Al supermarket del pallone

Al supermarket del pallone L'ALTRA FACCIA DEL CALCIO Al supermarket del pallone All'Hotel Atlantic presidenti e dirigenti delk quadre dilettantistiche trattano acquisti e cessioni a colpi di rimborsi [MARCO SAHTCmELU ^ Zinedine Zidane dalla Juventus al Resi Madrid per 140 miliardi (forse). Mauro De Riggi dal Casa�le al Moncalieri per 80 milioni (1997). Benvenuti nel calciomercato del pianeta dilettanti, (635 so�cietà in Piemonte, una media di 20 tesserati l'ima secondo il settimanale Sport Piemonte), se�de ufficiale all' Hotel Atlantic di Borgaro, edizione numero diciotto della compravendita di sogni, promesse, ambizioni e, per la maggioranza dei protago�nisti, capolinea di una passio�ne: chi farà più strada giocherà nel campionato nazionale dilet�tanti e pochi tra i pochi arrive�ranno sino alla serie C. Per questo motivo, qui fra i dilettanti piemontesi, dove le squadre che fanno tremare il mondo si chiamano Sangiustese, Ivrea, Pinerolo, Nizza Millefonti, si ricorda ancora la vali�getta piena zeppa di contanti con la quale il presidente del Moncalieri Giuseppe Aghemo convinse il Casale a lasciar andare il suo bomber. I bene informati ricordano: «De Riggi era quotato 65 milioni. Aghemo disse: "Io vogho De Riggi. Asso�lutamente". Aggiunse 15 milio�ni di concretissime ragioni e se lo portò via». L'episodio è di quattro anni fa, ma nell'ambiente dei Moggi e Vieri in sedicesimo quello rappresenta il momento in cui i piccoli non sono mai stati cos�vicini a diventare grandi per davvero. C'è stato un tempo in cui all'Hotel Atlantic si scimmiotta�va il Gallia di Milano, dove i grandi club professionisti firma�vano accordi che facevano par�lare per settimane l'Italia pallonara: separé, tavolini con i nomi delle società e gran valzer di allenatori, dirigenti, presiden�ti. «Noi stavamo qui a chiacchie�rare per ore, parlando di questo e quel giocatore. Andavamo avanti fino alle due, tre di notte. Quante volte è successo di mettere la firma su un con�tratto nel parcheggio dell'hotel. Usavamo il cofano di un'auto come scrivania...», ricorda Giu�seppe Forte, 61 anni, direttore tecnico del Salus-Barcanova, commerciante per sopravvive�re, una vita nel pallone per vivere: «Ho giocato nell'Interre�gionale, poiho allenato Rondissone, Asti, Cuneo, Orbassano e altre ancora, fino allo scorso campionato. Da quest'anno cambio ruolo ma resto nel cal�cio. Sono direttore tecnico, ho carta bianca dal mio presiden�te». Il salone dell'Atlantic questa sera è vuoto («colpa del Torneo di Rivoli che si gioca in questi giorni», spiegano), ai tavoli ver�di e sui divani, accanto a una trentina fra mister e dirigenti ci sono telefonini che non trillano e agende con elenchi di giocato�ri: nome, cognome, età, un giu�dizio: buono ai più bravi, discre�to a quelli che devono ancora imparare qualcosa. Loro, calcia�tori, non potrebbero andare a cercare una squadra, ma qual�cuno tenta il colpo. Non si parla di ingaggi, perché qui non ci sono stipendi, ma tra rimborsi spese e premi vari c'è chi riesce a tirare su qualche milione al mese. Gioved�scorso un ventenne ha girato fra i tavolini finché non si è trovato davanti al presidente della propria squa�dra che, stupito, gli ha chiesto: «E tu, che ci fai qui?»; «Presiden�te è stata la risposta -, il rimborso spese di 900 mila lire al mese è troppo poco. Se trovo qualcuno che mi allunga qualco�sa in più me ne vado. Sa co�m'è...». Gh affari, comunque, si fan�no ormai più o meno secondo usi e costumi dei fratelli del circo professionistico: i giovani vengono seguiti da osservatori che non perdono campionati, tornei e amichevoli, e quando mettono gli occhi su un ragazzi�no non aspettano certo di tro�varsi all'Atlantic di Borgaro. Ci si incontra a bordo campo, poi nella pausa pranzo o rubando ore alla famiglia, perché i figli del calcio minore prima devono lavorare, poi possono giocare (seriamente) a indossare i panni di lappi o di Sensi. «Sono sempre di corsa e .il telefonino mi perseguita», rac�conta Loris Mazzi, anni 38, ora libero professionista e direttore sportivo del Caluso «per passio�ne». Mazzi ha un passato nelle giovanili con la Juve di Galderisi, «poi venni ceduto al Borgaro e non fu un bel momento. Fin�il sogno. Ho smesso di giocare l'anno scorso ma non ce la faccio proprio ad uscire dall'am�biente». Un ambiente dove le pressio�ni sono aumentate (per fare una squadra di buon livello servono centinaia di milioni, in alcuni casi è stato speso oltre un miliardo), ma, aggiunge Mazzi «dove bisogna ancora parlare con i genitori di un giovane per garantire che la squadra è seria e che gli allenamenti non inter�feriranno con i suoi studi». Ps. Un ambiente dove ci si fida sulla parola se un allenatore garantisce che «quel mancino dell'82 ha un tiro favoloso...». Dilettanti, appunto.