Bossi: rifarò con Berlusconi l'accordo dei ceti produttivi di Gigi Padovani

Bossi: rifarò con Berlusconi l'accordo dei ceti produttivi m '^.-.^■■■.:~^i.^.y TRATTATIVA FRA lillg^,^ Bossi: rifarò con Berlusconi l'accordo dei ceti produttivi Gigi Padovani inviato a PONTE DI LEGNO SISTEMA elettorale propor�zionale con sbarramento al�la tedesca, alleanza tra il ceto dei produttori contro i «nobili del a finanza, quelli che fermano sempre il cambiamen�to», lento avvicinamento alla riforma federalista senza dover cambiare subito la Costituzio�ne, infine «devolution» come in Scozia, con le risorse fiscali che restano dove è originata la ric�chezza. Sono i capisaldi della trattativa aperta da Umberto Bossi con Silvio Berlusconi. E sono le condizioni della Lega per arrivare all'accordo in vista delle regionali. Bossi le spiega dal suo rifugio di Ponte di Legno, dove ha trascor�so le vacanze di Capodanno con moglie e figli. Riposato, in tuta verde e blu con maglioncino girocollo azzurro, ha appena tolto gli sci ed è di buon umore. Accetta di parlare della sua trattativa col Cavaliere mentre i figli Renzo, 9 anni, e Roberto, 11, prendono tè e biscotti. Allora, onorevole Bossi, c'è questo accordo con Berlu�sconi? Quando chiudete? «E chi lo sa... si riprende la prossima settimana, vedremo. Qui tutti vogliono sapere. Io dico calma, parliamone per be�ne. Del resto i problemi sono degli altri, non nostri: chi fa l'accordo con noi, vince le ele�zioni». Si voterà il 16 aprile, vi va bene? «Non è un problema, non ho fretta di farli perdere». Lei sembra sicuro, ma nel '94 andò a finire male, con il Polo... «Bravo, ha fatto bene a ricorda�re quel nome: lo inventai io. E' l'alleanza del ceto dei produtto�ri, del terzo stato, di quegli imprenditori, professionisti, di quelli che avete definito il popo�lo della partita Iva. Realizza il 600Zo della ricchezza nazionale, del Pil, ma è un nano politico. Noi oggi vogliamo ridare voce a questo ceto, che non ha rappre�sentanza». Nel governo Berlusconi ave�vate 5 ministri: Speroni alle Riforme, Cornino alle Politiche comunitarie, Pagliarini al Bilancio, Gnutti all'Industria e Maroni al�l'Interno. Che cosa andò storto? «Il potere di Roma ci svuotò i ministeri di ogni prerogativa, ricordo che Comino non trovò neanche un funzionario nel suo. E poi andò come andò. C'era Miglio che voleva fare la riforma della Costituzione, eredevamo di poter fare conto quando bisognava partire da zero. Non rifaremo quegli erro�ri. E poi allora ci fu la trappola architettata da Dini, che era al Tesoro, in cui cascò anche Berlu�sconi». Si riferisce al provvedimen�to di riforma delle pensio�ni? «Ma certo, Dini sapeva che non avremmo potuto accettare quei tagli e fummo costretti a uscire dalla maggioranza facendo ca�dere Berlusconi, a dicembre. Ma era una trappola contro il Cavaliere, ordita dai parrucconi del Nord» Ma in questi cinque anni che cosa è cambiato? «Abbiamo capito molte cose, la nostra classe dirigente è cresciu�ta, ò giovane e preparala e non arriva da altri partiti, è tutta della Lega. E poi siamo più moderali, vogliamo arrivare al cambiamento passo dopo pas�so. Il primo punto è dimentica�re il sistema elettorale maggiori�tario, che tanti guai ha causato, compreso questo immenso grup�po misto che consentirà proba�bilmente a D'Alema di rimanere in sella fino al 2001 senza cambiare». Voi cosa chiedete? «Il sistema elettorale tedesco, con lo sbarramento e il manteni�mento del proporzionale, in mo�do che vi sia una linea diretta di rappresentanza tra l'espressio�ne popolare e il Parlamento. Solo quel tipo di deputati e senatori, eletti come quelli del�la Costituente, possono fare le riforme». Quali sono? «L'assemblea consultiva delle Regioni del Nord, la "devolu�tion", la riforma fiscale». Berlusconi sembra in sinto�nia con queste posizioni, visto che ora propende per il proporzionale, ma An non è sulle stesse posizio�ni. Anzi, dicono che siete solo un fenomeno locale. «A me non interessano queste posizioni. Se io tratto con Berlu�sconi, lo faccio perché è il capo del Polo. Non ce ne sono tre o quattro, di leader: dovrà poi risolvere lui i problemi interni». E in casa sua, come vanno le cose? Il vostro congresso di Varese ha stabilito che alla regionali dovrete anda�re alle urne da soli. E' vero che l'intesa partirà soltan�to dalle politiche del 2001 e che ora ci sarà soltanto un patto di desistenza tra voi e Polo per i candidati nelle tre Regioni del Nord? «Non so, lo dice lei. In realtà posso fare ciò che voglio, que�sto ha deciso il congresso. Si fidano perché sanno chi; non ho interessi personali da difen�dere». «Nel '94 andò male perché Dini volle accelerare la riforma delle pensioni: sapeva bene che noi non potevamo accettare i tagli» «Le condizioni ora sono diverse I nostri dirigenti sono cresciuti e possiamo anche arrivare ai cambiamenti passo su passo» A sinistra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi al tempi del loro ..primo accordo» del 1994 che portò al governo guidato dal leader del Polo, qui sotto il ministro degli Esteri Lamberto Dini

Luoghi citati: Ponte Di Legno, Roma, Scozia, Varese