«Non siamo più quelli di Scelba»

«Non siamo più quelli di Scelba»VITA DA POLIZIOTTO «MA LE TUTE BIANCHE VANNO IN PIAZZA PER MENARE LE MANI» «Non siamo più quelli di Scelba» Un agente: laglobaHzzaziom non piace neanche a me personaggio Francesco Grfgnettl; r ROMA O, Sceiba e i celerini ni abitano più qui». Chi pa^la è un poliziotto, lo chiame�remo Vittorio, veste la divisa da dieci anni e fa parte di un reparto mobile. Fa il suo lavoro di scudo e manganello, si prepara all'ap�puntamento di Genova e intanto osserva un po' stupito quanto si dice tra le tute bianche. Argomen�to della conversazione: la vita di celerino. Ma nel 2001. Vittorio ha 35 anni. S'era qua�si laureato. «Ho fatto tutti gh esami, ma non ho mai chiesto la tesi». Vive in una caserma. Sul tavolo ha una pila di libri. «La mentalità del poliziotto è molto cambiata, ma mi sembra che pochi se ne siano accorti. Parlo per me: sono perfettamente co�sciente che chi contesta la globa�lizzazione può avere le sue ragio�ni. Non li vedo mica come un branco di esagitati. E non vado a Genova per fare le controbarrica�te. E' finita una certa mentalità manichea di chi tra noi si ritene�va il baluardo del bene contro il male. Però mi sembra che i veri manichei sono loro. Sono le tute bianche che si considerano il bene contro di noi che saremmo il male. Se permettete mi sembra una visione un po' deformata della realtà». A Vittorio non sono sfuggiti gh appelli, le contestazioni e nem�meno le sbruffonate. Però è mera�vigliato, lui ultimo celerino, che ci siano pagine e pagine solo a raccontare gh antagonisti. «Per�ché per voi giornalisti esiste una violenza di serie A e una di serie B? Certe domeniche ci hanno massacrato fuori dagli stadi. A me è capitato a Bergamo ed è stata davvero dura. Coltellate, sassi, spranghe. CoUeghi portati via a braccia. E sui giornali esce una breve di cronaca. Ero a Milano, qualche anno fa quando non si parlava altro che del Leoncavallo. A leggere i giornali sem�brava che stessero mettendo a ferro e fuoco la città, in piazza noi eravamo in mille e loro in quindici. Mi guardavo in giro e mi chiedevo dove erano tutti 'sti scontri». Della vecchia Celere nella stan�za di Vittorio c'è davvero poco. Forse il cedolino dello stipendio. «Guardi pure, sono duemilioni e quattrocentomila. Trentamila lo straordinario per la domenica. A me sembra pure un buon stipen�dio. Ma è vero che non ho famì�glia. La stanza me la dà l'amministrazione. A tirarci avanti la famigha non c'è troppo da ridere». Di sicuro sono sorprendenti le sue letture. Sul tavolino trionfa un libro inaspettato. E' Vivianne Forrester, "L'orrore economico". Un classico degh antiglobalizzatori. «Parla di un futuro dove saremo tutti precari. Domineran�no le multinazionali e ci sarà una spersonahzzazione terribile. Chissà, forse ci può anche essere una globalizzazione positiva. Ma sono scettico. Comunque sulla globalizzazione, da cittadino, la penso come e peggio di loro. Io vengo da una f anugba di contadi�ni, i miei avevano un pezzo di terra in Veneto. Che ci sarebbe stata la "mucca pazza" noi l'ab�biamo capito otto o dieci anni fa. A un certo punto il prezzo del fieno è crollato. Non lo voleva più nessuno. Mio padre s'interro�gava: ma che gli daranno da mangiare alle bestie? Adesso l'ab�biamo capito. Il discorso è che se vince il profitto su tutto, non va plica bene. Se la gente compra le fettine a dodicimila il chilo e non quelle a ventiquattro, addio qua�lità. Dispiatee anche a me che non si trova più ilformaggio di Capracotta. Addio sapori di una volta. E' che con la globalizzazione si pensa solo in termini economi�ci». Un tempo era la Contestazio�ne. Quando vennero gh scontri di valle Giulia, Pasolini si schierò con i poliziotti «figli degh operai» contro gh universitari, figli di papà. Fece scandalo a sinistra. Da allora è fondamentale in ogni discorso sulla polizia italiana. Anche Vittorio conosce Pasolini. E guarda caso, rispunta fuori esattamente quel paragone. «Questi ragazzi con la tuta bian�ca so bene chi sono. Qualcuno l'ho pure conosciuto di persona nella mia città. Che devo dire? Vengono a menare le mani. Nel vuoto assoluto cercano una ragio�ne di vita. Voghono cambiare il mondo. Però poi c'hanno il papà farmacista. La settimana scorsa ho visto negh occhi gli operai di Comegliano. Quelli s�che aveva�no il terrore di rimetterci il posto di lavoro. E' gente che ha poco e se gh va male perde tutto. Però non sono mica violenti». AUa fine, U contestatore è lui. Perché è sindacalizzato con^i confederali. Perché è orgoglioso del suo lavoro, ma senza esagera�re. «Di me dico che "faccio" il poliziotto, non che "sono" un poliziotto». Perché conosce la sto�ria. «Vedo che aUe tute bianche gh piace d'immaginare una poU�zia scelbina. Peccato che non esista più. Ma siccome gh piace d'inventarsi un nemico, io rispon�do così: care tute bianche, spero di non essere io U vostro nemico. Però U mio lavoro è fare rispetta�re l'ordine e la legge. A Genova noi faremo rispettare non U privi�legio di qualcuno, ma i diritti di tutti. Dei manifestanti e pure di quelli che sono Capi di Stato e avranno pure U diritto d'incontrarsi». Anche i suoi genitori hanno letto i giomaU. Con le storie di bare pronte e di terroristi in agguato. Ovviamente si sono pre�occupati. Lui h ha rassicurati. Non sarà peggio di una normale partita di calcio. «Di prendere le botte non c'ha vogha nessuno, sia chiaro. Non le voghono pren�dere loro e nemmeno noi. Non mi va di tornare a casa con la testa rotta da un cubetto di porfido. Anche se a qualcuno gli piace tanto di giocare al rivoluziona�rio».

Persone citate: Forrester, Pasolini, Scelba

Luoghi citati: Bergamo, Genova, Milano, Roma, Veneto