Una pace da 130 mila miliardi di Franco Pantarelli

Una pace da 130 mila miliardi Una pace da 130 mila miliardi Siria-Israele, sale il prezzo della riconciliazione Franco Pantarelli NEWY0RK Le discussioni fra Israele e Siria proseguno con difficoltà, il dipar�timento di Stalo americano si lascia sfuggire di avere «limitate aspettative», ma a tenere banco seppure «a latere» è ancora la questione economica, cioè il «co�sto» che avrebbe la pace fra i due antichi nemici, nel caso che i colloqui andassero a buon fine. Nei giorni scorsi si era parlalo di 17 miliardi di dollari (pili di 30,000 miliardi di lire) che gli americani avrebbero dovuto sborsare per compensare Israele (in termini di nuove armi e di servizi di informazione) della perdita del vantaggio strategico di cui attualmente gode con il controllo del Golan, nonché per ricollocare i coloni che i questi anni di occupazione hanno crea�lo insediamenti sui Golan medesi�mo. Ora si fanno calcoli ancora più complicali che portano il costo globale dell'operazione, una vol�ta che la pratica «pace in Medio Oriente» sarà chiusa, a qualcosa come 70 miliardi di dollari, cioè circa 130,000 miliardi di lire. La ricollocazione, infatti, non ri�guarda solo i coioni israeliani nel Gnlan ma anche i rifugiali palesti�nesi, cioè i protagonisti dell'waltra» pace, destinali a tornare nel terìtorio che Israele ha promesso di restituire, E poi le cose di cui Israele deve essere compensalo in seguito alla restituzione del Golan, sostengono a Tel Aviv, non sono solo la perdita del vantaggio strategico e il ritorno a casa dei coloni: c'è anche la diminuita capacità israeliana di procurarsi l'acqua di cui necessi�ta. Cos�bisognerà pensare alla costruzione di impianti di desalinizzazione, a quella di nuove nuove vie d'acqua, insomma a grandi opere di ingegneria che nanne costi molto rilevanti. Chi paga? Gli Slati Uniti per ora preferiscono non parlare, al�meno ufficialmente, di questo aspetto del problema. Gli uomini del dipartimento di Staio, se interpellali, ripetono la frase di Madeleine Albright secondo cui «nessun prezzo è troppo alto per la pace» e si rifiuiano di scendere in dettagli. E quanto a Bill Clin�ton, lui è troppo impegnalo nel convincere Ehud Barak e Farouk al-Sharaa a parlare fra loro per occuparsi dei dettagli del «dopo». Nei cinque giorni già trascorsi dall'inizio dei colloqui ii primo ministro israeliano e il ministro degli Esteri siriano si sono visti faccia a faccia solo due volte, e grazie a ben quattro visite che Clinton ha compiuto a Shepherdslown, la cittadina del West Vir�ginia sono sono «reclusi», rivol�gendo loro presami invili a cena. Due sono stali accettali e in una di quelle cene, il cui momento clou è il brindisi, Barak ha parla�to in arabo per la delizia di Clinton e della signora Albright, secondo i quali in quel modo la «chemistry» con al-Sharaa è cre�sciuta. Nell'ultima sua visita, quella di venerdì, Clinton si è presenlato con un documento di sette pagine che è stalo definito «una sorta di prò memoria» di lutti i passi compiuti finora. Non si sa cosa ci sia scritto esaliamenie, né come israeliani e siriani lo abbiano commentato, ma il porta�voce del dipanimenlo di Stalo, James Rubin, quando gli hanno chiesto se quel documento potèva essere una base pei arriva�re a un accor�do ha risposto: «E' un'inter�pretazione mollo interes�sante». Ieri, per rispetto al�le loro regole religiose, israe�liani e siriani sono slati «inattivi», almeno formalmente. La ripresa del lavoro era prevista per ieri sera dopo il tramonto, ma su di essa pesa l'osservazione del portavoce Rubin secondo cui ci sono «limitate aspettative». «E' sempre cosi», dice ottimista Wil�liam Quandi, che nel 1979 lavino agli accordi di Camp David fra Israele ed Egitto. «E' quando l'accordo è onnai vicino che tut�to sembra crollare». Occorre risarcire i coloni, dare armamenti a Barak e aiutare i palestinesi Bill Clinton tra il premier israeliano Ehud Barak e il ministro degli Esteri siriano Farouk al-Sharaa

Luoghi citati: Egitto, Israele, Medio Oriente, Siria, Tel Aviv