L'ultimo giorno sentendosi Che Guevuru

L'ultimo giorno sentendosi Che Guevuru "■~ PER LA DIGOS IL CASO È CHIUSO: ERA UN BALORDO L'ultimo giorno sentendosi Che Guevuru \'--'-' I testimoni: ha chiesto da mangiare, era nervoso e trasandato personaggio Pierangelo Sapegno , inviato a MODENA Idue macchinisti del treno locale Bologna-Piacenza l'hanno visto spuntare dai cespugli alle 13,30 e mettersi a camminare sui binari, contro il sole, sulla destra della massicciata. Venivano da Modena, direzione Reggio Emilia portando un treno di pendolari. Mario Deia�na era vestito come l'avevano de�scritto domenica i viaggiatori del�l'Eurostar, una felpa con cappuc�cio verde, il suo marsupio e un paio di pantaloni a righe bianche e blu, e poi quell'aria da disperato che gh coprivalo sguardo. Il c'è un pilone con una grossa T e due numeri: «4114-447». Mario camminava ver�so il sole passandoci accanto. I due macchinati hanno azionato la sire�na. Hanno detto: «Non ce la faceva�mo a frenare, è durato tutto un attimo». Deiana quando ha sentito il suonoha voltato la faccia cammi�nando sulle rotaie. Ha messo il sole dietro gli occhi e poi s'è buttato. Ha finito m vivere a neanche un chilo�metro da dove aveva fatto l'attenta�to aU'Eurostar, località Madonni�na, Modena, fabbriche, baracche e orti in fronte a un boschetto, e una straduzza, via Nobili, che taglia i campi di franco alla ferrovia. Ha vissuto qui gh ultimi giorni della sua vita triste e battuta, dove ci sono gh orti assegnati dal Comune agli anziani perché il tempo abbia ancora un senso, e ha vissuto qui dopo essersi nascosto nei capanni di paglia e di legno guardando le ciminiere in fondo alla piana. E' morto sotto un treno e contro un treno, dopo aver tentato di fame saltare un altro tre giorni fa, è morto come un incubo che non esiste più, vagheggiando l'anarchi�co della canzone di Guccini, la bomba proletaria lanciata contro il treno dei signori. Poi s'è fatto taghare il cuore da un treno di pendolari. E' morto solo, come ha vissuto. Sono scesi i pochi passeggeri. E' arrivata la pohzia. Deiana Aveva un marsupio, finito h accanto nella massicciata. Dentro c'erano una ricetta medica, un mazzo di chiavi e «qualche dieci mila lire», hanno detto gh agenti. La mamma, Anna Pellegrino, di 70 anni, che vive in un bungalow fuori da Loano, ha spiegato che «suo figlio soffriva per patologie psichiche» e che era stato in cura per questo. Ha detto: «Ma non pensavo che arrivasse a tan�to». Nella tasca dei pantaloni, Ma�rio aveva invece un biglietto di poche righe indirizzato a Raffaella, la sua fidanzata. C'era scritto: «So�no arrivato in fondo. Scusa per averti ingannata». Era vergato con una penna rotta, il foghe tenuto su una coscia mentre cercava di schiacciarci sopra le sue ultime parole. Doveva averlo scritto ieri, dopo essere stato alle undici e mezza al bar supermercato della zona. L'unico contatto con il mon�do dal giorno dell'attentato. Per il resto, aveva vissuto come un Ro�binson Crusoe nella baracche degli orti bevendo l'acqua per inaffiare i campi e rubando qualche verdura. Al bar aveva sbirciato la notizia su un giornale: la sua fidanzata era indagata perfavoreggiamento. Ave�va chiesto un tè caldo con limone e un panino di prosciutto e fontina. Il padrone ha detto che c'era la mac�china rotta e che ha dovuto aspetta�re un po'. Lui s'è seduto, ha preso la Lamadre:«Soffriva Aveva dei problemi psichici, era anche stato in cura ma non pensavo che arrivasse a tanto» Il fratello: «Non lo vedevamo da anni» L'ultimo pensiero è stato solo per la sua ragazza «Scusami se ti ho ingannata» Mario Deiana Gazzetta dello Sport e l'ha sfogliata seccato. Paola Ferrini, la barista, ricorda che «sembrava un Che Guevara. Era trasandato e nervosissi�mo». Almeno, prima di morire qual�cuno l'ha visto come lui sognava. Siccome il the non arrivava, ha dato un'occhiata pure al Resto del Carlino e ha letto la notizia della fidanzata. Adesso, dopo aver trovato quel biglietto gli inquirenti hanno sigilla�to tutto: «Il caso è chiuso». Quelle quattro righe scagionano «comple�tamente» la ragazza. «E' l'addio di un disperato», dicono gh uomini della polizia. Resta solo la polemica della Digos che accusa i colleghi d'aver troppo in fretta diffuso l'identikit e il nome dell'attentato�re che guarda caso era riuscito pure ad abbandonare sul luogo deU'attentato il suo passaporto sca�duto. Se si fosse agito con più prudenza, forse Deiana sarebbe sta�to preso vivo e avrebbe potuto raccontare qualcosa. Ma che cosa? Il modo in cui s'è nascosto in questi giorni racconta già tutta la sua vita e decifra anche l'attentato aU'Euro�star. L'«anarchico insurrezionahsta» Mario Deiana, espulso persino dal Fai perché ritenuto aggregato a un gruppo di «teppisti», ha passato le ultime 48 ore da solo dormendo nelle baracche degli orti, nascon�dendosi pure ai vecchietti che li curavano, e arraggiandosi con l'ac�qua che serviva ad inaffiare i cam�pi. La polizia è sicura: «Non s'è mosso da lì. Avevamo sotto control�lo tutti i centri sociah, gli amici, i gruppetti deU'ultra sinistra. Non ha contattato nessuno». E' fuggito restando dov'era, senza appoggi e senza niente, in mezzo a questa campagna rotta da una macchia di boschi e cespugh, con le ciminiere all'orizzonte. Dentro alle baracche dove dormiva, ci sono gh attrezzi per curare gh orti, delle vanghe, dei rastrelli, qualche tubo di gomma per l'acqua. Tra le fessure nel legno o gh squarci nel cemento passa il vento e girano i topi. Mario Deiana ha dimostrato sino alla fine di essere quel personaggio che aveva descritto la Digos: «Un balordo, di scarso rihevo». Un disperato, nato in Sardegna, vissuto a Torino, emi�grato a Bologna neU'89. I suoi si sono separati quando lui era bambi no. Sua madre s'è risposata e vive a Loano, in un bungalow. Non lo vede «da un mucchio di tempo», ha detto. Come il fratello e la sorella, tutt'e due impiegati. Mario, il fratel�lo, ha detto: «Non avevo neanche più sue notizie». Gh amici ripetono che «era uno che voleva fare tutto da solo. Sognava di fare il capo, ma non ne era capace». In fondo, era cos�disperata, cos�inutile, la sua vita, che pure la Digos non aveva nemmeno un fascicolo aperto su di lui. Solo due denunce per due ville occupate a Bologna e Casalecchio. Alla fine, non bisogna cercar trop�po lontano. Nel biglietto che aveva scritto a Raffaella, c'è in fondo tutto il senso della sua vita e della sua morte. Il primo che aveva ingannato era stato lui.