Suore, violette, pennelli: quelle vite sono dei biscuit di Bruno Quaranta

Suore, violette, pennelli: quelle vite sono dei biscuit Suore, violette, pennelli: quelle vite sono dei biscuit EFFERATI, felpati, eleganti, cesellati, ecco: fatti a mano, una varietà di biscuit, un minuetto sulfureo Elisabet�ta Chicco, in attesa di ultimare il romanzo neo-gotico «Idoli e carne�fici», porge tre racconti che confer�mano le doti rivelate nella prova d'esordio, «Le ali di Mercurio», edizioni La Tartaruga (come di�menticare, in particolare, il necro�filo marchese Isidoro Parrucca della Rocchetta?!. Ancora atmo�sfere torinesi, sapientemente da�tate (appare anche «un professore tedesco, che ha uno di quei nomi ostrogoti di laggiù, Nizsche...Nietzsche»), ancora una giostra di «tipi origi�nali», come li identifi�co Guido Ceronett�in un lontano elzeviro («Godono di una vita interiore notevole, travagliata e serena tra due orec�chie e due ventricoli sensibili»), ancora un occhio impeccabile nel cogliere le sfumature d'anima, parodiandole, folgorandole, per�ché no?, scorticandole, ma con garbo, secondo un galateo mille volte distillato, un'essenza di fon rire. «Fou rire» e uno dei sei giroton�di che la burattinaia Elisabetta Chicco (sì, è una magistrale agitatrice di fili) inscena: «cascata trillante di risatine gentili» per attore solo, abilissimo, di ponnelata in pennellata, ad accendere la bella donna. «"Ah essere pittore!" mormoravo tra me e me, mentre scendevo, adagio, questa volta, le lunghe antiche scale. 'Ah, essere pittore!"». E' «L'avventura di una suora» la storia che battezza l'operetta. Ovvero lo tentazioni di suor Ausi�lia, immolatasi sui vassoi di una Fiera carnevalesca, mirabilmente restaurata, di sapore in profumo (non escluso di «péché»), di pig�mento dialettale (mai si inciampa RECENBrQua IONE no nta nella macchiettai in miseria «de ce mon�de». 11 lapis di Elisa�betta Chicco ora è un grano di intenso ora ò un ago ora è un felice rabdomante che dis�seppellisce suoni clas�sici, quindi dùnenticati: «Una giovanile gaiezza dava irrefrenabili impulsi di danza alla sua andatura anserìna». Depositaria della verità che non sfuggi a Cosare Pavese («Tori�no è una portieria»), Elisabetta Chicco colleziona manie, bizzar�rie, fuoriuscite di senno, prude�rie, peccati mentali e no. Nulla le sfugge, abilmente si aggira nei misteri umani, noi sottosuoli e nelle altane, scruta e indaga e svela. Potrebbe essere diversa�mente por chi ha riesumato il «pipelet» di Sue? («Dal bugigattolo della portineria, sotto l'immagine della Consolata, con i lumi e i fiori di carta davanti, usci il pipelet»!. Siamo in «Tragrossioni», la mo�glie di un Travet nella vana attesa di un tenente «comprò candele olandesi e pasticche alla violetta per dare uno scopo alla sua passeg�giata». «Violette sul cappello», la metamoriosi femminea di un auli�co dirigente industriale, è la vetta narrativa toccata da Elisabetta Chicco. Non dimenticando «Dirim�petto» («un dente grigio, guasto» sabota il desideralo vis-à-vis) e l'estrema «Storia d'amore», com�media cruenta eppur giocosa. Ap�plausi. Elisabetta Chicco L'avventura di una suora Lupetti A Fabiani, pp. 120. L. 15.000 RACCONTI RECENSIONE Bruno Quaranta

Persone citate: Elisabetta Chicco, Fabiani, Lupetti

Luoghi citati: Cosare Pavese