfi rmé» di Gu�stave Geffroy, del leader utopista rivoluzionario Louis-Auguste Blan qui, nel 193G-37, modifica profonda�mente «Parigi, capitale del XIX sei 0 lo». La cosmologia mistici di Blanqui, nel suo «L'Elernité par les astres» del 1872, diventa cnn 1 Benjamin metterà a confronti terribile visione che Blanqui ha dell'universo •■rumi' catastrofe manenti») 11 ni la dottrina nietzsc iu un dell'eetemo ritomo» e il senso baudelairiano della vittimizzazii socio-politica come inferno lettera rio sulla tetra nelle «làtanies de Satan». U cupo battito di tamburi in «■Parigi, capitale del XIX secolo» è quello delle succesive disfatti proletariato nel 1830, 1839, 1818 e 1871, alle quali Benjamin aggiunge quella degli Anni 30 nelle democrazione occidentali non meno che nel Fascismo, Nazismo e Stalmismo.lOuesta è, di fallo, una lettura molto parziale del radicalismo uto�pista di Blanqui), Ma ora, nella sua lulta incessante per trovare generi narrativi e analitici appropriati, il leviatano spesso arenato ili Benja�min riemergerà contro il «ciclo infer�nale della ripetizione», il tenore ipnotizzante del de}à vu. Come in un carcere di Piranesi, le «arcale» diventano spirali belì'ardc. CONTINUA A PAGINA 12 PRIMA COLONNA La grande opera sulla «capitale del XIX secolo», uno straordinario collage di citazioni, un intreccio di economia, sociologia e psicoanalisi, che interpreta sogni della modernità Walter Benjamin filosofo errante nella Ville Lumière APSOIAD PER PARII fflraiiui Ui. itratt STEINER al^J C^^ ft^/ •' eif'}^ yjj^i. sto, en-: * t^^u: ^&fT?. -dp v,*en// e fflT',"', ifcU*^'^ ijp,, éfi. rte ntf^jr \ ttf': s»*, one^r-V;, fìgi,. Z J y del t '3 di ylZc' ssa y^ ità -^ j, ..ì'jC' Uto .,:; -/^ di^v 5 ori, * ' Z t la ^/, in ua, elle,. ^r la^ ' ati La grande opera sulla «capitale del XIX secolo», uno straordinario collage di citazioni, un intreccio di economia, sociologia e psicoanalisi, che interpreta sogni della modernità ■fr Walter Benjamin filosofo errante nella Ville Lumière "Z e ^t *u*

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