In ricognizione sul terreno di Giuseppe Zaccaria

In ricognizione sul terreno SULLE MONTAGNE CHE DIGRADANO DAL KOSOVO VERSO SKOPJE — In ricognizione sul terreno Nei villaggi contesi: che cosa aspetta i nostri militari reportage Giuseppe Zaccaria inviato ad ARACINOVO VISTI da lontano, i villaggi albanesi della Macedonia spiccano sul verde inten�so delle colline come isole bianche annunciate dallo svet�tare di un minareto. Più da vicino, quel bianco rassomi�glia al belletto di certe vecchie signore dell'Est. Alla periferia di Aracinovo il villaggio da cui si continua a sparare a dispetto di ogni tre�gua quel bianco comincia a mostrarsi per com'è, un intona�co grasso che sovrappone ra�gnatele di piccole rughe alle fratture profonde dei muri. Qui la popolazione è al cento per cento albanese, dalla parte alta del paese s'intravvede Skopje, che in linea d'aria non disterà più di cinque chilome�tri. L'aeroporto è ad un tiro di schioppo: da qui, un'arma pe�sante nascosta nei boschi po�trebbe raggiungerlo in qualsia�si momento. Si combatte, ad Aracinovo. Dai blocchi stradali che circon�dano l'area, riservisti dell'Ar�mata macedone forniscono spiegazioni diverse con aria egualmente annoiata. Si è spa�rato fino alle dieci del mattino, dicono al check-point posto a ridosso dell'autostrada. No, gli ultimi colpi sono cessati all'al�ba, spiegano altri soldati. Fra breve, tornando verso Skopje, la radio annuncerà che nel primo pomeriggio si sono sca�tenate altre ondate di fucileria e dai campi di grano comince�ranno a levarsi montagne di fumo. Ha caratteristiche tutte sue, questa strana guerra macedo�ne. Basta uscire di poche deci�ne di metri dall'autostrada o dalle vie più battute, e una situazione in apparenza pacifi�ca si trasforma in scontro aperto. Se la mappa della vio�lenza potesse seguire i colori, l'anello di montagne che dal Kosovo digrada verso la città sarebbe marcato in alto da uno sfondo rosso sangue che stinge man mano che ci si approssi�ma alla pianura, e verso Ovest, superata la capitale, mostra una miriade di piccole mac�chie che segnano il territorio come varicella. E' una guerriglia molto «po�litica», quella albanese, molto professionale. Piccoli gruppi si spostano da un villaggio all'al�tro e continuano martellare quasi a voler dare l'impressio�ne di una presenza più diffusa di quanto in realtà sia. L'eserci�to mantiene posizioni attendiste, il governo sa di avere l'appoggio della Nato e non si avventura in reazioni indiscriminate. I guerriglieri a tratti sembrano sprofondare nel me�desimo torpore, a tratti scate�nano attacchi dimostrativi che paiono puntare a un solo sco�po: quello di dimostrare come Ali Ahmeri, il capo dell'Uck che ha firmato la tregua, non sia unico leader del gruppo. Non a caso proprio ieri sera Nazmi Beqiri, in teoria porta�voce della medesima formazio�ne, ha dichiarato a Pristina che l'Uck non accetterà alcun piano di disarmo. «Il problema in ^Macedonia è completamen�to diverso da quello del Sud della Serbia dice le circo�stanze della lotta e le nostre richieste sono completamente diverse». E' fra questa gente che fra breve il nuovo contin�gente Nato dovrà «interporsi». «Potremmo spazzare via quei cani in due ore ripeteva ieri mattina un ufficiale se non fosse per i civili...». Già, i civili: il vero, grande proble�ma di chiunque dovrà maneg�giare una situazione simile. In Macedonia l'appoggio degli al�banesi verso la guerriglia non sembra essere totale, come avvenne in Kosovo. Dalle car�ceri, dagli ospedali i giovani catturati o feriti come membri dell'Uck speso raccontano di essere stati costretti ad impu�gnare le armi pena l'esecuzio�ne immediata. Le trattative politiche conti�nuano ormai da sei giorni senza fumate bianche. Ieri il presidente Trajkovski ha in�contrato gli ambasciatori di Stati Uniti, Gran Bretagna e Fiancia e subito dopo questi, nell'ambasciata francese, han�no avuto un lungo colloquio coi leader dei partiti albanesi. Uno di essi, il dottor Xhaferri, manifesta un certo ottimismo. Oggi a Bruxelles si riunisce nuovamente il vertice Nato, e gli ambasciatori premono verso gli albanesi per un gesto di buona volontà. La Macedonia è pronta a cancellare il cosid�detto «preambolo» della Costi�tuzione, quello che definisce il Paese come terra dei macedo�ni. Il nuovo assetto dovrebbe ruotare intorno alla definizio�ne di «Stato di cittadini» senza alcuna differenza di ordine etnico o religioso, ma questo non basta ancora agli albane�si. Loro continuano a premere per una mutazione vera e propria, uno Stato con due Camere legislative, un vicepre�sidente albanese, due lingue ufficiali. Per là tarda serata è previ�sta una dichiarazione del presi�dente Trajkovski. Non si esclu�de l'annuncio di un accordo di facciata che però sull'argomen�to-chiave (l'accettazione del disarmo da parte dei guerriglie�ri) resterà alquanto sul vago. E il quadro delle possibili complicazioni della nuova mis�sione non è ancora completo, visto che l'operazione Nato minaccia di provocare malu�mori anche da parte macedo�ne. Tutto dipende da come l'intervento si svolgerà: il mi�nistro della Difesa, Vlado Buckovski, avverte per esem�pio che l'arrivo di contingenti stranieri «potrebbe anche tra�sformarsi in un pericolo per lo Stato». «Noi non abbiamo bisogno di truppe che si interpongano fra le forze armate macedoni e i terroristi dice l'autorevole membro del governo non ci servono soldati che impedisca�no al nostro esercito di fare il suo lavoro. La Nato non deve venire qua per impedire gli scontri ma per disarmare i terroristi. Tutto il resto è com�pito'nostro». In quel «tutto il resto» c'è un universo intero di possibilità. Basta uscire di pochi metri dalle strade più battute e una situazione che pare pacifica si trasforma in scóntro aperto I guerriglieri si spostano a gruppetti da un posto all'altro in modo da dare l'impressione di una presenza maggiore L'Uck sembra diviso I leader si smentiscono a vicenda sul via libera al disarmo II ministro della Difesa avverte «Non ci servono truppe che si interpongano, ma che tolgano le armi ai terroristi» Le fiamme divorano una casa alla periferia di Aracinovo, sette chilometri a Est della capitale Skopje, dopo uno scontro

Persone citate: Beqiri, Nazmi, Trajkovski, Vlado Buckovski, Xhaferri