L'eterno oggetto del desiderio di Francesco Manacorda

L'eterno oggetto del desiderio L'eterno oggetto del desiderio Dalla guerra per la chimica a quella per l'energia la storia Francesco Manacorda ALLORA la guerra per il polo italiano della chimica, oggi quel�la per il forziere dell'eneigia. In mezzo un trentennio di scontri e sempre una sola preda che talvolta si dedica alla caccia di nome Montedi�son, Un oggetto del desiderio nato per volontà della Mediobanca di Enrico Cuccia, nell'orbita dello stesso Cuccia tomato in due occasioni dopo il passaggio sotto il controllo di Eni e Iri e dopo le disavventure di Raul Gardin�e che adesso potrebbe uscire dalla galassia di una Mediobanca orfana del suo fondatore. Palestra di scalate; ring per gh scambi d�colpi molti sotto la cintura di un capitalismo spesso senza capita�li; territorio di scorri�bande-ma pure centro di controllo del�la politica legata agli affari. Tutto questo è stata la Montedi�son che nasce il 26 marzo 1966 sotto il segno dell'elettrici�tà. E' Cuccia, natu�ralmente, a volere la fusione tra la cassa�forte dell'Edison, ric�ca degh indennizzi per la nazionalizza�zione dell'energia elettrica, egli stabihment�chimici della Montecatini. E non a caso a guidare per primo ilcolosso che pure controlla ì'80% della chimica italiana è proprio Giorgio Valerio della Edison. Ma i conti di Valerio non sono quelli che Cuccia si aspetta e solo due anni dopo la nascita, sulla Montedi�son arriva la prima scalata, benedetta proprio da vìa Filodrammatici, A com�prare è l'Eni d�Eugenio Cefìs; accanto ha l'Iri e soprattutto l'appoggio del presidente del Consiglio Amintore Fanfani. Nel settembre del 1968 Eni e Iri assieme hanno il doppio deUe azioni in mano a Valerio e il controllo è di fatto loro. Ma il nuovo inquilino d�Foro Buonaparte non è destinato a dormire sonni tranquilli. E' di nuovo settembre, questa volta del 1971, quando Montedison toma sotto attac�co. Questa volta s�muove Michele Sindona, che si concentra sulla Bastopi, la finanziaria di controllo della iclding chimica. E nello scontro si inserisce, con una controscalata, an�che la Sir d�Nino Rovelli dietro cui si vede l'ombra di Giuho Andreotti in funzione anti-Fanfani. Tra il siciliano Cuccia e il siciliano Sindona parte una guerra a colpi di rialzi azionari, che vanifica l'Opa lanciata da quest'ulti�mo. A metà degh Anni '70 Montedison è salva dall'attacco d�Sindona, ma non dalla corrosione dell'intreccio af�fari-polìtica. Con Cefìs al vertice i conti languono e i partiti si amechiscono. Montedison, dice Cesare Merzagora è «un vero cancro della comuni�tà finanziaria». Un altro manager da eliminare, un'altra soluzione da trova�re. Cuccia mette in pista la Gemina che ricapitalizzata dagli Agnelli, i Pi�relli, gli Orlando e i Bonom�acquista la maggioranza relativa dagli azioni�sti pubblici. Ma proprio allora la Montedison riportata all'ovile di Me�diobanca si prepara a vivere la sua stagione più paradossale quella d�un'azienda che scala i suoi proprietari con il supporto Mario Schimbemi e il suo modello d�public company all'ita�liana. Schimbemi lo ha voluto nel 1980, ancora una volta il presidente di Mediobanca, mettendolo al posto del�l'incolore Giuseppe Medici. Dalla pre�sidenza della Montedison il figlio del barbiere romano, mette però a segno un doppio colpo che gh costerà il posto. Nell'estate dell'85 Schimbemi parte all'attacco dellaBi-Invest, finan�ziaria della famigha Bonom�socia di Gemina e quindi azionista di controllo della Montedison, Una scalata in pie�na regola che Cuccia lascia correre: Ma non farà altrettanto, quando esat�tamente un anno dopo Schimbemi riparte alla conquista del gioiello d�casa, la Fondiaria, salendo dal 25 al 370z6. Il manager è ormai in rotta di collisione con i suoi padroni e gh azionisti di Gemina si defilano ceden�do i loro pacchetti. Ma nell'autunno dell'86 su Montedison tornano a riac�cendersi i riflettori della Borsa. Il titolo sale a razzo, qualcuno sta com�prando a piene mani. Chi è? Il nome si scopre presto: Raul Cardini, il «conta�dino» che daU'agroalimentare della sua Ferruzzi vuole espandersi nella chimica. Lo fa con l'ennesima scalata e con un'intesa iniziale con Schimberni che porterà i due a convivere per un anno. Ma nell'ottobre dell'87 il crack delle Borse mondiah colpisce con for�za il gruppo. Foro Buonaparte ha 7.800 miliardi di debiti, anche Gardini è costretto a bussare a via Filodram�matici per tornare sotto l'ala protettri�ce di Cuccia, che ottiene tra l'altro la defenestrazione del suo ex-pupillo. L'era di Gardini è quella della grande operazione Enimont, che gene�ra la «madre di tutte le tangenti» e si conclude tragicamente in piena Tan�gentopoli con il duphee suicidio di Gardini e del presidente dell'Eni Ga�briele Cagliari. Il bastone del coman�do passa al cognato Carlo Sama, ma in poco tempo la Ferfin, la finanziaria dei Ferruzzi, crolla sotto il peso di un indebitamento che supera i 30 mila miliardi. E' ancora l'ora di Cuccia: il banchiere chiama a raccolta i big del credito che vantano crediti stratosferi�ci nei confronti dei Ferruzzi, li lega a un oneroso piano di salvataggio del gruppo, poi affida a Guido Rossi e Luigi Lucchini il risanamento. Finita l'emeigenza tocca al toscano Enrico Bendi condurre il gruppo verso l'atti�vo con l'uscita dalla chimica, la valo�rizzazione delle attività elettriche e l'aggancio della Falck, E proprio l'ope�razione Falck, con la bocciatura del concambio proposto da Mediobanca per la fusione, evidenzia le prime crepe nell'azionariato. Il resto è la storia in tutti i sensi elettrica degh ultimi mesi. Il gruppo nato per volere di Enrico Cuccia dall'ingresso di Cefìs all'attacco di Sindona Poi la rivolta di Schimbemi la gestione Ferruzzi e il fallimento di Cardini controlla anche aeroporti (310Zdi Roma) Ricavi 2000:161 Enrico Cuccia e, nella foto a sinistra, Michele Sindona

Luoghi citati: Cagliari, Roma