«Riforme per tagliare le tasse» di Roberto Ippolito

«Riforme per tagliare le tasse» L'ALLARME Di D'AMATO «IL PAREGGIO POTREBBE SLITTARE AL 2005» «Riforme per tagliare le tasse» Confindustria: il deficit è troppo alto retroscena Roberto Ippolito ROMA Sicuramente male. Forse addirit�tura malissimo. Visti dalla Con�findustria, i conti pubblici peg�giorano nettamente. Il buco sti�mato, cioè il maggiore deficit rispetto al previsto, sarà que�st'anno di 22 mila miliardi «ma il timore è che lo scostamento pos�sa essere assai più ampio: anche nell'ordine dei 30 mila miliardi». E per il 2003 si ipotizza il livello di 40.700 miliardi. Con interven�ti di contenimento della spesa, l'importo nel 2001 scenderebbe a quota 16 mila, ma in mancanza potrebbe correre sempre più. Queste cifre sono contenute nel rapporto con le previsioni macroeconomiche illustrato ieri in un seminario della Confindu�stria dal consighere delegato per il centro studi Enrico Bondi e dal capo economista Giampaolo Gal�li. Ed è il presidente Antonio D'Amato a trame le conseguen�ze: «Il peggioramento del quadro della finanza pubblica che sta emergendo in questi giorni rende più che mai necessarie e urgenti le riforme economiche e sociaU che sono state ampiamente di�scusse». Anche perché, altrimen�ti, non sarebbe possibile ridurre ulteriormente le tasse. In sostanza la Confindustria vede nero cos�come vede nero il nuovo governo di centrodestra di Silvio Berlusconi teso a dimo�strare che l'eredità delle coalizio�ni di centrosinistra degli ultimi cinque anni non sarebbe poi tanto buona. Inoltre l'allarme per il buco lanciato da D'Amato si accompagna all'analisi pessi�mistica sull economia mondiale. Dice il presidente della Confin�dustria: «Ci troviamo di fronte a una congiuntura intemazionale negativa ben maggiore di quanto era stata prevista che induce ad accelerare sulle riforme. Oggi pertanto serve un comportamen�to coerente del governo e delle parti sociah» per dare l'opportu�nità al sistema produttivo di correre e crescere con i paesi competitori. L'associazione degli imprendi�tori rivendica di aver manifesta�to da tempo i suoi timori: «Dalla Confindustria afferma D'Ama�to arriva un allantne che è coerente con le indicazioni che abbiamo dato negli ultimi 12 mési. Sin dal documento di pro�grammazione economico-finan�ziaria abbiamo detto con grande chiarezza che quella manovra ci lasciava più che perplessi e che le indicazioni di quadro intemazio�nale ci sembravano ottimisti�che». Nel rapporto con le previsioni della Confindustria si legge che il buco dei conti potrebbe «quasi certamente» costringere l'Italia «a rinegoziare con l'Unione euro�pea il sentiero di rientro del disavanzo» che per il 2001 do�vrebbe essere, secondo il piano di stabilità concordato, pari allo 0,80Zo in rapporto al prodotto intemo lordo, livello attualmen�te giudicato lontano. E l'obietti�vo del pareggio, fissato per il 2003, «potrebbe essere rinviato al 2004 o al 2005. In queste condizioni prosegue il rapporto è difficile vedere spazi per riduzioni fiscali ulteriori rispetto a quelle già decise per l'anno in corso». Tuttavia, osserva D'Ama�to, «se si faranno le riforme necessarie potrà essere evitato il rischio di dover rinegoziare con l'Unione europea il rientro del disavanzo». In ogni caso a questo punto alla Confindustria appare diffici�le individuare spazi per la ridu�zione delle tasse dopo l'alleggeri�mento già deciso l'anno scorso. Il rapporto presentato da Bondi e Galli fa presente che «obiettivi più ambiziosi riguardo alla ridu�zione della pressione fiscale sono possibili ma richiedono ima cesu�ra nettissima rispetto al passato in termini di crescita e di tagli alla spesa corrente». A dire, nel corso del semina�rio, che la finanza pubblica «è stata, resta, la palla al piede della crescita» è il vicedirettore genera�le della Banca d'Italia Pierluigi Ciocca. Crescita che nel 2001 si riduce: «L'Italia perde lo 0,507o del pil». Ciocca evidenzia che «per la prima volta dal dopoguer�ra toma a configurarsi un proble�ma di crescita» provocato da «due ordini di fattori che hanno appesantito l'economia: la finan�za pubblica e la carenza di infra�strutture fisiche e immateriali». In base ai dati comunicati ieri dall'lstat, il pil nei primi tre mesi è sahto dello 0,8^0; la crescita tendenziale annua è quindi del 2,40Zo. In pratica nel 2001 è già acquisito, viene precisato, un aumento pari all'1,8%. Secondo il rapporto della Confindustria nel 2001 il pil crescerà del 2,20Zo contro il 2,5 previsto dal gover�no. Per il 2002 l'associazione degli imprenditori stima il 2,7 e per il 2003 il 2,9. In sostanza le previsioni della Confindustria so�no fra le più pessimistiche. Per l'inflazione è stimato il 2,80Zo quest'anno e una discesa all' 1,8 il prossimo: comunque c'è «la possibilità di ulteriori riduzio�ni legate alla definizione del Dpef di un'inflazione program�mata che orienti le aspettative al ribasso». La disoccupazione poi, secondo la Confindustria, calerà sotto il 100Zo. Quest'anno scende�rà al 9,9 contro il 10,6 del 2000. L'anno prossimo andrà al 9,4 e nel 2003 all'8,7. Per gli industriali il buco è di 22 mila miliardi ma potrebbe arrivare a 30 mila «Dovremo rinegoziare con l'Unione europea i tempi di rientro del disavanzo» A destra il ministro per l'Economia Giulio Tremonti, a sinistra II presidente della Confindustria Antonio D'Amato

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