Primi assalti al governo, oggi la fiducia di Aldo Cazzullo

Primi assalti al governo, oggi la fiducia Primi assalti al governo, oggi la fiducia Berlusconi si lascia sfuggire: «Mi sono preso una bella croce» Aldo Cazzullo ROMA A parte un Andreotti particolarmente sottile di buon mattino che valeva la levata, e il liberi tutti («a titolo perso�nale però») di Contestabile, l'impres�sione è che ci si annoi. Invece no: «Stiamo scrivendo una pa�gina di storia» avverte il senatore Collino di An, «comincia un'impresa che tra decenni sarà ricor�data nei libri di storia» conferma Pedrizzi, «è la prima volta nella storia repubblicana che un pre�mier indica gli obiettivi i tempi e addirittura l'autosanzione» conclude Conte�stabile in gran forma. D premier, Silvio Berlu�sconi, si incatena allo scranno alle 9 per il dibat�tito sulla fiducia, regge fin quasi a mezzogiorno, e solo quando il verde Turroni gli ricorda i rischi dell'«erosione costiera» e della «biodiversità» gua�dagna rapidamente l'usci�ta forse per un'umana debolezza, molto rimproveratagli da Turroni («presidente che fa? Va via?»). Ma no, toma subito, il tempo di paragonarsi al Cristo «Mi sono preso una bella croce» e di ridimensionarsi: «Penso e spero di poter lavorare bene, senza la pretesa di fare miracoli». Poi si risie�de, serio, attento e talvolta galante; come quando pare quasi scusarsi con la dlffiSina Acciarini risentita perché «ieri non si è mai rivolto a noi senatri�ci». Poi annuisce a Del Pennino che, seduto al posto che fu di Spadolini, spiega perché «il mio maestro» che nel '94 si astenne oggi voterebbe la fidu�cia. Ogni tanto slaccia e riallaccia il doppiopetto, apre e chiude la stilografica, e, riferisce un'agenzia, «sorseg�gia una bevanda da una tazza bianca che pone alla sua destra». E prende appunti quando Andreotti (che oggi si asterrà) propone il ritomo al proporzionalismo, gli ricorda il molo dell'Osce come ponte tra Usa ed Europa, lo incita ad attuare la Costituzione laddove prevede la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende e lo invita a «prevenire i rischi del G-8, senza scaricare le responsabilità su Amato». Non un cenno, però, di fronte alle lamentazioni degli ex ministri, Toia, Bassanini e soprattutto Berlinguer che, complice la voce stridula, pare il profeta Geremia nei suoi momenti più cupi: «Ma come si permette di non attuare una legge dello Stato? Di abbattersi sulla scuola come una gela�ta d'aprile che gela le piante in fiore? Avrò agito con ingenuità, con ansia, senza considerare le conseguenze elet�torali (Fini annuisce nda), ma insom�ma lei che vuol finanziare le scuole private ha mai letto l'articolo 33 della Costituzione, che lo vieta? Lei presi�dente si paragona a Napoleone e a Giustiniano, ma ha mai visto un codi�ce in vita sua? Lei è l'uomo della Controriforma!». Sfidati agara di cita�zioni, i senatori del centrodestra si superano, il siciliano Sodano parafra�sa il Gattopardo «tutto deve cambia�re davvero» -, Magnalbò di An parte forte con Mazzini Minghetti Cavour ma si spegne con il suddetto Bassani�ni, Servello rivendica l'orgóglio missi�no «la sua traversata del deserto presidente è durata cinque anni, la mia quarantatre» ed evoca Almirante, Valenzise, Di Crollalanza, Tatarella. Pausa pranzo. Berlusconi è sempre Jì, Pera invece fa ruotare i sostituti compreso Calderoli, il più inflessibile è Fisichella che allo scadere del tempo spegne il microfono agli oratori. Passi�gli protesta molto, ed è davvero un peccato che al senatore con anello nobiliare Moncada sia mancata la voce mentre avvertiva che «i capelli bianchi fanno svaporare le idee, ma io non parlerò con il cervello, bens�con il cuore...». Intimista anche l'esordio di Occhetto: «Oggi per n^e,è p giorno della prima vòlta» (intendeva ^Sena�to); poi però comincia quasi subito a parlare male di D'Alema, indicato nel testo scritto come «utile idiota» (cor�retto al volo in «utile coadiutore»), e alla fine anche di Berlusconi e del suo progetto di «presidenzialismo suda�mericano». «Io non sono l'uomo dei grandi teoremi politici» esordisce il leghista Monti ({(non ne dubitavamo» chiosa un collega maligno), «ma quando tor�nerò dai meravigliosi popoli paidani, sul pra�to di Pontida, dovrò avere le bisacce cari�che di problemi risolti. Domenica l'ho giura�to». Al confronto l'ex lottatore continuo Fio�rello Cortiana (in jeans) pareva avere la finezza dell'indimenticabile D'Urso; il cui vero ere�de, avvocato Consolo in Romanov, si esibiva in una fine disquisizio�ne attomo al «novella�to articolo 111» della Carta fondamentale. Sulla necessità delle ri�forme insiste Mancino, che rimprovera a Berlu�sconi «un governo ple�torico», (d'incognita del�la Lega» e la tentazione di una «demo�crazia plebiscitaria». Il premier pare preoccupato, resta male quando D'Amico gli legge la lettera con cui Quintino Sella invitò il fratello a ven�dere tutto per non creargli imbarazzi, il senatore Lauro gli riporta il sorriso congratulandosi «per l'ottimo esordio con Bush» e accusando la sinistra di aver organizzato il G-8 allo scopo di «aizzare gigantesche ondate diprotesta», Anna Donati riattacca con il conflitto di interessi ma sta parlando di Lunardi, si va avanti fimo alle 10 di sera, fanno sessanta interventi da ascoltare, stamattina gli tocca replica�re alle 9 e 30, si è preso davvero una bella croce. Andreotti annuncia l'astensione e rilancia il proporzionale Berlinguer attacca «Lei ha mai visto un codice in vita sua?» Silvio Berlusconi durante il dibattito sulla fiducia, il senatore a vita Giulio Andreotti e Luigi Berlinguer

Luoghi citati: Europa, Pontida, Roma, Usa