Cossiga: largo ai Saggi

Cossiga: largo ai Saggi Mani Pulite, dibattito col Guardasigilli per il libro su Citaristi i«asg« Cossiga: largo ai Saggi invialo a PALERMO STRAPPA applausi Francesco Cossiga, più del ministro Diliberto, alla platea venuta ad ascoltarlo inunaginando qualche picconata delle sue. Tante perso�ne, tra le quali non mancano signore impellicciale e inquisiti che si considerano vittime d'ingiu�stizie, radunate dalla casa editrice Sellerio nel palazzo che fu sede dell'Inquisizione per la presenta�zione del libro «Il caso Citaristi», scritto dal giornalista Enzo Carra. L'uomo che comparve in tv con gli schiavetloni ai polsi, una delle icone negative di Mani Pulita, al quale adesso Cossiga ricorda: «Io te lo dissi che ti avrebbero arresta�to, non appena mi raccontasti il primo interrogatorio che ti fece Di Pietro». Oggi su Tangentopoli prende quota l'idea di una commissione d'inchiesta, ma Cossiga ribadisce il suo no: «Tangentopoli spiega ò solo una faccia della medaglia, sull'altra ci sono i finanziamenti dell'Est ai partili della sinistra. E tantopiù sono contrario a ima commissione d'inchiesta parla�mentare, perché l�le cose funziona�no come al Csm, che io ho presiedu�to: ci sono le correnti che, di fronte a un pacchetto di azioni disciplina�ri contro un certo numero di magi�strali, dicono "ne assolviamo 3 di questa corrente, 4 di quella e 5 di quell'altra, poi loro ci danno un procuratore e noi in cambio gli diamo 2 prelori, un gip e un gup' ». Applausi convinti della platea al picconatore «ma io piuttosto sono un vigile del fuoco che visita i palazzi lesionali e indica le crepe», dice che con un solo coli» ha centrato Parlamento e Csm. E il ministro della Giustizia Diliberto, che cosa pensa della commissione? «Io credo risponde che per come s'è configurata finora si trasformerà nell'ennesi�ma rissa sulla giustizia, e dunque sono contrario. Ma se si farà non mi metterò di traverso, visto che alcuni alleati di governo sono favo�revoli». Il terzo ospite del dibatti�to, l'avvocato e senatore ds Guido Calvi, è appena tornalo da Torino dove la maggioranza della Guercia ha volalo a favore della commissio�ne, e dice: «Ben venga, perché cosi si accerterà che non è vero che non s'è indagalo a sinistra; due anni fa 4000 agenti di polizia giudiziaria hanno perquisito le federazioni del pds di tutta Italia, e non abbiamo protestalo». Nessun ap�plauso. La controproposta di Cossiga è una commissione d'inchiesta «di grandi saggi» che faccia luce «sul finanziamento del sistema politico italiano, legale e illegale, dall'llalia e dall'estero, dal 1945 al 1989» cioè l'anno della caduta del muro di Berlino che a delta di lutti i presenti è il vero spartiacque che rende possibile Mani Pulite. «La quale illustra l'ex-presidente del�la Repubblica fu un'operazione politica e non giudiziaria, perché se fosse stato solo un fatto giudizia�rio dovremmo chiederci come mai certi magistrati poi dimostratisi implacabili nulla avevano fallo in precedenza, e anzi banchettavano con i loro futuri inquisiti. La verità è che il giudice non può essere indipendente in maniera assoluta, ma e influenzato dall'opinione pubblica e dalla politica». Ancora applausi. Come quando Cossiga attacca Calvi che ricorda r«lo so» di Pasolini del 1974 («quel�la è una concezione giacobina e stalinista della giustizia che io rifiuto!», lo interrompe), salvo poi esaltarne un'altra frase: «E1 sem�pre meglio assolvere un colpevole che mettere in galera un innocen�te», che al senatore ds vale quasi un'ovazione. «Ringrazio Calvi per la lezione che ci ha dato», dirà poi l'ex-capo dello Stalo prima di iro�nizzare sulla Dia e su alcune in�chieste antimafia avviale dalla Procura di Palermo sotto la gestio�ne di Gian Carlo Caselli, del quale l'avvocalo Calvi è difensore nelle numerose cause per diffamazione intentale dal magistrato. Ma Cossi�ga ne ha pure per il nuovo procura�tore di Palermo Piero Grasso, che in mattinata aveva proposto l'abo�lizione del processo d'appello: «Fosse stalo un mio studente l'avrei bocciato, per questa e per tante altre cose». Igio. bia.l li ministro Diliberto: la commissione diventerebbe un'arena politica L'ex Presidente: finirebbe come al Csm dove si lottizzano anche le sentenze

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