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CHI SBAGLIA N0N PAGA di Ugo Bertone
CHI SBAGLIA N0N PAGA ASSICURAZIONI TROPPO CARE IN ITALIA CHI SBAGLIA N0N PAGA Ugo Bertone CHI sbaglia paga. La stagione del dialogo tra compagnie d'assicurazione, governo e automobilisti (alle prese con le tariffe che crescono più in fretta di tutta Europa) comincia, secondo il presidente dell'Ama, Alfonso Desiata, con questa proposta: chi provoca il danno partecipi alle spese. In questo modo, è il ragionamento, si dissolveranno come neve al sole i sinistri sospetti (le truffe di cui si lamentano gli assicuratori) e le tariffe potranno, finalmente, scendere. Le polizze, ammonisce l'ex presidente delle Generali, non sono una tassa o una gabella che possa essere regolata con il carovita, ma uno strumento che serve a proteggere gli assicurati. Tutto qui, senza voler scomodare complotti ideologici: tante le spese, tanti gli incassi. Altrimenti si fallisce. Il ragionamento, a prima vista, è di una chiarezza cartesiana. E dalla loro le compagnie, duramente colpite dal blocco delle tariffe deciso per contenere la marcia dell'inflazione (provvedimento bocciato da Bruxelles) hanno non pochi buoni argomenti. Ma non tutti. Innanzitutto, in un'economia di mercato, vale il principio della concorrenza. E su questo tema, come dimostra il pronunciamento dell'antitrust, le compagnie italiane non sono senza pecche. Secondo, non si può dimenticare che in un'economia di mercato vale il principio del rischio d'impresa. Troppo facile far l'assicuratore se ci si limita a far pagare chi sbaglia (senza nemmeno dargli i cocci). E' necessario dimostrare di aver fatto e di voler fare tutto il possibile per migliorare in tema di efficienza, di taglio dei costi nella rete, di efficienza e di trasparenza nei rapporti con le carrozzerie. E ancora, una lista dei «cattivi» (senza infrangere le norme della privacy) e uno sforzo per migliorare la qualità dei servizi (il prezzo non è tutto...). Solo cos�le assicurazioni saranno davvero a prova di critiche. Anche perché, in altri Paesi, il calo delle tariffe è stato provocato dall'irruzione sulla scena di operatori specializzati solo nel ramo auto, decisi a ottimizzare costi e ricavi con un'estrema specializzazione. Da noi, al contrario, il ramo auto è il comparto povero di compagnie ricche in altri settori, a partire dalla previdenza e vita. Un ramo che valeva la pena di sviluppare per avere il primo contatto con il potenziale cliente cui vendere gestioni e polizze ben più redditizie. Quasi un costo obbligato, insomma, di cai oggi ci si vuol disfare o che deve tornare profittevole. Nulla di sbagliato, per carità. Ma l'economia delle assicurazioni richiede, innanzitutto, fiducia. E le compagnie devono riconquistarla appieno, agli occhi degli assicurati e del governo che promette un occhio diverso, probabilmente più benevolo. Ma chiede buon senso da parte di tutti. Non basta dire, chi sbaglia paga.
Persone citate: Alfonso Desiata
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