Zibaldone di provincia
Zibaldone di provincia Zibaldone di provincia RECENSIONE Sergio Peht OGNI tanto accade di scor�rere le righe di qualche oscuro o solitamente anonimo narratore e trovarci un involontario punto di riferimento esistenziale. Co�me se la bacchetta di un'ispira�zione magica cavasse dal nulla un vagito di semplice, umana saggezza, che senza dirti nulla di nuovo riesce a riconciliarti con to stesso nell'euforia di quell'attimo, riequilibrando su un indirizzo più sereno le noio�se ondate dei dubbi quotidiani. Ugo Cornia è oscuro in quan�to esordiente, è nato e vive a Modena, ha poco di trent'anni. Sappiamo solo questo e ciò che in questa allegorica autobiogra�fia familiare sopra le righe rievoca, in una narrazione che giunge da distanze inusuali, quasi tla uno di quei mondi paralleli a cui accenna spesso nelle sue pagine. Non sappiamo altres�quali siano i riferimenti letterari di Cornia, ma molta ilarità padana traspare dallo stile ammiccante e colloquiale, sempre in bilico istintivamen�te tra poesia della quotidianità e facilonerie da osservatorio di piazza. Non è tanto quel che l'autore racconta a tener desto l'interes�se, né come lo racconta una sorta di accumulo memoriale altalenante tra diverse fasce di recente passato ma sono le svagate divagazioni sui temi assoluti della vita e della morte a rendere questo zibaldone fa�miliare un punto di raccolta dei desideri minimi necessari ad una felicità insistita, ad oltran�za, appunto. Il narratore si barcamena con ideali mai venuti a galla e la compagnia di tante ragazze in�tercambiabili: vede morire uno dopo l'altro la zia e i genitori, ovvero i suoi unici punti di riferimento. Ebbene, al di là della dolenza e dell'assenza, egli riesce a gestire i suoi passi solitari in un percorso di giochi memoriali assurdi nella loro bonomia, ma in grado di acco�gliere la sofferenza come un invito a nozze del destino. An�che il ricordo è un motivo per continuare ad essere felici sen�za battute d'arresto. Quello scritto da Cornia è un microcosmo di semplicità pro�vinciali in cui tutti anche i genitori defunt i sembrano correre attorno a se stessi per cercare il modo più balzano e indolore per sopravvivere. Emergono circostanze usuali dialoghi, consigli di vita, osser�vazioni adulte accanto a una più complessa opera di forma�zione nata dall'accadere delle cose nella loro essenziale natu�ralezza. Cosi diventa normale veder passare in bicicletta il padre morto, «sul bordo del mondo», ovvero quell'ideale confine tra chi respira e chi ba smesso quasi per gioco di farlo. Perché è poi solo questa la banale differenza, secondo il nostro orfano modenese. E la tranquillità si può trovare an�che vegliando in silenzio la salma paterna, o ascoltando i rumori del passato nella vec�chia casa ili campagna tla dove, in tondo, nessuno se n'è mai andato. E nella considerazione che ogni persona O almeno una su dui; abbia qualcosa di unico da offrirci, si può vivere bene, in un eterno presente di sorpre�se anche minime. Pur non presentandosi come un manuale di sopravvivenza, il libro romanzo? di Conila è un osservatorio privato sulla realtà e sul destino, che nelle sue rotte grottesche e a volte deliranti inette buonumore, of�fre spunti d'involontaria rifles�sione, ci fa conoscere uno scrit�tore giovano ma felicemente senza età. L'esordio di Cornia: un osservatorio privato sulla realtà e sul destino, lungo rotte grottesche e talvolta deliranti Ugo Cornia Sulla felicita a oltranza Sclleno.pp 141 L. 15 000 ROMANZO
Persone citate: Cornia, Sergio Peht, Ugo Cornia
Luoghi citati: Modena
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