Donati, una versione gay per le sorelle Materassi di Giovanni Tesio

Donati, una versione gay per le sorelle Materassi Donati, una versione gay per le sorelle Materassi DANILO Donati, 75 anni, al suo primo romanzo, una vita da scenografo e costu�mista di razza (da Visconti a Fellini, da Zeffirelli a Pasolini ha lavorato con grandi registi ottenen�do due Oscar e tre David di Donatel�lo), è entrato a sorpresa nella cinqui�na dello Strega come un outsider non privo di possibilità. «Una con�sorteria all'indice», dice uno dei protagonisti di Coprilfuoco: una di�sparata schiera di gay che nel cuore della guerra fa gruppo intomo ad un dio disceso in terra a miracol mostrare sotto le specie di un prigio�niero americano fuggito da un di�staccamento tedesco. Un romanzo inconsueto che si distingue anche grazie al timbro del fiorentinismo più spiccato. A non far che esempi minimi, qui si dice «bi�schero» per stupido, «^rullata» per stupidaggine, «sortito» per usci�to, «bubbole» per sona�gliere, si fa uso corret�to di «codesto» e ci si stupisce interrogando�si: «icché si fa?» Tutto comincia nell'autunno del '43. Gino Poggi e Moreno Panerai, un insegnante di ((lettere e scienze naturali» e un bigliettaio di tram, s'imbattono in un giovane aitante che fa l'autostop e che grazie all'eviRECENGioTe dente bellezza riesce a sbaragliare sull'istante momentanee e più che legittime apprensioni. Diventa ben presto chiaro che Dale è un soldato americano in fuga, ma invece di abbandonarlo agli incerti di un reca�pito avventuroso, Gino lo ospita a casa sua, dandosi da fare con More�no per proteggerne la clandestinità. Nella lunga attesa che Dale pos�sa congiungersi al suo esercito in lenta avanzata, intorno al piccolo nucleo dei due amici e del giovane angelo piovuto dal cielo, si congrega un assortito manipolo di gay inna�morati di lui come le sorelle MateIONE nni o rassi del nipote Remo. Prima il giovanissimo Adone Gei (la «Primave�ra»), poi il cugino di Adone, Galliano, che manca di un braccio perso m guerra, poi «Fiordigiaggiolo» che incombe con le sue tele�fonate strambe, poi Osvaldo Fantoni (la «Falsaclara»), in servizio se�dentario per un soffio al cuore, poi la Giovanna, che naturalmente è un Giovanni, l'antiquario con r«antichità nel sangue», poi Ugo Cattani («Marlene»), ex bello che garantisce un'insperata copertura. Un nucleo forte cui si aggiungono altri minori esemplari dai nomi fantasiosi: la Biritullera, la Cinciallegra, la Beauharnais, la (vera) Clara rispetto a cui la «Falsaclara» si connota.Tra «airdu temps» e canzoni d'epoca, paesaggi da cartolina e luoghi di mito cultural-mondano (Paszkowski e Giubbe Rosse...), il romanzo procede con qualche disuguajjftanza: ai momenti toccati dal�la grazia di un'umanissima miscela fatta di isteria, gelosia, allegria, insofferenza, competizione, altri ne alterna in cui prevale il tratto cronistico della guerra che sale verso nord, troppo minuziosi e insistiti e in ogni caso inessenziali. Come se dopo il vivace avvio la vicenda stentasse a trovare 0 giusto passo tra le ragioni della cronaca e quelle dell'invenzione. Sta di fatto che mentre gli eserci�ti disegnano le loro strategie, le linee del fronte si muovono balleri�ne, la scarsità di viveri stringe il suo cappio al girovita, la guerra civile crudamente impazza mietendo vit�time e carnefici, la comunità di via dell'Oriolo trascorre i giorni di un anno con l'intensità di un'intera vita. Tra ansie, patemi, accelerazio�ni del cuore, dovute sia ai rischi che la situazione comporta sia ai turba�menti indotti dalla presenza di Dale (il titolo dice bene lo stato oggettivo d'assedio e la più soggettiva necessi�tà di segreto), il tragico si mescola al comico, il coraggio alla viltà, l'eroi�smo come il pane di vecce o il surrogato di caffè prende i tratti di un fare domestico e un po' buffo che non patisce cadute di retorica. Dietro le vite travestite dietro le maschere di una diversità vissuta non senza grandezza e certo con dignità affiorano squarci di biogra�fie doppie e dolorose, di scelte im�pervie e laceranti. Dalla casa di via dell'Oriolo partono vite destinate a non tomare e ne arrivano altre a raccontare storie che sembrano cer�car la loro strada tra melodramma e feuilleton. Anche Dale se ne va congiungendosi all'armata e quan�do torna viene organizzata per lui una rimpatriata festosa e malinconi�ca insieme. Più della gioia per ]a vita che torna, nelle pagine finali del romanzo striscia l'ombra di un passo d'addio. Più che l'annuncio di un mondo che rinasce, a suonare è il rintocco di un mondo che muore. SCENOGRAFO DI VISCONTI, FELLINI, ZEFFIRELLI, ESORDISCE NELLA NARRATIVA CON «COPRILFUOCO»: UNA CONSORTERIA ALL'INDICE, VITE TRAVESTITE NELLA TOSCANA DEL '43 Esordisce nel romanzo Danilo Donati, scenografo e costumista, tra l'altro per il "Casanova" di Fellini (nella foto) per cui vinse l'Oscar. RECENSIONE Giovanni Tesio

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