I pusher sono bambini

I pusher sono bambini PICCOLE VITTIME DEL NARCOTRAFFICO IN SICILIA I pusher sono bambini Sgominata banda di trafficanti il caso Antonio Ravidà corrispondente da PALERMO D! UE pusher di 11 e 10 anni sono stati utilizzati a Casteldaccia, a 15 km da Palermo, da spregiudicati spac�ciatori di droga che, con i pro�venti, aiutavano anche mafiosi in carcere e i loro familiari. Cos�piccoli i bambini non sono puni�bili e inoltre il clan se ne è servito contando sul fatto che nessuno si sarebbe sognato di sospettarli. Invece la loro frequente pre�senza davanti a una scuola e in luoghi dove spesso si incontra�no i tossicodipendenti ha messo in guardia gli investigatori di Bagheria e il tenente Luca Nec�ci, con " i suoi carabinieri, è riuscito a scoprire tutto, arre�stando sei persone. E soprattut�to è stata fatta luce su un sistema di «vasi comunicanti» fra droga, mafia e usura che conferma la pericolosità di quanti, anche della cosiddetta piccola malavita, sono sempre sul punto di per fare il «salto di qualità». La droga (cocaina e per lo più mariajuana e hashish) arrivava , dalla Calabria in stock di 5-6 kg alla volta. La banda la smistava poi fra Casteldaccia, Bagheria e Santa Flavia, che agh inizi degli Anni 80, fra decine di defitti mafiosi, furono compresi nel «triangolo della morte», una zona bellissima, densa di agru�meti, ville settecentesche sul mare in cui la pressione mafio�sa e della criminalità spicciola è tutt'ora fortissima, garantita dall'omertà. Sono state determinanti alcu�ne intercettazioni telefoniche. Chi parlava è stato incauto e si è tradito. Le bobine, a quanto pare, sono piene di nomi, riferi�menti, allusioni più o meno esplicite. Un gran chiacchiero�ne, per esempio, era per forza di cose Giovanni Flamia, 47 anni. Infatti, condannato a 18 di reclusione, era stato assegna�to agli arresti domiciliari. Non si allontanava mai da casa, ma di fi con il telefonino collabora�va in modo determinante nello smistamento degli stupefacen�ti. Flamia è uno dei sei destina�tari degli ordini di carcerazione firmati dal giudice per le indagi�ni preliminari di Termini Imerese, Paolo Pitarresi, su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Frank Di Maio. Gli altri arrestati (tutti pre�giudicati) sono uno zio dell'un�dicenne, Francesco Canciari di 29 anni, Francesco Speciale, 35,, Ignazio Maio, 20 e Pietro Semilia, 21 anni. Il sesto è incensurato e i carabinieri lo ritengono il capo: Sebastiano Benforte, 43 anni, sorvegliante di un campo di calcio a Casteldaccia. Controlli bancari e una perquisizione che hanno consentito di sequestra�re titoli per milioni indicano Benforte come il promotore di cospicui flussi di denaro. Tanti soldi sono sembrati assolutamente ingiustificati nel�la disponibihtà di un guardia�no. E' da Benforte che i carabi�nieri sono risahti a un giro di usura, compresi prestiti di dena�ro ad alto tasso, il più delle volte con le vittime che, per quanto tentassero, non riusciva�no a sottrarsi alla stretta dei «cravattari». Cinquanta carabinieri e alcu�ni cani antidroga sono stati impiegati nella vasta operazio�ne culminata negli arresti. In�creduli i genitori dell'undicen�ne, che è stato riaffidato a loro. Tutto finora lascia supporre che ignorassero che il loro bam�bino era «usato» dallo zio per consegnare pacchetti con la dro�ga di volta in volta celati in nascondigli all'aperto: nel giar�dinetto vicino alla scuola, ac�canto a un cassonetto dell'im�mondizia. L'altro bambino, di dieci anni, non è stato ancora identificato. Ma gli inquirenti prevedono di riuscire a farlo al più presto. Il colonnello Riccardo Ama�to, comandante provinciale dei carabinieri, da quasi un anno a Palermo dopo tre a Caserta, parlando di grosso colpo messo a segno, dice: «Siamo riusciti a infrangere una realtà difficilissi�ma e complessa in cui il denaro contante rastrellato con lo spac�cio della droga aumentava i prestiti usurari e finanziava i mafiosi». E aggiunge: «Se potes�simo contare sulla piena colla�borazione della gente otterrem�mo risultati come questo». Il baby spacciatore aveva soltanto 10 anni ed era costretto dallo zio a vendere la droga