Pretty Julia tutta ciccia per servire gli sponsor

Pretty Julia tutta ciccia per servire gli sponsor Parla la Roberts, falsa grassa in «America's Sweethearts», commedia sulla pubblicità Pretty Julia tutta ciccia per servire gli sponsor Lorenzo Scria NEWYORK Sin da quando aveva 20 anni e sal�alla ribalta prima con «Mystic pizza» e poi con «Pretty Woman», Julia Roberts è diventata una che, in fatto di celebrità, qualcosa lo ha impa�rato. Conosce bene anche il mondo dei «press junkets», istituzione organizzata dagli uffici marketing degli studios che invitano giornali noti in lussuose località e che, al fine di raccogliere pubblicità per i loro prodotti, offrono in pasto attori e attrici in un ambiente estremamente rigido e control�lato. E che succede se il film da promuovere è incentrato proprio sul circo dei «junkets» e sui capricci e gli eccessi che circondano le vite dei divi del cinema? E se poche ore dopo averla vista sullo scheimo nel�la parte della sorella goffa e cicciottella di una di queste dive (nella fattispecie Catheri�ne Zeta-Jones) Julia compare per il «junket» vero di «Ameri�ca's Sweethearts»? A quel pun to sarà facile restare confusi, non capire dove finisce la finzione e dove inizia la real�tà. Allora, Julia, è qui per dovere o per piacere? «Devo dire che in questo mo�mento me ne starei più volen�tieri a letto. Non ho l'obbligo contrattuale di partecipare, ma mi sembra corretto soste�nere i miei film, anche quando non sono particolarmente feli�ce dell'esito. Se poi ne sono anche orgogliosa, come in que�sta occasione, il tutto diventa più facile». E sui personaggi del film, dal boss dello studio ai giornalisti assetati di au�tografi, che commenti può fare? «Tra voi giornalisti ho incon�trato nell'arco degli anni gen�te molto curiosa. Quanto ai capi degli studios, esistono certamente quelli cinici e ag�gressivi. Ma io per fortuna non ho mai avuto a che fare con peronaggi simili». Passiamo all'entourage di assistenti. Julia Roberts ne ha uno che si prende cura dei suoi problemi? «Ho un assistente, è con me da quattro anni e mi aiuta moltis�simo, specie quando lavoro. Ma non lo tratto come uno schiavo. Questa è una comme�dia, non uno studio freudiano sulla vita e la cultura delle stelle del cinema. E se c'è qualcuno che crede davvero che mi faccia lavare i denti, mi telefoni subito perchè debbia�no chiarirci». In Erin Brockovich era sexy e voluttuosa, qui la vediamo cicciottella e po�co attraente. «Ho messo degli aggeggi che mi hanno fatta sembrare più grassa. E' stato molto strano, ti cambia la prospettiva delle cose. Ma è stato divertente. Soprattutto, mi ha aiutato a illustrare meglio un personag�gio. Quando scelgo un film non sto a pensare se sarò sexy o meno, ma a come darne un ritratto autentico e credibile». «Lo so che voi giornalisti fate fatica ad accettarlo, ma non mi dò da fare per costruire una certa immagine: la Julia che sta nel suo salotto non è molto diversa da quella che compare sullo schermo per il gusto di milioni di spettatori». Erin Brockovich le ha an�che regalato un Oscar. E adesso? Quali obiettivi ha? «La mattina dopo l'Oscar ho mangiato la mia colazione di sempre, i miei amici sono gli stessi. L'Oscar non ha cambia�to il mio modo di vedere la vita e tutta questa attenzione sulla vita degli attori mi sembra molto un modo per evitare di affrontare i propri problemi». Come vanno le cose con il suo uomo, l'attore Benja�min Br att? «Bene, grazie. E una delle cose più importanti che mi ha inse�gnato è quella di difendere la mia privacy, tenere tutte per me alcune cose preziose. Quin�di grazie per la domanda, ma non ho molto da aggiungere». La diva più pagata di Hollywood nel film che racconta gli incontri stampa organizzati dalle majors per fare promozione: «Starei meglio a letto» Julia Roberts nell'ultimo film «America's Sweethearts» Con alcuni trucchi l'attrice è stata ingrassata e resa meno attraente di quanto non fosse in «Erin Brockovich»

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