«Rifiutate il market delle fedi»

«Rifiutate il market delle fedi» «Rifiutate il market delle fedi» Il Dalai Lama: poche conversioni sincere Marco Heirotti inviato a TRENTO INSEGUIAMO la pace, confi�diamo nella religione, ma non abbracciamo una fede al po�sto di un'altra spinti da snobi�smo, moda o depressione. E' un Dalai Lama sorridente e concre�to quello che parla a quasi tremi�la persone in piazza della Fiera. La mattina l'ha trascorsa con il presidente della Provincia Loren�zo Dellai, il vicepresidente Ro�berto Pinter e il sindaco Alberto Pacher. L'esiliato capo religio�so e pohtico di un Tibet occupa�to dalla Cina è venuto qui per una sorta di master sull'autono�mia in imo Stato. Non si sente un docente inter�nazionale il presidente Dellai, ma punto di riferimento sì: «Il Dalai Lama è interessato a que�sto modello, perché non pone l'autonomia come antitesi allo Stato, bens�come anello di con�giunzione, possibilità per ogni tipo di minoranza. Non a caso con l'ambasciatore (appena tor�nato dalla Germania) Enzo Perlot, nuovo presidente dell'Ate�neo, abbiamo creato l'Universi�tà a colori, vale a dire borse di studio aperte a tutti i Paesi del mondo». Autonomia come dialo�go e come riscoperta di un ruolo di confine. Poi scambi, corsi di formazione per futuri dirigenti politici. E su questo il Dalai Lama, Tenzin Gyatso, premio Nobel per la pace nel 1989, ha molto da dire. Che cosa si porta a casa? «Per esempio un piccolo dono, ima campana, che per noi è simbolo di vacuità. Ebbene, quando la sentirò, saprò che ha un altro valore, quello della raccolta, dell'amicizia». Questo sul piano emotivo e spirituale. E in concreto? «Una grande disponibilità, un aiuto vero. La possibilità di lavo�rare intorno a un modello di autonomia che faccia il bene di tutte le parti». Lei ha detto stamane che il Tibet giovava alla Cina stes�sa. «E' così. Il Tibet terra di confine era luogo di transito del dialogo fra i due giganti, India e Cina. Da quando è stato occupato e deper�sonalizzato anche i rapporti fra loro si sono induriti. Il Tibet non chiede indipendenza e il gover�no cinese dice che vado in giro a mentire a tutti. Sto parlando a un gruppo di matti o di inge�nui?». Oggi si parla di globalizza�zione, di un G8 con i potenti che decidono destini. E le tute bianche contestano quel potere. «Dico subito che la globalizzazio�ne è un processo che non si può fermare. E ha anche aspetti positivi. Non mi scandalizzo se le popolazioni nomadi del Tibet, che sono sempre vissute di pasto�rizia, oggi hanno un thermos per il té. L'importante è salvaguarda�re le identità. Mi scandalizzo invece di fronte a pericoli reali». E quali sono i pericoli? «Sono le economie forti, le multi�nazionali che intervengono in paesi poveri con rapporti di forza che devastano l'economia locale e distruggono l'apparte�nenza. A questo si deve guarda�re, come all'ambiente». E il popolo di Seattle che si appresta a invadere Geno�va? «Sono convinto che per richiama�re l'attenzione su problemi di fondo, come l'ambiente e le di�sparità economiche, siano più che legittime le manifestazioni di piazza, purché tengano lonta�ne da sé le violenze, di qualun�que tipo». C'entra anche la religione? «La religione è fondamento. Bud�dha non ha insegnato soltanto spiritualità. Ha insegnato a vive�re il giorno per giorno». E i rapporti fra religioni? «Tutte le religioni hanno basi comuni: la tolleranza, il perdo�no, l'autodisciplina». La Chiesa cattolica le mette in pratica? «Abbiamo avuto scambi impor�tanti con il Vaticano, soggiorni di nostri monaci nei vostri con�venti e viceversa. Noi abbiamo trasmesso tecniche di concentra�zione, meditazione, sviluppo di gentilezza. Loro ci hanno colpiti per un impegno sociale tanto forte, tanto presente rispetto alla nostra vita monastica» E l'incontro fra religioni? «Giovanni Paolo U sta facendo molto per la riconciliazione. Ba�sti pensare alla richiesta di per�dono per pezzi di Storia. Questo è molto bello». La Chiesa cattolica fa i mea culpa e tanti occidentali soprattutto personaggi no�ti, per esempio del mondo dello spettacolo rincorro�no il buddhismo. La gratifi�ca la cosa? «Con franchezza il consumismo della spiritualità mi preoccupa. Nel cammino di una persona ci sono motivazioni diverse, ma io credo che su un milione di indivi�dui che pensano a una conversio�ne uno soltanto abbia profonde spinte. Se si cresce dentro una tradizione rehgiosa non la si lascia pensando che un'altra dia un benessere spirituale o psicolo�gico. Ciascuno continui con la sua tradizione; Ma, soprattutto, se cambiate, ricordatevi sempre di non criticare e umiliare la religione che avete appena la�sciato. Rispettatela con amore». «Da Trento porto con me un modello di autonomia in grado di fare il bene di tutte le parti» «La globalizzazione non mi scandalizza ma dico ai contestatori fate bene a parlare di ambiente e povertà» il Dalai Uhn1"^, in vìsita a Trento, ieri ha avuto un lungo colloquio col presidente della Pi ovincia