La navetta dei cadaveri inchioda Milosevic di Giuseppe Zaccaria

La navetta dei cadaveri inchioda Milosevic La navetta dei cadaveri inchioda Milosevic Centinaia di corpi dal Kosovo in Serbia Giuseppe Zaccaria inviato a BELGRADO «Prima di scappare aprii gli spor�telli di quel camion: era pieno di cadaveri fino al soffitto...». Lo scon�tro politico è ormai alle battute finali, la sorte di Slobodan Milosevic potrebbe decidersi nelle prossi�me ore ma intanto magistratura e giornali continuano a scoperchiare le tombe, si svelano dettagli sem�pre più agghiaccianti su quanto è accaduto durante la guerra. Le ultime rivelazioni compaio�no su «Vreme», il più autorevole settimanale di Serbia, che intervi�sta un testimone, uno che da riser�vista dell'esercito fu costretto a fare la spola fra Pristina e Bor guidando camion frigoriferi zeppi di cadaveri. E non si trattava di vittime solo albanesi. L'uomo rac�conta che in uno dei camion vide anche i corpi di tre soldati serbi, evidentemente fucilati perchè rifiu�tavano di obbedire: un nuovo, terri�ficante filone che s'inaugura anche rispetto ai caduti dell'esercito jugo�slavo, sui quali mai sono stali divulgati sufficienti dettagli. In meno di due settimane, la Serbia scopre se stessa come un immenso cimitero: Batajnica, Petrovo Selo, adesso anche un com�plesso minerario non lontano dalla frontiera romena, quello di Bor. La campagna sugli orrori del regime di Milosevic si fa più tambureggian�te proprio mentre più delicata è la situazione politica, e la sorte del�l'ex presidente appare appesa a un filo. Nella prossime ore può accade�re di tutto. Il governo federale ha deciso di ritirare quel contrastato progetto di legge sull'estradizione che avrebbe dovuto essere discus�so al Parlamento federale. La deci�sione evita una spaccatura coi mon�tenegrini, ma una lunga seduta notturna del Dos, guidato dal presi�dente Kostunica, ha condotto ad un risultato anche più lacerante. Il governo sta per emettere un decre�to che renderà possibile l'estradi�zione. Tutto questo non significa che Milosevic sarà consegnato «tout court» all'Aja: la mossa appare piuttosto come l'ultimo disperato tentativo di convincere gli Stati Uniti e la signora Del Ponte della volontà serba di collaborare col Tribunale, la conferenza dei Paesi donatori è fissata per il 29, servono urgentemente 1 miliardo e 200 milioni di euro. Può un decreto legge essere considerato come suffi�ciente esempio di «cooperazione»? Senza aiuti immediati, la giova�ne democrazia jugoslava rischia l'implosione. I prezzi sono schizza�ti a livelli europei mentre i redditi restano da terzo mondo. Ieri matti�na il notiziario tv s'è aperto sulla faccia di un giornalista che mesta�mente annunciava: «Ecco una cat�tiva notizia ed una buona: la catti�va è che le tariffe telefoniche sono aumentate del 30 per cento. La buona, è che non sono aumentate del 60...». In questo quadro non sorprende il fatto che alcuni esponenti del Dos ritengano necessario un atto d'imperio, una decisione impopola�re ma salvifica, almeno per l'econo�mia del Paese. Zoran Zivkovic, ministro dell'Interno, continua a sostenere che «una collaborazione può esprimersi anche senza legge». I legali di Milosevic alimentano l'allarme paventando l'esistenza di un piano segreto: «L'ex presidente potrebbe essere trasferito in elicot�tero dal carcere di Belgrado ad una base militare, e dalla base all'Aja», dicono, quasi diffidando il governo dal tentare il colpo di mano. Ieri hanno offerto pubblicamente una cauzione di 250 milioni di marchi (più di 250 miliardi) perla liberazio�ne del Capo. «E' molto più di quanto lo si accusa di aver rubato», dicono, la somma sarebbe stata raccolta da militanti dell'«Sps» che avrebbero ipotecato case e botte�ghe. Come nelle migliori tradizioni serbe, ad una lunga fase stagnante segue l'improvviso airoventarsi dell'atmosfera. Ed il racconto del trasportatore di cadaveri saetta in questo clima come il fulmine che dà il via alla bufera : soprattutto, lascia intuire come la galleria degli orrori sia stata appena imboccata. L'uomo, che due anni fa disertò e riparò all'estero, racconta di aver fotografato con alcuni amici il con�tenuto dell'ultimo camion. Quelle foto saranno diffuse presto. Sotto lo pseudonimo di «Nikola» (vive con la moglie in un Paese europeo, è protetto dalla polizia, ha già reso testimonianza al Tribu�nale dell'Aja) l'ex riservista raccon�ta una vicenda tenibile. «Ero in caserma a Bor, appena richiamato in servizio mi affidaro�no un camion frigorifero vuoto e mi dissero di guidarlo fino ad un campo militare ad Est di Pristina. Appena arrivato, un generale mi interrogò a lungo sul mio passato e le mie convinzioni patriottiche. Qualcun altro intanto caricava il camion, che mi fu riconsegnato sigillato...». Per almeno dieci volta, lungo dieci lunghe notti sotto le bombe, «Nikola» guidò quel camion fino al complesso minerario di Bor, dove altri addetti lo scaricavano senza testimoni. Quando cap�che traspor�tava cadaveri, lui decise di fuggire. Alcuni amici lo aiutarono però prima aprirono gli sportelli del camion e fotografarono i motivi dell'ultimo viaggio: 78 corpi, fra cui quelli di una donna e di tre soldati jugoslavi. «Nikola» fugg�prima nella Republika Srpska, poi a Zagabria, poi in un altro Paese. Adesso dice che i corpi venivano bruciati nell'inceneritore o sepolti nelle gallerie nella miniera. IHHiJj^^^H Una scena degli scontri di ieri: un elicottero macedone attacca le posizioni dei ribelli ad Aracinovo

Persone citate: Kostunica, Milosevic, Milosevic Centinaia, Slobodan, Zoran Zivkovic