Dilettanti traditi dalle telefonate anonime

Dilettanti traditi dalle telefonate anonime RITRATTI TRA CRIMINE E IMPROVVISAZIONE — —— , 1 :— Dilettanti traditi dalle telefonate anonime Una catena di errori per l'assicuratore e l'industriale i personaggi Guido Ruotalo ROMA aUARANTOTT'ORE dopo, Antonella è torna�ta a vivere. Forse, stanotte si sarà fatta aiutare da un calmante, per prendere sonno. Forse, prima di addormentarsi le saranno frullate alla memoria tutte le immagini di questo incubo, avrà rivissuto tutti i momenti di questa drammatica avventura. E' il destino di tutti i sequestrati che tornano in vita, dopo l'inferno della prigionìa, quello di essere segnati per sempre da quei momenti, spesso interminabili giorni, mesi, anni, vissuti all'inferno. Antonella è stata fortunata perché i suoi sequestratori erano dei «dilettanti», degli «scan�nati pieni di debiti», che pensavano di chiudere il conto del loro fallimento ottenendo un riscatto. Ma Antonella deve molto, forse tutto, al lavoro degli investigatori, dei poliziotti dello Sco, della struttura del Viminale guidata da Franco Gratteri. Intuito, professionalità e una forte dose di buon senso hanno evitato un altro epilogo a questa avventura. Era iniziato tutto marted�pomeriggio. Anto�nella Caponeri, 26 anni, laureata in giurispruden�za, ha scelto di diventare avvocato. Lavora da praticante nello studio legale dello zio, di Alessan�dro Ciampini, in via Albertello, nel quartiere Prati. Verso le sei del pomeriggio, Alessandra è a colloquio con l'avvocato, quando entrano, all'im�provviso, Giampiero Malatesta, 60 anni, e Clau�dio Taruffi, 51 anni. Momenti concitati. I due, con il viso coperto da caschi integrali di motociclisti, le�gano alla sedia l'avvocato, lo imdello zio, con SSSa suascrivania un bi�glietto indirizza�to al padre della ragazza, diretto�re della filiale del�la Banca di Roma che ha sede all'in�terno dell'hotel «Cavalieri di Mil�ton»: «Preparate tre miliardi. Fate presto». Natural�mente vanno via portandosi con sé la ragazza, An�tonella. L'avvocato si riesce a liberare, chiama il padre, proprietario di un noto ristorante della Capitale, «Tre scalini», che sta in piazza Navona. I due si consultano per decidere il da farsi, e scelgono di andare in Questura. Nel frattempo, i due seque�stratori con il loro ostaggio imboccano la Cassia bis, diretti a Formello. Dal momento del seque�stro alla denuncia in Questura passa un'ora. E' troppo per tentare di attivare posti di blocco. La squadra mobile diretta dal dottor D'Angelo e lo Sco di Franco Gratteri gettano le basi della loro offensiva. Hanno fiuto, gli investigatori. Dal racconto concitato dell'avvocato arrivano a que�sta conclusione: «Deve essere un sequestro lampo, ci conviene aspettare. Ci conviene nonSono entrati nello studio zio, con caschi da moto Hanno legato e imbavagliato l'avvocato e hanno lasciato un biglietto «Preparate 3 miliardi» rendere pubbhca la notizia». E' sempre così. In questi casi conviene sempre non perdere la testa: gh esperti sanno che bisogna aspettare, aspettare che gli altri facciano la mossa falsa. Partono al buio, gh investigatori. Non sanno con chi hanno iniziato questa sfida, chi sono gli avversari. Prevedono che in questi casi, nei sequestri lampo, tutto si svolge in poche ore perché la soluzione deve essere rapida. E quindi, gli investigatori decidono per il silenzio stampa per favorire, agevolare la trattativa. Dopo, dopo la liberazione di Antonella, si verrà'a sapere che erano due «falliti», «pieni di