Roma, maccheroni e belle donne

Roma, maccheroni e belle donne Roma, maccheroni e belle donne Giovanni Faldella, una penna mordace nel raccontare il traumatico incontro tra la città dei Papi e la gente del Nord in trasferta CHIi tutto le strado [joriino a Roma e cosa nota: anche in questi nostri giorni prima o IK)i si finisce tutti li, dai pellenini mossi dal Giubileo al popolo leghista giunto su convocazione di un manifesto che mostra il Colossei.' in fiamme, a punizione della capita�le ovviamente ladrone, Del resto ad ogni fase della no�stra storia nazionale corrisponde da sempre la calala su Roma di una determinata schiera di «buzzurri» (termine che inizialmente designa�va i venditori ambulanti di casta�gnaccio calali in citta dalla campa�gna e dall'Appennino o, solo succes�sivamente alla presa di Porta Pia, va ad indicare i funzionari piemon�tesi, 0 più in generale forestieri approdati nella neocapitale del Re�gno d'Italia), Tra le penne più mordaci nel raccontare il traumatico incontro ira la citta dei l'api e le avanguardie della genie del Nord mandala in trasferta sul Tevere per insediarvi tutto le propaggini del nuovo Stato unitario vi è senza dubbio quella di Giovanni Faldella. Autore di qual�che decina di volumi che spaziano dalla narrativa («Madonna di fuoco e Madonna di neve», forse il più riuscito) al reportage, dalia polemi�ca polii ice alla divulgazione storica. Faldella apparterreDbe visto che a nato nel I (l'Ili alla generazione degli scapigliati. La sua scrittura -quando studen�te di giurisprudenza arrivato a Tori�no dalla natia Saluggia l'onda il «Velocipede» all'inizio attingo ai più violenti luoghi comuni anticleri�cali e antimonarchici. Motivo più che suffìcienle, di quei tempi, per assicurare un velocissimo passag�gio della testata (sulla quale Faldel�la si firma con lo pseudonimo di Spartivento) a miglior vita. Ma io scapiglialo impara presto a |x;tiinai"si e, sia pure senza repenti�ni trasformismi, ((nello che per incli�nazione di carattere e forza polemi�ca avrebbe potuto ossero una lucen�te ma veloce cometa dell'anticonfor�mismo, lo sheffeggiatorc imperti�nente dei sacri numi delle patrie lettere e della nomenklalura politi�ca del Regno, si trasforma. Accade a poco a poco: articolo dopo articolo (è corrispondente da Roma della Gazzetta Piemontese), libro dopo libro, incarico parlamen�tare dopo incarico parlamentare (entra alla Camera nel 1(581 prima subentrando al suo avversario, il marmoreo generale Beitelo Viale nominalo sonatore, poi con regolari elezioni che lo confermano più vol�le, sino ad assurgere anche lui nel 1896 al laticlavio). Il giovane Faldella invecchia; si fa maturo, moderato, morbido. Forse questa è la ricella che gli consente di sopravvivere a lungo visto che, tornalo nella natia Saluggia carico di onori, vi muore nel \'.i2H. Ma certamente è ormai altra persona rispetto a quella gralfianle, stralunala, disincantala verso i miti risorgimentali che polarizzava�no ancora i suoi coetanei che nel decennio successivo alla [irosa di Roma, fa i conti con il «cantiere della capitale». Un cantieri! ovvia�mente non solo edilizio o urbanisti�co ma soprattutto umano e politico, sociale e culturale, momento di costruzione di qualcosa che si so�vrappone alla città reale e ai suoi abitanti, impacchettandoli (lenirò una sorta di palcoscenico che si proporrà come ribalta centrale del�la vita del Paese. Senza diventarne mai secondo l'opinione di alcuni il cuore o il cervello. Faldella inizia con brevi, fulmi�nanti pozzi scritti per il «Kanfulla» di Roma tra il 1874 e '75. Quindi li assembla nel volumcllo «Un viag�gio a Roma senza vedere il Papa» che, pubblicalo nel 1881, costitui�sce una