Sequestro Caponeri, caccia al boss di Giacomo Galeazzi

Sequestro Caponeri, caccia al boss Sequestro Caponeri, caccia al boss In libertà la «mente» del rapimento Giacomo Galeazzi ROMA Sequestro Caponeri, il caso non è chiuso. Sono ancora troppi i tasselli da riordinare, spiegano alla questura di Roma, per poter escludere compli�ci o ispiratori estemi alla banda. Quello di Antonella, infatti, doveva essere un lungo calvario. Nella villa di Formello dove la ragazza, pedinata per 5 mesi, è stata tenuta segregata e incatenata per 48 ore, è stata trovata una grande quantità di provviste alimentari: viveri per alcuni mesi, segno che pur di ottenere il riscatto i banditi erano pronti a infliggere alla giovane una logorante prigionia. Falliti a caccia di soldi o imprepa�rati artefici di un progetto ideato da altri? Restano zone d'ombra che impe�discono di ritenere concluse le indagi�ni che potrebbero anche indirizzarsi verso la ricerca di un terzo complice, forse la «mente» del sequestro. In attesa che la famiglia raccoglies�se i soldi per pagare, i due banditi erano disposti a rinviare l'epilogo della vicenda. Una tela di impruden�ze, sbagli, superficialità. Più che l'or�dito di un crimine il piano messo in pratica dai rapitori di Antonella Caponeri, 26 anni, sembra la sequenza mal riuscita di un regista inesperto. Ora i due arrestati rischiano da 20 a 30 anni di reclusione, ma sicuramente verranno riconosciute loro le atte�nuanti, poiché hanno collaborato con gli inquirenti. 11 pm lasilli ha contestato a Giam�piero Malatesta e a Claudio Taruffi due reati: sequestro di persona a scopo di estorsione e porto illegale di arma da fuoco. Ad aggravare ulterior�mente la posizione processuale dei due indagati la probabile imputazio�ne per la violenza privata commessa ai danni dell'avvocato Alessandro Ciampini, che ieri ha confermato di essersi offerto ai sequestratori al po�sto di Antonella, che svolge pratica forense nel suo studio. «Hanno prefe�rito Antonella ha detto, poco dopo aver fatto visita alla famiglia Caponeri perché io pesavo di più e perché lei e la figlia di un direttore di banca». Dopo averlo legato e imbavaglia�to, hanno lasciato un paio di forbici sulla scrivania di Ciampini in modo che potesse liberarsi, come accaduto nel giro di un quarto d'ora. Il ((basi�sta», Giampiero Malatesta, conosce�va bene il legale, divenuto nei due giomi del sequestro l'uomo di collega�mento con la famigha della ragazza, per la richiesta del riscatto. Nello studio del quartiere Prati dove marte�d�è avvenuto il rapimento, Malatesta era stato molte volte. Fino al '93 il telefonista, Claudio Taruffi, pregiudicato con due matri�moni falliti alle spalle, ha lavorato alla Banca Nazionale del Lavoro. «Hanno chiesto tre miliardi spiega�no in questura sapendo di pretende�re l'impossibile, poi sono scesi fino a 200 milioni: l'assenza di un autenti�co, efficiente piano d'azione si riper�cuote su ogni singola fase del seque�stro-lampo». Nella villa dove è stata tenuta prigioniera Antonella, 0 cinquanten�ne Taruffi (due mogli e un figlio da ciascuna, uno di 28 anni, l'altra di otto) organizzava feste. Una vita co�stellata di reati la sua, da quando era un dipendente dell'istituto di credito: truffa e falso che lo costrinsero nell'87 a dimettersi. E ancora: pecula�to, associazione a delinquere fino allo sfruttamento della prostituzione, due anni fa. L'idea di sequestrare la ragazza sarebbe invece venuta a Ma�latesta, assicuratore sessantenne in�censurato alle prese con grossi proble�mi economici e debiti per oltre cento milioni. Intanto continuano le polemiche per la fuga di notizie avvenuta giove�d�sera. Mentre la polizia era a pochi chilometri dal covo di Pennello, i telegiornali hanno annunciato rimminente liberazione di Antonella. Si temeva che il carceriere potesse ascol�tare le notizie e quindi fuggire dalla villa o addirittura compiere un gesto disperato. Secondo il procuratore na�zionale Antimafia, Piero Luigi Vigna, la vicenda si è risolta felicemente grazie alla denuncia tempestiva e al pronto intervento della squadra mo�bile. «In questi casi ha commentato Vigna è essenziale denunciare subi�to il fatto perché, trattandosi di bande non strutturate, prima si interviene e maggiori possibilità si hanno di bloc�carle. I sequestri-lampo non hanno un'unica matrice. Mentre per quelli di lunga durata si possono individua�re tre piste (sarda, calabrese, dei giostrai) qui è più difficile, perchè si tratta di aggregazioni temporanee, persone che pensano di poter risolve�re cos�i loro problemi economici. Si illudono che la rapida soluzione del sequestro non porti il fatto a cono�scenza della polizia». Per questo, se�condo Vigna, è determinante fare la demmeia il prima possibile. ((Azioni simili spiega il magistrato sono ovviamente incentrate su persone che hanno un'immediata disponibili�tà economica e perciò, come nel caso di Roma, dirigenti bancari, gioiellieri e cos�via». Quello del sequestro-lampo, rive�la Vigna, è un fenomeno in espansio�ne. Le zone più colpite sono la Sarde�gna, la Sicilia, il Lazio e alcune regioni del Nord. «Finita l'epoca dei sequestri di lunga durata sostiene Vigna per merito della legge entrata in vigore nel '91, della pressione investigativa e della maggiore remuneratività di altri traffici, si è aperta l'epoca di quelli brevi, che spesso hanno un lieto epilogo». Era prevista una lunga prigionia: nella villa viveri per alcuni mesi I due banditi rischiano trent'anni Stanno collaborando La ragazza pedinata da cinque mesi La prima richiesta di tre miliardi era già scesa a duecento milioni Antonella Caponeri in questura dopo la liberazione: accanto a lei il capo della squadra mobile romana, D'Angelo

Luoghi citati: Formello, Giam, Lazio, Roma, Sicilia