debiti», uno assicuratore, l'altro piccolo imprenditore, uno con precedenti penali l'altro con la fedina penale immacolata.. Tutti e due clienti della banca dove è direttore il padre della ragazza. Passano le ore e non succede nulla. Si arriva a mercoledì. Dopo 22 ore di silenziot i carcerieri si fanno vivi: intorno alle i'6,30 arriva ima telefona�ta allo studio dell'avvocato, telefonata che viene intercettata. E' Taruffi che parla, dando il nome in codice concordato: «Sono il gladiatore, pagate se volete rivedere Antonella.... preparate i tre miliardi....non informate la polizia». Chi ha sentito quel nasi/o registrato ricorda: «Aveva ima voce ferma, per nulla emozionata, con inflessione dialettale marcata, parlava in roma�nesco». Quando Ciampini gli chiede come sta Antonella, risponde: «Benissimo, ha fatto colazio�ne con brioche e cappuccino e a pranzo avrà spumante con tartine e caviale». Quella telefonata è la mossa falsa che si aspettava. GU investigatori riescono a risalire a una cabina telefonica di via Prenestina. Taruffi lascia una traccia evidente che gli investigatori chiedono di non rivelare «per non bruciare tecniche d'indagine sofisticate» e in qualche modo si fa riconoscere. All'avvocato fa sentire una cassetta con la voce di Antonella registrata: «Pagate, sto bene, non vi preoccupate..». Eviden�temente istruito dagli investigatori, Ciampini dice al suo interlocutore che questa «prova» non basta, che vuole avere la certezza che Antonella è viva. La conversazione si interrompe. Pochi minuti dopo toma a squillare il telefono di via Albertello. L'avvocato: «Capite, ho bisogno di una prova certa che Antonella sia viva». Ieri, giovedì, i sequestratori avrebbero dovuto farsi di nuovo vivi, per fornire queDa prova che la ragazza era ancora in vita. Intorno alle sei del pomeriggio, nuova telefonata. Ciampini è bravo nel prendere tempo, nel far parlare il suo interlocutore, co�s�come gh aveva�no chiesto di fare gli investigatori. E intorno alle 18 il telefonista vie�ne acciuffato. Il tempo di arriva�re in questura e Claudio Taruffi racconta tutto e subito. Dà le indi�cazioni per arri�vare al «covo» di Formello, rive�lando che a fare la guardia al�l'ostaggio è il suo amico, è Giampie�ro Malatesta. Per fare irru�zione nella villa imo dei poliziot�ti, con capelli brizzolati, si met�te alla guida del�la Bmw, vestito con camicia e pantaloni neri. Nell'auto ci sono altri tre agenti: uno nel cofano e due al posto del sedile posteriore, asportato. Quando l'auto attra�versa il cancello aperto, Malatesta da lontano ha l'impressione che alla guida ci sia il complice e gli va incontro. A quel punto gli agenti lo immobiliz�zano. Antonella viene liberata e portata subito a Roma, in questura. Malatesta e Taruffi finiscono in carcere. La loro vita di «sequestratori» è durata poche ore. Volevano liberarsi dai debiti, svoltare pagina. Chissà se quel sorriso degli mvestigaton, febei di aver fatto bene il loro lavoro, ridarà serenità ad Antonella. Avevano fatto ascoltare ai parenti una cassetta con la voce registrata di Antonella che diceva: «Pagate Io sto bene Non dovete preoccuparvi» Un silenzio stampa per favorire la trattativa e tendere la trappola dello zio, con Sono entrati nello studio zio, con caschi da moto Hanno legato e imbavagliato l'avvocato e hanno lasciato un biglietto «Preparate 3 miliardi» Avevano fatto ascoltare ai parenti una cassetta con la voce registrata di Antonella che diceva: «Pagate Io sto bene Non dovete preoccuparvi»

Luoghi citati: Formello, Roma