delle sue cose più godibili visto che procode, per esplicita pre�mossa dell'autore, a delineare pagi�na dopo pagina il conflitto «tra la Roma vera e presente e ((uella che ci eravamo immaginala, ficcata anticipalamente nella testa». E se la Roma che cade sotto gli occhi non n quella sognata molti, anche tra i coriacei combattenti risorgimentali, si comportano af�ferma Faldella come «quell'inglesina, mia compagna di vettura, che abbassò le cortine agli sportelli per non essere disturbata dalle vedute del di fuori nella lettura della sua Guida». Perché so la realtà circostante non corrisponde alle speranze matu�rate o alle descrizioni del Baedeker che si ha tra le mani si è spesso portali a ritenere che sbagliala sia la realtà, non la guida che si sta sfogliando. Per evitare questo rischio l'auto�re di «Un viaggio a Roma senza il Papa» si cela dietro Geronimo, sin�daco di Monticella, un posapiano sabaudo calato nella capitale assie�mi; al suo segretario comunale per seguire una diificile pratica burocralica. li' un alter ego che serve a Faldella per mettere in corto circui�to la magmatica e indefinibile quoti�dianità romana con la precisa net�tezza e l'asciutta linearità del visita�tore subalpino. Un visitatore, Geronimo, lineare ma attento anche alle curve visto che stanno alla base della sua minu�ziosa classificazione delle donne romane dove, dopo aver affermalo con lapalissiano rigore che de belle donne a Roma sono veramente bel�le», prosegue affermando che van�no distinte in tre ordini: « 1 ) Romanone; 2) Romane; 3) Romanine». E per chi volesse ulteriori delucidazioni si dilunga in ulteriori classificazioni e descrizioni («Lo romanone sono bar�ricale che stoppano un viottolo e fanno scuro in una sala...»). Ma dalle strade di Roma il buon sindaco venuto dal Nord, dietro il quale si cela Faldella, sa alzare gli occhi. Guarda oltre il cantiere rumo�roso e ambizioso della capitale in costruzione e delle intrecciate sto�rie di affari e di politica che vi stanno confluendo e scorge il cielo. E' un cielo cosi diverso da quello che sta sopra lo vile che trascorrono nel Settentrione d'Italia: «Il cielo dovrebbe, come lo Statuto del re�gno, essere eguale per tutti. Eppure non è cosi. Il cielo per i miei ammini�strati di Monlicelia e duro, cosicché pare a loro che se potessero salirvi sopra un globo aerostatico vi dareb�bero una capala, si fracasserebbero le tempia. Invece il cielo di Roma è morbido; esso invila, lira e riceve». Pochi anni dopo, scrivendo «Ro�ma borghese» un libro dove ad ogni pagina è un succedersi di vile «buzzurre», di quartieri nuovi («Le nuove vie si spalancano con gioviali�tà meneghina, frescura ginevrina, dirizzura torinese...») Faldella sem�bra già caduto ostaggio della nostal�gia. La realtà della capitale alle prese con il nuovo Regno d'Italia e tumul�tuosamente davanti a lui ma l'ex scapigliato, giunto in una trattoria, si perde a seguire una scritta incor�niciala sulla parete. E' stala lascia�ta pochi anni prima ma sembra venire da un tempo assai più lonta�no. Con calligrafia inglese, da regio impiegalo, da quella cornice viene testificato all'oste romano: «I vostri maccheroni sono i migliori di tutta Europa». Firmato Giuseppe Garibal�di. DA LEGGERE Giovanni Faldella Un viaggio a Roma senza vedere il Papa a cura di Pier Massimo Prosio Edizioni Centro Studi Piemontesi. Torino 1988 Giovanni raldolla Roma borghese Cappelli, Bologna 1962 Tutte le strade portano a Roma: l'anno giubilare richiama nella capitale il popolo dei pellegrini. La storia nazionale abbonda di calate forestiere all'ombra del Cupolone

Persone citate: Cappelli, Faldella, Giovanni Faldella, Giuseppe Garibal, Pier Massimo Prosio