«Così scopriranno le verità di Erika e Omar» di Marco Neirotti

«Cos�scopriranno le verità di Erika e Omar» I due ragazzi di fronte al collegio di periti che devono accertare se sono penalmente perseguibili «Cos�scopriranno le verità di Erika e Omar» Il criminologo: una delicata partita dove sono decisivi i dettagli Marco Neirotti TORINO Incominciano, per Erika e Omar, i nuovi giorni della verità. Non la verità sull'atroce serata, bens�la verità che più sgomenta l'immaginario collettivo: «Co�m'è stato possibile» e «che fare di loro». Dai prossimi giorni i ragazzi saranno di fronte a undici specialistì: tre nominati dal giudice per le indagini preliminari, due dal pm, tre da ciascuna deUe due difese (che schierano tra gli altri, gli psichiatri De Fazio e Picozzi). Hanno novanta giorni di tempo per consegnare le loro relazioni. E' l'incidente probatorio di ieri. Significa questo: prove che potrebbero andare in dibatti�mento è megho vederle subito. Soprattutto in questo caso: si tratta di capire se gh imputati sono perseguibili penalmente, se sono capaci di intendere e volere, se non imputabili rimangono pericolosi. Entriamo, allora, con Erika e Omar, in una di queste stanze con un gran tavolo, parecchie sedie, una o due finestre, talora un vaso di fiori, dove si svolgono gh incontri. Ci accompagna in questo viaggio Mario Portigliatti Barbos, docente di antropolo�gia criminale, già direttore del�l'Istituto di Scienze Medico Fo�rensi all'Università, perito in casi di criminalità comune e organizzata e in vicende che hanno analogie con Novi Ligure. Il primo impatto al tavolo è di reciproca conoscenza. Portigliatti Barbos: «L'imputato sa con chi ha a che fare e che cosa questo deve analizzare. In lui quindi vede una lunga mano della giustizia. Un testa a testa è più facile, un collegio nutrito intimidisce, mette in difesa». Periti e consulenti, secondo il reato e le indagini, hanno specialità diverse: criminologo, psi�chiatra forense, neurologo, psi�cologo, sociologo, neuropsichìatra infantile, medico legale. Non dovrebbero agire all'insaputa de�gli altri. Adesso siamo l�seduti, ci siamo presentati. E poi? S�entra nel vivo, s�scava nel «vissuto»: la famiglia, la scuola, le amici�zie. Ma com'erano prima. Cioè come hanno strutturato una per�sonalità. Colloqui lunghi e ripe�tuti, con i loro tempi e i loro fallimenti: «Se il soggetto non regge o sfugge è inutile insistere per tre ore. Riproveremo doma�ni». Via via si crea il rapporto, talora c'è simulazione a oltran�za, talora nasce una fiducia, un senso d�riferimento che tornerà nel futuro, anche verso chi, dan�doti per sano di mente, ti ha aperto il carcere. Nella fantasia di molti si vedo�no Erika e Omar, come tutti gh altri, seduti a un tavolo a racca�pezzarsi fra quiz, disegni e altri pezzi di carta. Si fanno i test, ma sono strumenti, non verificatori elettronici con la risposta certa. Il test di Rorshach è utile per la diagnosi di personalità: raccon�ta emotività, aggressività, rap�porti inteipersonalì, subordina�zione agli altri, intelligenza. E rintelligehza è uno snodo dove inciampano il novellino o il consulente in mala fede: «1 test non fanno mai perizia. Possono eventualmente indirizzare e quindi ridurre il numero di sedu�te. Esistono test psicometrici che danno un punteggio all'intel�ligenza. Con quelli posso cadere nelle mani di un simulatore. Gh dò un punteggio basso e lui se la cava come matto. Ma esistono un'intelligenza astratta e una di condotta. La prima mi parla dei dati in possesso della persona, la seconda mi parla, ed è più impor�tante, della sua capacità di oiganìzzarli. Ci sono bambini che sanno ripetere regolette di gram�matica ma non sanno usarle quando parlano, viceversa altri non sanno ripetere la formula ma la applicano correttamente». Test e dialogo. Un dialogo che all'inìzio è come un gioco al gatto e al topo. Dove è sbagliato presentarsi con im drastico «non raccontarmi storie, perché io me ne accorgo», è sbagliato seguire un criterio fisso, con sempre le stesse domande nello stesso ordi�ne (i detenuti chiamavano un perito «il ragiunàtt», il ragionie�re). Ed è sbagliato pure l'impatto diretto con ciò che è avvenuto (quello spelta agh inquirenti). Si segue un discorso pieno d�curve, che parte dal gattino tro�vato in strada e arriva allo zio, scivola sul nonno e piomba sulla scuola: «Lu�crede di menarti per il naso, poi comincia ad avere il dubbio: è meno fesso d�quanto credevo». Appurata l'eventuale incapa�cità di intendere e volere, s�entra nel discorso peridolosità sociale: che non significa tout court ((rifarà lo stesso», può esse�re il provato rischio che si vada a delinquere in altro modo. Per gli adulti vuol dire ospedale psichia�trico giudiziario. Per i ragazzi? Rispondono i magistrati mìnorih torinesi: «Se c'è la salute mentale, si è condannati. Non è previsto ergastolo e ai minori la legge concede imo sconto del 30 per cento del massimo stabilito per gh adulti. Quindi parliamo d�un lìmite di vent'anni». E se c'è incapacità, oppure immaturi�tà accertata? «Lo scenario è tut�to da vedere. L'incapacità senza pericolosità può consentire un affidamento, a comunità, o alla famiglia, secondo quale si ritie�ne l'ambiente migliore per la ricostruzione. Se c'è pericolo scatta l'equivalente del manico�mio giudiziario, una comunità specifica». Un ventaglio per chi non pensa a cancellare o a vendicarsi comunque doloroso o faticoso. Un yemaglio che dipende da una perizia che non è un'assoluzione a pricri, ma, se ben condotta, anche uno strumento preventi�vo per il futuro. Un futuro tutto aperto per la storia di Erika e Omar. Se ne riparla a settembre. Erika e Omar, I due ragazzi sono accusati di aver ucciso a coltellate la madre e il fratellino di lei

Persone citate: De Fazio, Medico Fo, Picozzi

Luoghi citati: Novi Ligure, Torino