Il Papa beatifica ventisei martiri del gulag di Marco Tosatti

Il Papa beatifica ventisei martiri del gulag Fra la folla entusiasta di Leopoli si è chiuso il controverso viaggio di Giovanni Paolo II in Ucraina Il Papa beatifica ventisei martiri del gulag Alessio n da Mosca: «Usa la retorica della pace per dividere ipopoli slavi» Marco Tosatti inviato a LEOPOLI Un mihone, e forse anche di più: tanti erano ieri a LeopoU, a testi�moniare a Giovanni Paolo II la riconoscenza e la felicità di una Chiesa, queUa greco-cattohea, ri�nata dopo U lungo invemo cata�combale a cui l'aveva costretta la persecuzione comunista. Una per�secuzione feroce, come appare evidente daUa cerimonia di ieri, la beatificazione di ventisei marti�ri del gulag. Una pattuglia, l'avan�guardia di un esercito diecimUa e forse più, dicono qui di creden�ti che non hanno voluto piegarsi aU'annessione forzata aUa Chiesa ortodossa. E' stata una giomata di grande commozione e gioia, storica an�che per un «mea culpa» inatteso ed eccezionale da parte del cardi�nale Lubomyr Husar, per l'aiuto dato ai nazisti da una parte dei greco-cattoUci ucraini. Un'accu�sa finora sempre negata. «Forse sembrerà strano, incomprensibi�le e contraddittorio in questo momento di glorificazione deUa Chiesa greco-cattolica ha detto U cardinale aU'inizio deUa liturgia ricordare anche che la storia del secolo passato ha conosciuto mo�menti oscuri e spiritualmente tra�gici, consistenti nel fatto che certi figh e fighe deUa Chiesa greco-cat�tolica ucraina, purtroppo coscien�temente e volontariamente, han�no fatto del male al prossimo, sia cormazionah che ad altri popoh. Per tutti costoro desidero chiede�re perdono al Signore». Un discor�so di grande coraggio, seguito da un perdono: «Affinché non pesi su di noi l'orribile passato e non avveleni la nostra vita, a nostra volta di tutto cuore perdoniamo coloro che in qualche modo d hanno fatto del male», per varca�re con' «forza e sincera speranza la sogha di un nuovo e mighore secolo». Le sorprese però non erano finite. Sull'altare, aU'ippodromo, sedeva un prelato ortodosso. Era Ivan Sviridov, giunto ieri da Mo�sca. Un arciprete del Patriarcato di Alessio n, U grande critico deUa visita del Papa in Ucraina. Sviri�dov è professore di teologia aUa facoltà di Giornalismo deU'università di Mosca, era un grande amico di Irina Alberti, dirigente di «Radio Sofia». E' venuto qui a titolo personale, ha spiegato U portavoce vaticano, e voleva partedpare a qu 'to evento, perchè ritiene che «U messaggio di pace, di dialogo e di unità lanciato da Giovanni Paolo II sia un momen�to storico», e non voleva perderlo. Si è poi incontrato con U Pontefi�ce; e ha detto di pensare che «la visita in Ucraina, e un'eventuale viaggio in Russia e a Mosca, non renderanno più acuti i contrasti e le divisioni» fra la Santa Sede e U Patriarcato. Alessio n ha però sferrato ieri da Lenino, dove ha incontrato U presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, un duro attacco con�tro U Papa (mai peraltro nomina�to espheitamente) e le altre forze in Occidente che usano la «retori�ca della pace» per tentare di «dividere i popoh slavi». In una dichiarazione congiunta con Lukashenko, Alessio ha rivolto un appeUo aU'unità dei Paesi slavi ortodossi denunciando quei «gruppi nel mondo che non ama�no l'unità dei popoh slavi e U loro ruolo nella trasformazione spiri�tuale del mondo e usano una retorica di pace per rompere tale unità e promuovere un'espansio�ne spirituale, economica e pohti�ca». Ieri Giovanni Paolo n ha lancia�to nuovi messaggi. Con i grecocattolici, ha detto, «furono perse�guitati e uccisi a causa di Cristo anche cristiani di altre confessio�ni»: «U loro comune martirio è un forte appeUo alla riconciliazione e aU'unità. E' l'ecumenismo dei martiri e dei testimoni deUa fede, che indica la via dU'unità ai cri�stiani del ventunesimo secolo». Una strada non facUe, perchè mei corso dei secoh si sono accumula�ti troppi stereotipi nel pensare, troppi risentimenti reciproci e troppa intoUeranza». U Papa rico�nosce che «non si tratta di un'im�presa fadle». Propone, ancora una volta, di «dimenticare U pas�sato, chiedere e offrire U perdono gh uni agh altri per le offese inflitte e ricevute». La beatificazione di ieri, e l'in�tero viaggio, hanno un significato spedale per Giovanni Paolo II: un senso tutto personale, quasi U sigUlo di un regno. «Io stesso sono stato testimone, neUa mia giovi�nezza, di questa sorta di apocalis�se. U mio sacerdozio, già al suo nascere ha detto ieri si è iscritto nel grande sacrificio di tanti uomini e donne deUa mia generazione». Riecheggiano neUe sue parole le immagini del mes�saggio di Fatima, svelato un armo fa: i beati di ieri sono «i rappresen�tanti conosciuti di una moltitudi�ne di eroi anonimi, uomini e donne, mariti e mogh, sacerdoti e consacrati, giovani e anziani che lungo U ventesimo secolo, U seco�lo del martirio, hanno affrontato la persecuzione, la violenza, la morte pur di non rinunciare aUa loro fede». Ieri sera è tornato a Roma, dopo aver auspicato che l'Ucraina entri in Europa. Ora pensa aU'incontro con Bush U 23 lugho, subito dopo le vacanze, e poi al Kazakhstan e aU'Armenia, a fine settembre. Inatteso «mea culpa» del cardinale Husar per l'aiuto dato dai greco-cattolici ai nazisti. Presente a sorpresa un alto prelato ortodosso Il presidente bielorusso Lukashenko con II patriarca ortodosso Alessio II durante l'incontro di ieri e Lenino