Sirchia: oggi i rischi sono al minimo di Giacomo Galeazzi

Sirchia: oggi i rischi sono al minimo Sirchia: oggi i rischi sono al minimo «Controlli accuratissimi da almeno dieci anni» intervista Giacomo Galeazzi ROMA INISTRO Sirchia, il tribu�nale di Roma ha ricono�sciuto i diritti di chi si ammalò o mor�per danni da trasfusioni, condannando il dicastero della Sanità a risar�cire 381 pazienti contagiati da sangue infetto. Quali iniziati�ve intende assumere ? «Ho inviato ima lettera alle Regioni per invitarle a velocizzare il più possibile l'evasione delle pratiche di indennizzo e la loro liquidazione. Come è ovvio attendo con ansia le motivazioni della sentenza. Come medico e come ministro, vorrei pun�tualizzare, però, che queste trasfu�sioni sono avvenute negli anni Set�tanta e Ottanta, prima cioè che venissero individuate le modalità di trasmissione di gravi patologie come l'Aids, l'epatite B e C. C'è, comunque, un aspetto fondamentale dal quale non si può prescindere». Quale? «Sono consapevole che i ritardi nei risarcimenti hanno prodotto ulterio�ri drammi e angoscia. Va immediata�mente risolto il problema delicatissi�mo e intricato degli indennizzi per tutti i pazienti sottoposti negli anni Ottanta e Novanta a trasfusioni con sangue infetto». Il periodo incriminato è so�prattutto quello tra il 1983 e il 1991. Perché non avvennero i necessari controlli sul san�gue? «Bisogna considerai^ che a partire dagli anni Ottanta la ricerca scientifi�ca, in questo ambito, ha fatto enormi progressi e quindi è stato possibile introdurre controlli mirati che pri�ma non esistevano. Le verifiche in realtà venivano fatte secondo il Uveilo di conoscenze all'epoca disponibi�li. Alarne procedure diagnostiche, per esempio, erano ancora in fase sperimentale e perciò lasciavano maggiori margini di dubbio e di rischio rispetto ad oggi. C'è ancora motivo di avere paura? «Direi proprio di no. Certo resta la questione legata al «periodo fine�stra», cioè al lasso di tempo in cui chi dona sangue risulta negativo ai test anche se ha già contratto la malattia. Ma questo rischio viene ridotto al minimo grazie al ricorso sempre più massiccio a donatori abituali. Oltre alle verifiche ematiche, ossia quelle effettuate direttamente sulle unità da inserire nel circuito delle trasfu�sioni, a chi dona sangue viene fatto compilare un questionario per sape�re se ha avuto rapporti a rischio nelle settimane precedenti. Cos�i medici possono subito stabilire se esistono anche minime e remote possibilità di contagio». Il tribunale di Roma ha indivi�duato esplicite carenzenei con�trolli dei prodotti a base di sangue somministrati ai pa�zienti. Che cosa non ha funzio�nato al ministero della Sanità? «Per la verità nel periodo incrimina�to gli emoderivati ponevano dei pro�blemi enormi in tutti i paesi del mondo. E ciò perché, non solo in Italia, la materia prima era ottenuta col ricorso a migliaia e migliaia di donatori. Non voglio dire che prima non ci fosse adeguata vigilanza, ma è documentato che da dieci anni a questa parte sono stati introdotti controlli ferrei che all'epoca non erano ritenuti necessari o non era possibile applicare. Adesso le proce�dure adottate contribuiscono a ga�rantire una sicurezza praticamente totale». Nel 1980 il Consiglio d'Europa bollò come altamente rischio�sa l'importazione di emoderi�vati da numerosi paesi del�l'Africa e dell'Asia. Perché l'Italia ignorò quel monito ? «Per alcuni prodotti a base di sangue non c'erano, purtroppo, valide alter�native. La situazione era oggettiva�mente di estrema difficoltà. A un certo punto, per i paesi a rischio furono persino previsti test specifici e procedure di inattivazione partico�lari». Che cosa prova l'indomani del�la sentenza ? «Innanzi tutto voglio chiedere scu�sa a tutti quelli che sono stati danneggiati, spesso in modo irrepa�rabile, da questa terribile vicenda. Vorrei però anche tranquillizzare gli italiani, dal momento che le rigorose procedure di autorizzazio�ne concertate a livello europeo hanno aumentato in modo determi�nante i margini di sicurezza delle trasfusioni. La nostra autentica risorsa, però, sta diventando la diffusione sempre maggiore di una cultura della donazione del san�gue. Non può esserci per noi pro�gresso maggiore in questo settore che il massiccio ricorso a donatori abituali, sottoposti ad affidabili controlli periodici. E' questa la nostra massima garanzia». Il ministro della Sanità «Attendo le motivazioni della sentenza di Roma» «Il più grande aiuto alla sicurezza dei malati? I donatori abituali»

Persone citate: Sirchia

Luoghi citati: Africa, Asia, Italia, Roma