Indagine senza sospetti sul poliziesco airamatriciana

Indagine senza sospetti sul poliziesco airamatriciana Indagine senza sospetti sul poliziesco airamatriciana SPINA dorsale della cinema�tografìa no�strana già dai tempi del Venten�nio, il sistema dei generi sopravvive in qualche modo fi�no al principio degli Anni 80: poi sparisce, travolto dall'affermazione delle tv pri�vate, dalla scomparsa delle sale di provincia, dal diradarsi delle seconde visioni nelle grandi città. Estrema propaggine e cele�brazione in articulo mortis del�la vitalità dei cosiddetti filoni, il poliziesco italiano nasce sulle ceneri del western autarchico da cui eredita il.senso dell'av�ventura, il gusto" barocco della violenza, la suddivisione dei personaggi in buoni e cattivi: trasferendoti però in un conte�sto urbano e contemporaneo, specchio delle paure e delle tensioni d'un periodo storico segnato dell'impazzare del ter�rorismo e del crimine organiz�zato. Nell'introduzione a Città vioZenfe, esaustiva trattazione ove si ricostruiscono genesi e vicen�de dello "spaghetti-mitra", Bru�schini e Tentori identificano la nascita di quest'ultimo con l'ap�parizione de La polizia ringra�zia (1972) di Stefano Vanzina, in arte Steno: convergono in esso l'influenza dei nuovi noir metropolitani made in Usa il cui capofila è l'insuperato Ispet�tore Callaghan, il caso Scorpio RECENFranTro IONE sco no è tuo/(1971) di Don Siegel e la lezione del cinema tricolore di denuncia, con in testa Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospet�to (1970) di Elio Pa�tri. Muovendo da queste basi, si diparte un genere popolare ben delineato, costruito intomo a un certo numero di tòpoi, capa�ce di figliare (nell'arco di sei�sette stagioni) oltre cento titoli: l'estremo tentativo, forse, di dar vita anche da noi ad una produzione di serie all'america�na, con criteri industriali ed occhio rivolto a mercati più ampi. Nelle pagine del loro reperto�rio, gli autori ne descrivono gli esordi, si soffermano con singo�li capitoti sui registi maggior�mente importanti e prolifici (Di Leo, Lanzi, Massi, Castellari, Girolami, Bruno Corbucci), divi�dono la materia in sottofiloni: infine, dedicano all'argomento mafia uno specifico segmento, prendendo le mosse dall'apripi�sta. Il giorno della civetta ( 1968) di Damiano Damiani. Al saggio, attendibile e minu�zioso, ci sentiamo di muovere un solo appunto: quello di non aver approfondito i motivi del�la sottovalutazione critica de�gli sbirro-movie, cui si fa accen�no soltanto nella nota di coper�tina. Sarà interessante precisa�re che le stroncature dell'epoca nascevano principalmente da motivazioni ideologiche: si tac�ciavano quelle pellicole di reazionarieta, specie quando sul�la scorta del successo de 22 giustiziere della notte (1974) di Michael Winner vi s'inizierà a tessere una sorta di apologia del vigilantismo, espressa in modi assai truci. A molti anni di distanza, si può forse dire che tali giudizi paiono eccessivi pur se non privi di motivazioni: di certo, impedirono ai recensori di ac�corgersi che, in mezzo a tanto ciarpame, Fernando Di Leo fir�mava con Milano calibro 9 (1972), La mala ordina (1972), Il boss (1973) una trilogia nera degna d'uno Jean-Pierre Mel�ville, o che Lenzi e Grieco licenziavano opere alle quali Quentin Tarantino renderà omaggio e s'ispirerà per il suo lavoro. In tempi bui di fiction televi�sive ed acefali grandi fratelli, anche di fronte al più sguaiato àeiMonnezza il cinefilo è assa�lito dal rimpianto: come diceva Simone Signoret, la nostalgia non è più quella d'un tempo, ed ha riservato un posticino pure per i John Woo all'amatriciana. RECENSIONE Francesco Troiano I film italiani Anni 70 su criminalità politica, violenza urbana e cronaca nera: un genere amato dal pubblico e bersagliato dalla critica, erede degli «spaghetti western», seppe rispecchiare paure e tensioni della società B B it* Vlté l fil di Pti Volonté nel film di Petri

Luoghi citati: Mel, Milano, Usa