A Tsurpu per incontrare il sorriso del dio vivente di Claudio Gallo

A Tsurpu per incontrare il sorriso del dio vivente NEL MONASTERO DELLA SETTA A OVEST DI LHASA A Tsurpu per incontrare il sorriso del dio vivente testimonianza Claudio Gallo LJ m UDIENZA era per mezzo' giorno, il sole di maggio at�traversava l'ossigeno rare�fano dell'aria mordendo i lembi di pelle scopetta. Una fila colorala n cenciosa di genie venula dalla lonta�na regione orientale del Kham aspel�lava con infintila pazienza salmo�diando Om Mani Padmo Hum: il celebre manlra tibetano risuonava nello verde valle del monastero di Tsurpu in una cantilena che storpia�va l'originaria purezza sanscrita. Da un momento all'altro sarebbe apparso il XVII Karmapa, un ragaz�zino di quallordici anni che imperso�nava la successione secolare dell'in�segnamento salvifico della polente scuola dei monaci guerrieri Karma Kagyu. Aspettavano immobili i pel�legrini, tra le folate di vento che rimescolavano i famigliari odori di buno di yak e d'incenso. Aspettare un Buddha incarnalo è per i creden�ti già compenso a se slesso, un'anti�camera dove la dolcezza della bene�dizione si comincia a percepire co�me un profumo che immateriale sovrasta l'olfallo. Ma l'incanlo perfclto dell'attesa fu inlerrolto dal rombo di quattro enormi Toyota che da Lhasa aveva�no salito sballonzolando il sentiero tra pascoli rigati da lorrenli d'argen�to. Con quella velocità armonica elei gesti che li differenzia dalla pesan�tezza monianara dei tibetani, scese una torma di cinesi in eleganti vestili di foggia occidentale. Di cer�to gente importante, perche si pote�va distinguere lo stuolo dei porta�borse, giovanotti azziniali e ragazze in tailleur, circondare un personag�gio canuto. Chiudeva il corteo un cinese con una telecamera professio�nale. La sapiente regia del caso aveva fatto comparire in quell'animo il Karmapa, proietto anche lui da una schiera di robusti monaci dagli avambracci rotondi e glabri. Il san�to ragazzino aveva il volto simmeirico e gli occhi, due fessure oblique, messi a fuoco su una irraggiungibile lontananza: splendenti ma a traiti opachi, come velali dalla noia. I due cortei confluirono nel corpo centra�le del monastero passando accanto alla folla che estatica cominciava già a divenire aitonila. I duo monaci cerberi che sbarravano l'ingresso si scostarono soltanto per fare passare Sua Santità e i cinesi, poi richiusero il passaggio con i gomiti conserti. Om Mani Patirne Hum masticavano i pellegrini tibetani, lanciando oc�chiale non proprio di compassione. L'udienza privala iti cinesi durò quasi mezzora, Om Mani Patirne Hum, Om Mani Padme Hum, finché cominciarono a sentirsi il vociare e i risolini delle ragazze che scendeva�no la buia e irta scala della sala del irono e sbucavano nella luce acce�cante come se uscissero dal cinema. Ripassò l'uomo dai capelli bianchi e infine il cameraman, I pellegrini poterono arrampicarsi su gradini cosi sireili da sembrare falli per il piede di un bambino. Tutti portava�no la sciarpa bianca che l'etichetta vuole si debba offrire a un santo o a un maestro. Il Karmapa era sedino nella postura del mezzo loto con lo slesso sguardo intermittente, ora conceniralo ora annoiato, ora sfol�gorante ora spento. Menlre osserva�vo la scena, da dove Ih coda si affacciava appena sul salone, quegli occhi mi trovarono e il volto si illuminò di un sorriso bruciante, rapido come una freccia, almeno cosi me lo figurai cercando di non farmi suggestionare dal groviglio di dei e di demoni che dalle pareti suggerivano la pace o il lerrore. Quando arrivai davanti al irono. recitavo un mio mantra blasfemo che diceva più o meno "è solo im ragazzino, è solo un ragazzino». Ma un altro sorrìso dolcemente imperio�so mi disarmò definitivamente; pre�si la collanina di filo rosso die mi donava e uscii vergognandomi di essere cosi felice. Il XVII Karmapa che oggi ha quindici anni, è una delle più impor�tanti ligure religiose del Tibet. Non stupisce che finu a ieri i cinesi esibis�sero con orgoglio il suo mite consen�so al giogo di l'echino Paragonare il suo titolo a quello del Dalai Lama e stabilire delle gerarchie ha senso rie, ognuna dell solo nel mondo della diaspora ti betana, che rico�nosce Tenzin Gyalzocomerappresenlanle su�premo della Na�zione. In realtà il Tibet è un bruli�care di sciti'. le in passato spessii in guerra tra di lo�ro. Oggi i tibetani riconoscono per praticità cinque tradizione settaquali si dividi.' in ognuna con sue tradizioni. mille rìvoli. I B8n, un tempo conside�rati non buddhist�ma che ora molti studiosi lendono a considerare biuldhisii eretici. I Nyingmapa, che si rifanno agli insegnamenti della pri�ma diffusione del buddhismo nello VII! secoli), i Sakyapa, dall'omonimo monastero. I Kagyupa, di cui i Karma pa sono un ramo la sua volta diviso tra i berretii neri dell'attuale karmam e i berreiii rossii. Infine i Gelugpa, a setUi del Dalai Lama, egemone negli ultimi secoli. In quanto a me, porto ancora quella collanina rossa al collo Monaci pregano In un monastero tibetano

Persone citate: Dalai Lama, Karmapa, Tenzin

Luoghi citati: Tibet