A Milano sfila l'orgoglio omosessuale

A Milano sfila l'orgoglio omosessuale A Milano sfila l'orgoglio omosessuale «E' arrivato il momento di riconoscere le unioni gay» Brunella Giovara MILANO «Persino un sindaco conservatore come Rudolph Giuliani non manca mai di sfilare al Gay Pride di New York. E allora, perché il sindaco di Milano non fa altrettanto?». Ebbene no, il primo cittadino Gabriele Albertini non scenderà in piazza per il corteo che oggi pomeriggio attraverserà Mila�no, compresa piazza del Duomo. n Gay Pride nazionale non avrà il patrocinio del Comune, e nemmeno quello della Regione Lombardia. Avrà invece quello della Provincia, retta da Ombretta Colli (Forza Italia, come sono di centrodestra Albertini e Foraiigoni). La signora Colli è ormai ricono�sciuta come icona gay locale e forse gli organizzatori ci sperano parteci�perà adla sfilata. Che sarà allegra, rumorosa e affol�lata: 30 mila, secondo gli organizzato�ri. E se anche saranno meno, poco importa. L'importante è che sia a Milano, «la città italiana dove vive il maggior numero di persone omosessuali». L'importante è che «ci siamo. Esistiamo. E d'ora in poi non staremo più zitti». «E'la capitale gay, non c'è dubbio», spiega Paolo Hutter, ex assessore a Milano e a Torino. «Piena di locali, discoteche, saune, piena di giovani che il sabato sera ci vengono da tutto il Nord. Un ragazzo di Aosta che si vuole incontrare con uno di Modena lo fa a Milano, mica ad Aosta». Ma ((purtroppo è capitale solo da un punto di vista economico, e non culturale, associativo, politico. Biso�gna riportare la rappresentanza dei diritti dei gay nella città più adatta, cioè questa».Perciò il Gay Pride è cominciato lo scorso 6 giugno, con un calendario pieno di feste, incontri e mostre, più il convegno di ieri dedica�to ai «Diritti in Europa», e ospitato dalla Camera del Lavoro (cheparteciperà al corteo di oggi con rappresen�tanti e striscione). Il modello, naturalmente è l'Olan�da. Prima ad ottenere l'eutanasia, il matrimonio tra gay e la possibilità di adozione di bambini, nella liberalizza�zione delle droghe. In Italia «siamo ancora molto indietro». Infatti l'Arcigay chiede che venga modificata la legge Mancino del '93, quella contro le discriminazioni di razza, etnia e reli�gione, in modo che sia vietata anche la discriminazione in base all'orienta�mento sessuale. Una battaglia da affrontare da soli. o in compagnia, anche se di segno politico opposto. Sergio Lo Giudice, presidente di Arcigay (area Ds), dichia�ra infatti «siamo pronti a scendere in piazza contro ogni deriva omofobica, ma vogliamo dialogare con la maggio�ranza perché si arrivi ad approvare le leggi contro la discriminazione basata sull'orientamento sessuale, e una leg�ge che riconosca le coppie omosessuaE chi, nella maggioranza? «Nell'ul�timo anno alarne forze come Lega, Biancofiore e An sono state molto aggressive con noi. In Forza Italia invece si trovano anche degli autenti�ci liberali», spiega Lo Giudice. La Colli, ad esempio. Ma anche il presidente del Senato, Marcello Pera, che ieri ha mandato un messaggio di saluto al convegno, proclamando la sua «ideale adesione a questa iniziativa». Uno spiraglio che fa ben sperare la numerosa comunità gay italiana (solo i tesserati Arcigay sono 100 mila). Soprattutto in vista dell'ultimo proget�to, una proposta di legge presentata due giorni fa alla Camera da Franco Grillini, parlamentare Ds ed ex presi�dente Arcigay. Una «Giornata naziona�le della dignità», da celebrarsi ogni 28 giugno, data storica per il movimento, in ricordo di quel 28 giugno 1969 in cui per la prima volta gli omosessuali di New York si ribellarono alle anghe�rie della polizia. La «Giornata» prevede cerimonie, incontri, iniziative nelle scuole, mo�menti di riflessione «su quanto è accaduto per secoli, ed ancora oggi accade, ad omosessuali, bisessuali e transessuali. Affinché persecuzioni e discriminazioni cessino ovunque nel mondo, e affinché si affermino anche 'in questo campo uguaglianza di diritti e pari dignità sociale». Polemica con Albertini che ha negato il patrocinio del Comune «Si comporti come Giuliani a New York» «Gay pride» in una delle sfilate a Roma