Piano di Clinton per il ritiro dal Golan
Piano di Clinton per il ritiro dal Golan Il quotidiano arabo «Al Hayat» rivela la svolta nei negoziati in West Virginia Piano di Clinton per il ritiro dal Golan «Vìa gli israeliani e Damasco sposti i suoi missili» NEW YORK A Shepherdstown, nella West Virgi�nia, continua il negoziato di pace tra Siria e Israele. Secondo quanto riferito dal giornale intemazionale in lingua araba «Al Hayat», nel «promemoria» di un documento di lavoro preparato dal presidente americano Bill Clinton si formaliz�zerebbe per la prima volta, nero su bianco, la disponibilità di Israele a restituire alla Siria le Alture del Golan, In cambio, continua la fon�te, sarebbe stato suggerito che le truppe di Assad dovrebbero ritirar�si a Nord di Damasco, lontano quindi dalle frontiere israeliane. Le altre condizioni poste da Israe�le, e incluse nel documento ameri�cano, dicono che per restituire alla Siria la totale sovranità sul Golan una volta smantellati gli insedia�menti ebraici dalle alture conqui�state nel 1967 Damasco deve ridurre le proprie Forze armate e spostare i propri missili nella parte settentrionale del Paese, La pubblicazione del documen�to ha «indignato» la delegazione israeliana che si trova a Shepherd�stown. «È un documento parziale e pertanto incompleto», ha commen�tato ufficialmente la commissione. «La battaglia per la definizione delle frontiere sarà lunga e difficile e Israele difenderà i suoi diritti», hanno detto fonti della delegazio�ne israeliana. Il primo ministro israeliano Ehud Barak e il ministro degli Esteri siriano Farouk al-Sharaa per la trattativa sono rimasti reclu�si una settimana nell'isolata citta�dina del West Virginia. Barak ha fissato la partenza per domani sera, come anche al-Sharaa. Alle spalle si lasceranno i loro collabo�ratori che, divisi in varie commis�sioni ad hoc, continueranno a di�scutere punto per punto. Prima però, si diceva, ci sarà un loro ulteriore incontro con Clinton, che prevedeva di andare a Shepherd�stown nel pomeriggio di ieri e di incontrare Barak e al Sharaa prima separatamente e poi insieme. Il suo veniva indicato come una sor�ta di «arrivederci a tempi migliori» e un richiamo alla «pazienza», visto che «per porre fine a un'inimi�cizia di 50 anni occorre tempo», come diceva una fonte del diparti�mento di Stato. Anche tempo appa�rentemente da sprecare, come quando le due parti si sono incapo�nite per tre giorni a discutere (oltre tutto per interposta persona, sen�za mai parlarsi direttamente) non dei problemi, ma di quali di essi dovessero essere discussi prima degli altri. Solo venerd�r«arbitro» Clinton si è presentato suggerendo come continuare. E qui la «prefe�renza» americana nella disputa sullo scadenzario dei problemi è risultala a favore della Siria. Uno degli uomini di al-Sharaa ha detto infatti, senza nascondere la sua soddisfazione, che il documento di Clinton mette al primo posto il problema dei nuovi confini da stabilire, proprio come avevano fatto i siriani, mentre la delegazio�ne israliana ha confermato l'esi�stenza di quel «suggerimento» americano, ma a denti stretti, sen�za il minimo commento. (f. p.| Tel Aviv insiste «La battaglia per le frontiere è ancora da giocare»
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