Paolo Conte e l'yAmerica un amore a prima vista

Paolo Conte e l'yAmerica un amore a prima vista Anticipazione: il cantante stasera a Radiouno con uno speciale di 5 ore sul suo tour Usa Paolo Conte e l'America un amore a prima vista ROMA Quattro ore e mezza con Paolo Conte in America questa sera su Radiouno, dalle 19,30 a mezzanot�te. Si intitola «A Night With Paolo Conte» lo special realizzato da Massimo Cotto chi; offre in esclusi�va un'ampia sintesi dei quattro concerti tenuti a Los Angeles, San Francisco, New York e Boston. In studio lo slesso musicista racconta in prima persona come ha scoperto e conquistato l'America in una intervista di cui anticipiamo qui alcuni brani. Il «I.os Angeles Times» le ha attribuito la patente del tra�ghettatore dal vecchio al nuo�vo millennio; lei, in conferen�za stampa, ha preferito defini�re la sua musica «confusione mentale di fine secolo». La tipica ritrosia astigiana, la voglia di non prendersi trop�po sul serio? «Sicuramente, ma anche la difficol�tà di trovare una definizione cal�zante. Trovo bello e importante che gli americani, per raccontare le mie storie, non abbiano scomodalo la nostalgia. Io non ho mai guarda�to al passato con rimpianto. La mia è piuttosto una caccia spasmodica allo spirilo del mio secolo attraver�so i segni del '901) là dove sono più forti, negli Anni Dieci e Venti, quando tutte le arti vivevano di�mensioni pronunciate». Soffre sempre di voglia d'al�trove, malessere tipico del '900 che tende ad ambientare in luoghi lontani ciò che po�trebbe accadere dietro casa? «Sì, ed è una malattia di cui vado fiero. E' la ritrosia di chi abita un mondo piccolo, ma anche un pro�blema esletico per lealralizzare al massimo, nello spazio ristretto di una canzone, come sceneggiatura e scenografia. Avvolgere lutto in unti pasta di sogno aumenta la dinamica, il senso dello spettacolo, la forza interna alla storia». Quando ha scoperto l'Ameri�ca? «Durante l'adolescenza, attraver�so il jazz e la boxe, due veicoli della bellezza negra. Pensa a Bay Sugar Robinson e a Duke Ellinglon, diver�si nel genere ma simili nello stile, nel modo di comunicare, di muo�versi, di sorridere. Li vedovo nelle foto, in grandi ventagli e vestaglie. Kicordo le brevissime folgorazioni di Radio France, che in barba alle proibizioni del fascismo, scattava polaroid sonore del grande jazz», Qual è la sua canzone più amata dagli americani? «Incredibile a dirsi, Genova per noi», l.o spirito del '900, si è esauri�to o e rimasto in piedi? «Mi sembra manchi un Messia che possa approfondire la musica di sintesi, che per me rimane il mezzo più veloce per muoversi nel 2000. E' necessario però trovare un nuo�vo codice, come aveva fatto Bach all'alba della musica occidentale, tarando in modo diverso gli stru�menti». Lei ha inciso Paris, Milonga, Wenders ha girato Paris, Texas. Bogart diceva che avremo sempre Parigi, Non sarà anche perché Parigi è un'idea come un'altra, al di là di se stessa? «Verissimo. Esiste anche per de�scrivere cose e sensazioni che non appartengono alla geografia. Ti faccio un esempio: quando scrissi Hemingway, non avevo chiara l'identità del fantasma che volevo far muovere dentro il brano. Co�minciai dall'ambientazione: una Venezia notturna, l'Harry's bar, dove volevo che il fantasma parlas�se con il barman. E, inconsciamen�te, ho fatto parlare il protagonista in francese. Perché non è solo la lingua dello champagne, ma delle cose che si dicono di notte, di una poesia capace di sorprendere oersino noi che abbiamo visto Genova». Secondo il Los Angeles Times «ha traghettato la musica dal vecchio al nuovo millennio» Ma lui si ritrae: «Per il 2000 manca un Messia, che sappia inventare un nuovo codice » Paolo Conte ha conquistato gli Usa con concerti a New York, Los Angeles, San Francisco e Boston; in questa intervista racconta la sua scoperta del jazz e della boxe negli anni di gioventù