Sono davvero piacevoli e notti di Straparola, gran bazar della fiaba
Sono davvero piacevoli e notti di Straparola, gran bazar della fiaba Sono davvero piacevoli e notti di Straparola, gran bazar della fiaba RECENSIONE .Gian Luigi Beccaria NELLA prestigiosa collana «I Novellieri italiani» dell' editore Salerno, diretta da Enrico Malato, sono uscite in due tomi Le piacevoli notti di Giovan Francesco Strapa�rola, con introduzione, ricche note e utilissimi indici a cura di Donato Pirovano: una collana che ha già accolto tra gli altri Sacchetti, Sercambi, Firenzuola, Grazzini, Forti�ni, tra i classici moderni i racconti di Capuana, le novelle del Verga, e che si propone dunque di offrire una documentazione completa del�la novella italiana dal Duecento al primo Novecento. Straparola è colui che ha dato forma letteraria alla fiaba popola�re immettendola nel solco degli schemi e dei moduli tradizionali che rimontano al Decameron. Dal�la raccolta del Boccaccio egli attin�ge a pien&mani (vedi l'imitazione ad esempio della famosa novella di ser Ciappelletto), riprende di peso interi periodi, intere sequenze, tes�sere anche minime da inserire con disinvoltura nel suo testo. Il primo volume esce nel 1550, il secondo nel 1553, in anni in cui pubblicano le loro raccolte Girolamo Parabosco, Ortensio Landò, Matteo Ran�dello. Straparola fu subito best seller: nell'arco di un sessantennio si sus�seguono più di venti edizioni, tutte stampate a Venezia, senza contare le molte traduzioni fuori d'Italia, in Francia soprattutto (se ne conta�no almeno 12 prima del secondo decennio del sec. XVII). Risponde�vano evidentemente a una richie�sta del pubblico, della larga fascia di pubblico socialmente e cultural�mente intermedia tra i ceti elitari, i circoli letterari più esclusivi e i lettori di estrazione popolare. L'impianto strutturale (novelle dentro ima «cornice») delle Piace�voli notti non ha il rigore del Decameron. Ogni notte si racconta�no cinque favole, nell'ultima notte, la tredicesima, se ne raccontano tredici, ma esse sono distribuite senza un criterio tematico. Strapa�rola sembra inserire a caso i suoi racconti, senza un progetto: le «notti» sono aperte a novelle reali�stiche tradizionah, a novelle eroti�che, a novelle delle beffe, a fiabe «di magia», con fate, draghi, anima�li favolosi, animali che parlano, esseri personificati: un amalgama di materiali diversi, contaminazio�ni di motivi e tipi differenti, un assortimento vivace che mira à riscuotere il consenso e il successo di un pubblico eterogeneo. Ci sono anche due favole in dialetto, la prima in bergamasco, la seconda in pavano, i due dialetti promossi dalla consacrazione teatrale del Ruzante. Qui Straparola come giustamente ci avverte il curatore non intende trascrivere due parla�te popolari ma stilizzare in una forma espressiva e spesso caricatu�rale le due zone e i personaggi «ai margini della Repubblica, da un lato l'estremo Ovest (Bergamo) e dall'altro la campagna padovana con i suoi contrasti socio-culturali rispetto alla colta città universita�ria». Dicevo che la raccolta di Strapa�rola è un vivace bazar: l'autore pesca tanto dalla tradizione colta (Boccaccio) quanto dalla tradizio�ne popolare. Con la fiaba popolare divide alcuni caratteri ài fondo: per esempio, il personaggio che soprattutto «agisce», ricopre «un ruolo», e non ha mondo interiore, non vive in un vero, concreto ambiente che lo circondi; Straparo�la non indugia a descrivere, ma compone intrecci, con un racconto che predomina totalmente sulla descrizione. Anche stihsticamente, come nel racconto orale, formulismo e semplicità caratterizzano la pagina; lineare la sintassi,.privilegiati i contorni netti, anche gli aggettivi sono prevedibili, i colori sono pochi, chiari e puri, o rari e " preziosi (oro, argento). Tutto è polare, estremo, semplificato: gli eroi sono o belhssimi o buonissimi, gli antagonisti o bruttissimi o catti�vissimi. L'eroe è sempre giusto, saggio, esperto, supera ogni prova. I «tipi» e i «motivi» sono gli stessi della tradizione orale. Pren�di la famosa favola del «Re porco» (II, 1 : «Galeotto re di Anglia ha uno figliuolo nato porco, il quale tre volte si marita, e posta giù la pelle porcina e divenuto un bellissimo giovane, fu chiamato re Porco»), che è di tutte le regioni italiane, se ne conoscono versioni piemontesi, toscane, lombarde, marchigiane, ce n'è una anche nel Pentamerone (II, 5), è largamente attestata in Europa, e deve avere di certo origini lontanissime, se si pensa che lo sposo che non può essere visto nel suo vero aspetto se non di notte risale almeno alla favola di Amore e Psiche. La favola di «Biancabella, fi�gliuola di Lamberico marchese di Monferrato» che «viene mandata dalla matrigna di Ferrandino re di Napoli ad uccidere» (III, 3) s'inne�sta nella celebre storia della fan�ciulla perseguitata dalle mani moz�ze, di diffusione mondiale (in alcu�ne versioni ha nome di Uliva, e rimanda a tutta la tradizione popo�lare confluita in Italia nella Sacra rappresentazione di santa Uliva e nel poemetto popolare Istoria de la regina Oliva). C'è una favola (IV, 3) che sarà ripresa anche da Gozzi ne L'augellinoBelverde, e che raccon�ta una delle trame più conosciute nel mondo e di cui esistono moltis�sime versioni (414 quelle segnala�te). Di grande latitudine la famosa novella del demonio che prende moglie (II, 4), già narrata da Ma�chiavelli (la storia di Belfagor) e dal Doni. Come spesso succede nelle fia�be popolari, anche in Straparola troviamo dettagli minimi, che a prima vista parrebbero trovate estemporanee, inventate dall'auto�re, e che invece sono di grande latitudine, come per esempio quel povero parroco messo nel sacco destinato al paradiso (I, 2), motivo che ritrovo nella fiaba popolare di tutta Europa. Nel secondo tomo compare una primizia, la favola del. gatto con gli stivali (XI, 1), che sarà poi diffusa in tutta Europa nella versione del Perrault. «Notti» dunque non sono soltan�to «piace voh», ma di molta rilevan�za culturale, non fosse altro che per la testimonianza del grande dialogo intercorso tra scrittura e oralità, tra colto e popolare. »LOa Giovan Francesco Straparola Le piacevoli notti a cura di Donato Pirovano, tomo I e II, Salerno Editrice, pp. LXIX-877. L. 180.000 RACCONTI ;3#S
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